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COMMISSIONE UE

Il "Vietnam" delle audizioni dei commissari europei

Le audizioni dei nuovi commissari sono un "vietnam", uno scontro continuo. La Von der Leyen è sempre più in difficoltà, i leader politici tradizionali escono dalle ultime due settimane parlamentari con le ossa rotte. Senza un cambio radicale di strategia, tutti dovranno ammettere che non i ‘populisti’ ma i ‘visionari’ sono i distruttori dell’Europa.

Politica 11_10_2019
Il Parlamento europeo

Del pericolo di turbolenze, dopo candidature e portafogli dei commissari europei e di vicende giudiziarie che avevano colpito alcuni di loro, avevamo trattato lo scorso 20 settembre.

La Commissione giuridica del Parlamento UE aveva bocciato, nei giorni precedenti l’inizio delle audizioni del 30 settembre, solo i candidati di Ungheria, PPE all’Allargamento e della Romania, SOC, ai Trasporti, entrambi nemmeno indagati nei propri paesi di origine. Diversamente si era dato l’assenso alle candidature di altre personalità che erano sotto indagine con gravi accuse o sospettati di palesi ‘conflitti di interesse’ (Reynder, Liberale, alla Giustizia; Goulard, Liberale ad Industria e Difesa; Borrell, Socialista, agli Esteri).

A che punto siamo, dopo le audizioni in Parlamento? Tutti i segnali che emergono in queste ultime due settimane di audizioni, dimostrano quanto fosse fragile l’accordo dei visionari, stabilito a ‘tavolino’ da Liberali, Socialisti e Popolari. Nessuno dei tre partiti è realmente soddisfatto dell’intesa raggiunta durante l’estate e che ha portato alla nomina della Von der Leyen ed il malessere è esploso con lancio di granate e colpi di sciabola nel corso delle audizioni dei giorni scorsi. La Presidente della Commissione dovrà attendere ancora qualche giorno per  il nome del nuovo candidato della Romania, che ieri dopo la mozione di sfiducia in Parlamento contro il Governo Socialista, è in attesa di un nuovo esecutivo che indichi il proprio candidato europeo. L’Ungheria ha già fornito il proprio candidato, il diplomatico Varhlej, ma tutto timane in ‘stand-by’ e non solo per i ritardi romeni.

Ieri mattina, dopo l’insoddisfazione generale per le due audizioni in Parlamento, a cui era stata costretta, la ben nota candidata di Macron Sylvie Goulard, caldeggiata grazie ad amicizie con Prodi, Monti e l’ex leader liberale Guy Verhofstadt, è stata bocciata dalle Commissioni riunite con 82 voti contrari contro solo 29 favorevoli. Una disfatta totale per Macron, uno schiaffone agli europeisti i ‘doppio petto’ che puntavano sulla candidata francese.

La Goulard, sia ben chiaro, si è dimostrata sufficientemente competente nel merito del proprio possibile incarico, ma non hanno per nulla soddisfatto le sue risposte circa i conflitti di interesse, le vicende giudiziarie, le consulenze prestate (10.000 euro/mese per anni) ad un ‘think-tank’ americano nel periodo in cui era parlamentare europea. (si vedano risposte da pp.41 a 48) . Ieri mattina alla sua seconda e decisiva audizione, dopo una prima audizione andata male del 2 ottobre e un ulteriore richiesta di risposte scritte, non è riuscita a dare spiegazioni chiare, né accettato di dimettersi ma solo rimandato una qualunque decisione ‘politica’ alla Presidente Von der Leyen. Una gran parte dei Popolari, Conservatori, Verdi, Identitari e Socialisti non solo hanno mostrato segni di disappunto in aula, ma hanno votato largamente contro di lei. Non è stato solo un voto contro Macron e la sua superbia, per capire la situazione si deve aggiungere che da ieri i gruppi Popolari e Socialisti, dopo la bocciatura del candidato di Ungheria (PPE) e Romania (SOC), hanno pareggiato i conti. Ad ogni Gruppo politico maggiore ora manca, sulla carta, un proprio candidato, tutti avranno interesse a trovare un nuovo accordo politico, dopo appena un mese da quello concordato dagli stessi tre partiti, ciò dimostra ancora una volta la diffidenza reciproca e la debolezza politica di una ‘alleanza visionaria’ costruita ‘ad escludendum’ di conservatori ed identitari.

