Immigrati e violenze sessuali, un problema serio
Dai fatti in Piazza Duomo in poi, le cronache raccontano con cadenza quasi giornaliera episodi di violenze sessuali con protagonisti immigrati. Secondo i dati del Viminale, il 39% delle violenze è compiuto dalla popolazione straniera, attualmente pari all’8,7%. Una situazione grave, che accomuna l’Italia ad altri Paesi europei.
È dalla notte di capodanno 2022 che la cronaca italiana racconta, quasi quotidianamente, episodi di violenze sessuali in cui i carnefici protagonisti sono immigrati o cittadini di origine straniera. La notte del capodanno milanese ha riportato alla memoria esattamente quello che accadde a Colonia nel 2016, solo in dimensioni un tantino più ridotte: giovani italiani di origine araba tentano uno stupro di gruppo a Piazza Duomo. Maghrebini di seconda generazione, ipoteticamente già integrati, trasformano per qualche ora il centro della capitale del Nord Italia in una banlieue parigina.
Uno dei primi racconti lo aveva fatto un uomo in divisa che la notte di San Silvestro l’aveva passata vestito in tenuta antisommossa a sedare le violenze di Piazza Duomo. “Da mezzanotte alle 4.30 eravamo tutti bardati con caschi e scudi ad allontanare le persone che erano lì assembrate”. Il bollettino è drammatico: rapine a non finire, risse, persone che insultano i passanti solo per uno sguardo di troppo, molestie. “L’inferno a Milano lo hanno messo in scena decine e decine di immigrati”. Cronaca di una notte di follia, che, però, non ha conquistato i media. Proprio come fu per Colonia, anche in Italia sono stati i social a denunciare le violenze sessuali di gruppo: senza, probabilmente, la cronaca non si sarebbe mai occupata dei fatti di Milano. “La notte di Capodanno ha generato un bollettino di guerra che non ha bisogno di commenti. Trenta giovani che aggrediscono sessualmente una ragazza, un diciottenne accoltellato al collo sempre in via Mazzini, altri due ragazzi colpiti a bottigliate e altri feriti meno gravi per risse”, avrebbe raccontato, poi, Riccardo De Corato, assessore regionale alla Sicurezza.
Da allora, in Italia sembra essere esplosa un’epidemia di violenze sessuali. Tra i casi più eclatanti ricordiamo il minorenne rapinato e abusato sessualmente in strada, nella periferia di Roma, il 20 marzo. La polizia ha arrestato due cittadini tunisini di 17 e 18 anni ritenuti responsabili dei reati. E poi, il 26 marzo, sabato pomeriggio, a Milano, Corso Buenos Aires, una delle arterie più affollate della città, diventa teatro delle due violenze che un cittadino del Mali, immigrato irregolare e con numerosi precedenti, commette contro due donne che passeggiano. Due giorni prima, una ventiseienne viene palpeggiata al Parco Sempione da un uomo che l’aveva avvicinata con la scusa di venderle una rosa. La notte stessa, due uomini molestano una ragazza e malmenano l’amico intervenuto in suo aiuto. Il 26 marzo, un immigrato clandestino tenta di stuprare una donna in pieno giorno, a Napoli. Ma viene bloccato dai passanti, inseguito e fatto arrestare. Il 30 marzo, ancora a Napoli, una ragazzina di 15 anni, mentre torna da scuola, nei pressi della stazione centrale, viene molestata violentemente prima di riuscire a divincolarsi. Grazie ancora ai passanti, l’aggressore viene arrestato di lì a breve: è un extracomunitario di origini pachistane. Tutto quello che raccontavamo come uno degli effetti collaterali dell’immigrazione incontrollata nel resto d’Europa, sembra essere realtà in Italia.
I dati pubblicati dall’Istat sulle violenze contro le donne per il 2019 raccontavano che, a fronte di una popolazione di stranieri residenti in Italia pari a 5.306.548, quindi l’8,8 per cento della popolazione totale, dei quali 4.368.427 stranieri con un’età superiore a 14 anni, ben il 41,7% di tutte le violenze sessuali era stata commessa da stranieri. Nel 2019, la propensione alla violenza sessuale degli stranieri è stata 7,7 volte maggiore di quella degli italiani, in una tendenza stabile dal 2014.
Nel 2018, erano cittadini stranieri il 39,5% degli autori di violenza sessuale a processo nel 2018, il 34,9% degli autori di violenza sessuale aggravata, e ben il 44,7% degli autori di violenza sessuale di gruppo. I dati del Viminale, ad ottobre 2021, gli ultimi a disposizione sull’argomento, raccontano ancora che un reato su tre, in Italia, è commesso da un immigrato. E che il 39% delle violenze sessuali è compiuto dalla popolazione straniera, attualmente pari all’8,7%.
Dovremo aspettarci anche in Italia che il Ministero della Salute produca un manuale surreale fatto apposta per gli immigrati come lo “Zanzu, my body in words and images”? Lanciato per la prima volta nel 2016, in collaborazione con il governo del Belgio, a Berlino è ancora attivo e ha lo scopo di “dare consigli sul sesso e la sessualità ai migranti che non hanno ancora vissuto in Germania per molto tempo”, come recita il video introduttivo. Una pagina divisa in sezioni, corredata da espliciti disegni che mostrano, tra le altre cose, le indispensabili nozioni sull’omosessualità, la bisessualità e il transgenderismo in Europa. Sono dodici le lingue, così da renderlo facilmente fruibile a quanti arrivano dai Paesi extraeuropei. E c’è proprio tutto quello che è ‘indispensabile’ sapere sull’argomento. A cominciare dalla sezione “relazione e sentimenti”. Nella quale troviamo un’illuminante spiegazione sul concetto europeo di onore, che non ha nulla a che fare, attenzione, con il delitto d’onore: “Onore significa essere apprezzati da sé stessi e dalla società. La violenza fondata sull’onore è proibita dalla società europea”.
Alla sezione “diritti e leggi”, viene spiegato perché non bisogna praticare violenze sessuali sulle donne. “Violenza sessuale è quando qualcuno ti minaccia, usando violenza contro di te o approfitta della tua posizione di debolezza per fare sesso con te. Questo è un crimine. Alcune forme di questa violenza sono la coercizione sessuale, l’abuso sessuale e lo stupro. Le persone che commettono violenza sessuale possono essere severamente punite”, si legge. Ma non solo la Germania ha provato ad interagire con le usanze degli immigrati di origine araba. Più o meno negli stessi anni in Austria, nei centri di accoglienza, si distribuiva “La mia vita in Austria”. Un depliant in cui, per farla breve, si racconta che il bacio omosessuale è “ok”, mentre picchiare una donna, no, non si fa. In Norvegia, invece, depliant simili sono diventati i manuali dei “corsi di comprensione culturale” a cui vengono invitati gli immigrati.
Se, come sembra, l’Italia inizia ad avere lo stesso genere di problemi che il resto d’Europa affronta da almeno sette anni, toccherà anche a noi, adesso, produrre un manuale per difenderci dalle violenze sessuali?