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DIFESA

Immigrazione, è ridicolo chiedere aiuto alla Nato

Il governo Renzi, dopo aver chiesto aiuto all'Ue, ora si appella alla Nato per la gestione dell'immigrazione nel Mediterraneo. Ma la Nato è una struttura militare e l'immigrazione non è un'invasione. E l'unica forza armata che sta portando i clandestini sulle nostre coste è... la nostra Marina.

Politica 11_09_2014
Immigrati ospiti di una nave militare

Dopo aver invocato  l’aiuto dell’Unione Europea il governo Renzi pretende che sia addirittura la NATO a dargli una mano a gestire l’emergenza immigrati clandestini, che, dall’inizio dell’anno, sono sbarcati in oltre 120mila sulle coste italiane e continuano ad affluire al ritmo di oltre mille al giorno.

La proposta di coinvolgere l’Alleanza Atlantica nell’operazione Mare Nostrum è stata formulata dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che in un’intervista al Messaggero ha sostenuto l’allargamento dell’operazione navale anti terrorismo effettuata nel Mediterraneo Orientale 'Active Endeavour' che potrebbe essere «rinnovata e ampliata in modo che il pattugliamento sia svolto sempre di più sia dalla Ue, sia dalla Nato». Il ministro ha precisato che ne farà richiesta agli Alleati «nei prossimi giorni» aggiungendo che  «Frontex non basta, rinnovando il mandato di Active Endeavour si può allargarne la partecipazione navale».

Comprensibile la voglia del ministro e del governo di scaricare su organismi multinazionali la gestione, la responsabilità e i costi dell’emergenza immigrati clandestini dalla Libia ma l’idea di poter sommare missioni così diverse nazionali, Ue e Nato mischiando l’accoglienza ai clandestini al contrasto agli scafisti e all’antiterrorismo è illusorio oltre che puerile.

Innanzitutto la NATO è un organismo militare che si mobilita per difendere gli Stati membri da aggressioni esterne mentre “l’invasione” di immigrati in atto in Italia non solo non è militare, ma è favorita da Roma e dalle forze armate italiane. Non si era mai visto nella storia un così prolungato e articolato impiego di forze militari per consentire di violare impunemente i confini nazionali a chiunque, non perché bisognoso, ma solo perché ha pagato il “pizzo” alle mafie islamiche che gestiscono questi traffici di esseri umani.

Anche ipotizzando che Roma punti a evidenziare il rischio di infiltrazioni terroristiche tra gli immigrati o gli stretti rapporto tra trafficanti e milizie islamiste la richiesta di aiuto alla NATO ci farà sprofondare ulteriormente nel ridicolo.

L’operazione “Active Endeavour” è stata istituita subito dopo gli attentati dell’11 settembre per contrastare e prevenire con pattugliamenti aerei, navali e intelligence movimenti di terroristi, traffici di armi illeciti e di armi di distruzione di massa. La Pinotti vorrebbe  deviare la missione per controllare l’identità delle migliaia di clandestini africani e asiatici che ogni settimana facciamo entrare in Italia senza neppure schedarli e prendere loro le impronte digitali? Per queste cose ogni Paese utilizza le sue forze di polizia, non chiama certo la NATO.

Il dilettantismo con cui il governo Renzi affronta il tema della sicurezza è imbarazzante, anche rispetto alla pochezza espressa dai governi precedenti.  Fu il predecessore della Pinotti, Mario Mauro, a dichiarare che i proventi del traffico di esseri umani dalla Libia arricchiscono i terroristi islamici, ma da allora Roma non ha fatto altro che continuare ad alimentare questo finanziamento favorendo l’aumento dei flussi con l'impiego della Marina Militare.

Il ministro degli Interni Angelino Alfano rinnova in Parlamento la minaccia affermando che lo Stato Islamico intende colpire l’Italia salvo poi ammettere che non esistono indizi specifici. Il tentativo raffazzonato di mischiare terrorismo con immigrazione clandestina ben manifesta l’imbarazzo di un governo che, sull’onda buonista dei morti in mare, ha iniziato a svuotare l’Africa dai suoi abitanti e oggi non sa più che pesci prendere per fermare un'invasione che tutti sanno essere mossa al 90% da ragioni economiche e non certo da guerre.

Chiudere Mare Nostrum farà convergere nuovamente i barconi su Lampedusa, ma l’impatto finanziario e sociale dell’accoglienza di un numero così ampio di persone non è sostenibile, specie con un governo che taglia i servizi e i redditi agli italiani mentre mantiene stranieri di cui non conosce neppure l’identità.

Anche le pressioni italiane sull’Unione Europea hanno portato a ben poco. Frontex Plus porterà in Sicilia tre motovedette, altrettanti elicotteri e 2 aerei da pattugliamento marittimo europeo. Una forza limitata che opererà a non più di 30 miglia dalla costa italiana, ben più arretrata rispetto alle navi militari  dell’operazione Mare Nostrum.

Ma soprattutto, la piccola componente europea scaricherà nei porti italiani i clandestini che dovesse soccorrere in mare senza risolvere o alleviare nessun problema. Sempre ammesso che la missione Ue, chiamata Triton, decolli davvero a novembre. Dipenderà infatti da due condizioni: «la disponibilità dei fondi che saranno trasferiti dalla Commissione Ue e la disponibilità degli Stati membri a partecipare» ha ricordato all’europarlamento Jil Arias, direttore esecutivo di Frontex aggiungendo che «la nuova operazione non sostituirà Mare Nostrum» poiché questo «non è consentito né dal mandato né dalla disponibilità delle risorse». Tanto per intenderci Triton costerà circa 3 milioni al mese, meno di un terzo di Mare Nostrum.

L’immigrazione di massa resterà quindi un problema esclusivamente italiano. Solo l’impiego della forza navale italiana per respingere i clandestini accompagnandoli sulla costa libica potrebbe scoraggiare e poi ridurre fino a farlo scomparire l’esodo poiché nessuno pagherebbe più il biglietto alle mafie arabe per ritrovarsi sul lato sud del Mediterraneo.

Solo questa iniziativa costringerebbe inoltre la comunità internazionale a mobilitarsi per soccorrere i migranti sulle coste libiche e  rimpatriarli. Ciò nonostante è improbabile che il governo Renzi abbia la volontà di assumere una simile decisione. Anche perché l’emergenza immigrati è un buon affare per chi offre assistenza, vitto e alloggio che ha già portato i governi Letta e Renzi a stanziare oltre 320 milioni, in buona parte utilizzati per finanziare cooperative ed enti assistenziali tradizionalmente molto vicini agli attuali ambienti governativi.