L’alleanza sarà ancor più duramente messa alla prova se, come probabile, il nuovo governo della Romania dovesse indicare un candidato Popolare e non più un Socialista. Oltre a tutto ciò, dopo le audizioni straordinarie dei nuovi tre commissari di Ungheria, Romania e Francia, tra il 15 e il 17 Ottobre la Conferenza dei Presidenti di Commissione e poi quella dei Capigruppo decideranno le finali valutazioni sulla lista di tutti i candidati, in vista del voto finale sull’intera Commissione che si terrà il giorno 23. Le vendette e le partigianerie politiche e nazionali non sono finite, sempre nella drammatica giornata di ieri 10 ottobre, la vecchia e ancora in carica Commissione Junker, su proposta del mitico Timmermans, ha deciso di portare davanti alla Corte Europea la Polonia, per violazione delle regole di indipendenza dei giudici. Tutto ciò a tre giorni dalle elezioni politiche polacche, potete solo immaginare lo spirito che anima e animerà l’intera compagine dei Conservatori nelle prossime settimane.

‘Grigliati’ altri canidati-commissari, ma tutti hanno superato lo scoglio parlamentare. Il candidato polacco alla Agricoltura che pur non convincendo dopo la prima audizione (1 Ottobre), ha ottenuto giudizio positivo l’8 ottobre, dopo una seconda audizione. Brutta aria si è respirato anche nei corridoi della audizione del Commissario alle Relazioni Esterne, lo spagnolo Joseph Borrell. Ottenuto il via libera dalla Commissione l’8 ottobre, rimangono i timori di una bocciatura sia per le indagini che l’hanno colpito in passato e sia per possibili conflitti di interessi futuri, sia per alcune risposte evasive in politica estera. I pericoli che avevamo segnalato sono stati più che confermati nella audizioni delle due commissarie Stella Kyriakedys (Salute), il 1 Ottobre,  e Helena Dalli (Uguaglianza) il 2 Ottobre. Toccheremo con mano nei prossimi anni il loro furibondo impegno per i ‘diritti e la salute riproduttiva’, ‘lotta la patriarcato’, promozione LGBTI, diritti intersex e trans gender, educazione anche per i bimbi alla diversità…tutto il peggio ma, sono state furbe nell’affermare che l’aborto è materia di competenza nazionale. Pericolose e scaltre, peggio non ci poteva capitare. Bene per competenza e coraggio sia la Vice Presidente croata Suica alla Demografia e Democrazia sia il commissario greco Schinas che proteggerà il modello di vita europeo. Entrambi molto capaci e scaltri nel non cadere nelle trappole che Sinistra, Verdi e Liberali avevano preparato per azzopparli durante le loro audizioni del 3 Ottobre scorso. Sorprendente la prestazione del candidato commissario alla Giustizia e Stato di Diritto, il belga e Liberale Reyenders, che è stato molto bravo a divincolarsi subito dalle indagini e polemiche giudiziarie, richiamando a tutti i parlamentari la civiltà giuridica europea e il principio della innocenza sino a prova contraria e condanna definitiva. Tagliata la testa alle serpi giustizialiste, ha preso le distanze dalle lobbies LGBTI, affermando chiaramente di voler applicare il principio di non discriminazione ‘non solo alle persone LGBTI ma a tantissime altre persone e comunità’ che per altre ragioni sono discriminate (per motivi religiosi, di disabilità, etniche, comunitari etc.). Ottima sorpresa, il tempo ne dimostrerà la veridicità. Una parola su Timmermans, declassato da guardiano di diritti, giustizia e democrazia al ‘futuro verde europeo’ . Audizione brillante, prudente ma generica. Un approccio apprezzato dal blocco SOC-LIB-PPE ma che non ha convinto per ragioni opposte Verdi, Conservatori, Identitari e Sinistra.

Dalle turbolenze siamo passati al ‘vietnam’, non è ancora lo scontro finale di tutti contro tutti ma poco ci manca. I ‘fini’ politici europeisti che si erano arroccati intorno al ‘potere’ invocando la difesa delle istituzioni, si stanno dimostrando grossolani attaccabrighe. Una cosa è certa, la maionese preparata nel giugno scorso dai ‘visionari’ è impazzita e sino al voto finale dell’Aula di Strasburgo del 23 ottobre, gli scontri non cesseranno e nuovi colpi di scena non sono esclusi. Lo avevamo detto allora, lo ripetiamo oggi, la via dell’europeismo elitario e visionario porta allo sfacelo, queste settimane ci hanno confermato i nostri peggiori timori. La Von der Leyen è sempre più in difficoltà, i leader politici tradizionali escono dalle ultime due settimane parlamentari con le ossa rotte. Senza un cambio radicale di strategia, tutti dovranno ammettere che non i ‘populisti’ ma i ‘visionari’ sono i distruttori dell’Europa.