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L'ANALISI/2

Il voto in Emilia aiuta la strategia del PD

La netta affermazione di Bonaccini in Emilia-Romagna salva il governo e lo rafforza. Ma soprattutto aiuta la strategia di Zingaretti, che intende unificare diversi pezzi della sinistra compresi i 5Stelle, o una parte di essi.

Politica 28_01_2020
Il leader del PD Zingaretti

Non è stata una vittoria sul filo di lana, quella di Bonaccini. Sette punti di vantaggio non sono pochi, specie perché tutti si aspettavano un testa a testa che in realtà non c’è mai stato. Ci sarà da ragionare molto sulle strategie seguite dai due schieramenti, ci sarà da chiedersi se la presenza ossessiva di Salvini (che in realtà si è speso senza risparmiarsi, onore a lui) non abbia finito per provocare il risveglio degli elettori dubbiosi del PD che, al contrario delle precedenti regionali, si sono riversati in massa ai seggi, rovesciando le previsioni.

Ma ora la domanda che si impone è un’altra: scongiurato l’assedio delle destre al governo perché si dimetta, che farà questo governo, che farà soprattutto il PD che è riuscito a evitare la débacle e che del governo è diventato ancor più il sostegno principale?

La prima risposta è quella che vi abbiamo sempre pronosticato in queste settimane: il governo resta in piedi, ed è più forte di prima perché una possibile sconfitta si è rivelata invece una sicura vittoria. Ed è molto probabile che la prospettiva sia quella non solo di restare in piedi ma di portare a termine la legislatura fino al 2023.

Le incognite riguardano invece i rapporti tra i partiti  e i rapporti di forza dentro il governo.
La crisi clamorosa dei 5Stelle, non solo politica ma anche numerica come dimostrano i risultati di ieri (3% in Emilia-Romagna, 7% in Calabria), fanno del PD il pilastro nettamente fondamentale del governo. Il gruppo dirigente del PD userà questo risultato innanzitutto per portare avanti quel processo di assorbimento-unificazione coi 5Stelle messo a punto nel seminario di due settimane fa.
È il disegno strategico che punta a costruire una nuova sinistra col e attorno al PD, riassorbendo anche la scissione dalemiana di due anni fa, ma soprattutto incorporando la componente sinistrorsa dei 5Stelle che appare nettamente maggioritaria rispetto a quella filo-destra. Il progetto ha anche l’appoggio di Grillo e Casaleggio e dunque ha buone probabilità di successo.

L’incognita che ancora permane è se il processo di omologazione tra PD e 5Stelle avverrà convertendo il Movimento al ‘riformismo’ piddino o con ampie concessioni all’ideologia e alle impuntature che conosciamo dei 5Stelle. Lo scopriremo tra poco, le scelte sulla  prescrizione e sulla giustizia e quella sulle concessioni autostradali sono ormai in scadenza, e lì si vedrà se il PD impone la sua visione o subisce quella del Movimento.

Un altro interrogativo ruota attorno alla figura di Conte. Se in Emilia il PD avesse perso, tutte le forze di governo si sarebbero strette attorno a lui nel tentativo di salvare il salvabile. Oggi la situazione non è questa. Ovviamente  non c’è da ipotizzare tentativi immediati di rovesciare il Presidente del Consiglio. Ma altrettanto sicuramente è lecito pensare che questo governo può andare avanti anche con un altro Presidente del Consiglio. Finora lo ha più volte detto il solo Matteo Renzi, da oggi è lecito pensare che anche qualcuno del PD comincerà a sussurrarlo. E perché non potrebbe esssere proprio Zingaretti a sostituire Conte nella fase più delicata della legislatura, quando si dovrà eleggere il nuovo Presidente della Repubblica e si dovranno preparare le elezioni politiche?

Infine, Italia viva. È molto probabile, per non dire sicuro, che a brevissimo assisteremo a un ritorno in grande stile delle polemiche contro il governo e le altre forze di maggioranza. D’altra parte, con la legge proporzionale che ormai appare certa, o Renzi riesce a smuoversi dal 3/4% cui pare inchiodato, o la sua fine è segnata.

Domandina finale: ma tutti questi cambiamenti di cui stiamo parlando, è possibile che prendano le mosse dal risultato che si è avuto in una sola delle 21 regioni italiane, e neanche la più grande? Risposta: certo che sì, se si è dato a quel risultato il valore di un referendum.