Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
SCANDALO IN GERMANIA

Il vice della Merkel affida a Erdogan l'istruzione islamica

Armin Laschet, possibile successore di Angela Merkel, ha deciso di affidare all'associazione turco-tedesca Ditib la redazione dei testi scolastici e la direzione delle ore di religione islamica nelle scuole. Ditib è un'associazione governativa turca a tutti gli effetti. Si affideranno a Erdogan le nuove generazioni dei musulmani tedeschi?

Libertà religiosa 07_06_2021 English
Armin Laschet

Armin Laschet, meglio noto come “Armin il turco”, è il favorito a prendere lo scranno che la Merkel lascerà il 22 settembre, quando la Germania tornerà al voto. 

Da qualche giorno il suo nome riempie le prime pagine dei quotidiani nazionali. La sua recente decisione di affidare alla Ditib, l’associazione islamica turca, la redazione dei libri di testo scolastici e la direzione delle ore di religione islamica nel Paese ha creato non poco disordine. Solo pochi giorni fa vi raccontavamo della decisione di un’ala del Parlamento tedesco di fermare, politicamente, l’avanzata islamica nel Paese, Laschet, governatore della Renania Settentrionale-Vestfalia (Nrw) sta decidendo di affidare ad Erdoğan l’educazione dei giovanissimi tedeschi.  

Qualcosa che ha fatto trasalire persino la sinistra. Alla Bild, Christoph Ploss, leader regionale della CDU ad Amburgo ha dichiarato, “lo dico chiaramente: nessuna collaborazione con Ditib”. Carsten Linnemann, vicepresidente del CDU ha invece dichiarato, «dovremmo garantire che il contenuto di queste lezioni sia basato sui principi dello Stato tedesco. L'autocrate Erdoğan sta guidando la Turchia sempre più in una direzione nazionalista islamista e antisemita. Finché non si va in questa direzione, la collaborazione con Ditib dovrebbe essere sospesa».

Siamo nel Land tedesco più popoloso e nel quale vive anche la più numerosa comunità musulmana: circa 3,5 milioni di musulmani tedeschi, in larga parte discendenti di immigrati turchi e arabi. Comunità da cui è più che amato e che ha sempre coccolato. A gennaio fu Erdoğan in persona a congratularsi con lui dopo essersi aggiudicato la guida del CDU. Telefonata nella quale si sono promessi di coltivare ancora quel legame di amicizia sulla base del quale stanno facendo tanto per i turchi nel, e fuori dal Paese. 

Il 59enne è noto per essere un seguace della linea Merkel, in tante occasioni, ma recentemente, l’ha superata nell’ambizioni multiculturaliste. Nate quando tra il 2005 e il 2010 è stato ministro dell’integrazione della Renania Settentrionale-Vestfalia. Anni in cui è diventato punto di riferimento per la comunità turca. Ma la delega alla Ditib per l’insegnamento nelle scuole tedesche era davvero oltre l’immaginazione persino di alcuni suoi colleghi. La Ditib è una delle più grandi associazioni islamiche in Europa. Gestisce e forma gli imam delle 900 moschee tedesche che dipendono direttamente da Erdoğan e i cui imam sono considerati funzionari statali per la Turchia. Negli ultimi anni, specie dopo il fallito golpe del 2016, ad essa è stata affidata anche un’opera di spionaggio per conto dello Stato turco. Era il 2017 quando la magistratura aprì l’inchiesta contro l’associazione che dava la caccia hai nemici politici dell’aspirante sultano, ma non riuscirono a trovare troppe prove.

“Armin il turco” sta cercando di smarcarsi dalle accuse dei detrattori sostenendo che la nuova commissione che ha incaricato non avrà voce in capitolo nelle classi obbligatorie, ma solo in quelle dove le lezioni di studi islamici sono facoltative. Dovrebbe essere una discriminante? La Renania Settentrionale-Vestfalia è uno dei nove dei 16 stati tedeschi che consente agli alunni di seguire i corsi opzionali, che non si limitano ad una banale ora di religione islamica, ma sono veri e propri corsi anche di storia dell’islam, di dottrina e che hanno come obiettivo quello di educare i musulmani ad inserirsi nella vita di uno Stato che non gode ancora dei principi della shari’a, la legge sacra islamica. 

La Ditib è stata fondata ad Ankara nel 1984 come filiale del Dipartimento turco per gli affari religiosi, il Diyanet. Istituito nel 1924, dopo l'abolizione del califfato ottomano, da parte dell'allora governo kemalista come continuazione dello Sheikh ul-Islam (l'autorità preposta alle questioni religiose dei musulmani nell'Impero Ottomano), l'obiettivo del Diyanet è mantenere l’islam sotto il controllo dello Stato e mantenere il popolo sotto il controllo dello Stato mediante la religione. Sin dalla creazione del Dipartimento per gli affari religiosi, le moschee sono state costruite dallo Stato; i mufti, i muezzin e gli imam sono stati assunti dallo Stato - che si è curato e si cura della loro formazione - e i loro stipendi pagati con le tasse di tutti i cittadini, a prescindere dal loro credo. Inoltre, i sermoni del venerdì pronunciati dagli imam in tutte le moschee di Turchia e in tutti gli stati europei dove si è insediato, sono scritti dal Diyanet.

Affidare la redazione dei libri di testo dei bambini tedeschi alla Ditib non vuol dire altro, allora, che affidare le nuove generazioni ad Erdoğan. Da non trascurare, inoltre, che il Diyanet non risponde soltanto al governo, ma anche all’Organizzazione di intelligence nazionale (MIT, Millî İstihbarat Teşkilatı), alla quale inoltra informazioni sulla presenza all’estero di oppositori politici. Il che vuol dire che  può essere ritenuto un ente a metà tra l’instrumentum regni e il servizio segreto. Il Diyanet – che dispone di un bilancio illimitato e circa 150 mila impiegati a vario titolo, ha una grossa sfera di influenza: è un'istituzione più grande di molti ministeri. E sotto l'attuale governo islamista turco, i suoi poteri continuano ad aumentare a dismisura. Oggi, le autorità governative turche possono stabilire, grazie alla forza del Diyanet, dove verranno costruite le nuove moschee, quale sarà la loro architettura e che dimensioni avranno. Il Diyanet detesta Israele. Il suo presidente Erbas l’ha soprannominato uno “Stato terrorista” e guarda a Gerusalemme come una “città islamica”.  È il dipartimento che più controlla i gruppi di persecuzione ai danni di cristiani, ebrei, yazidi. In Europa ha messo radici in Francia, Belgio, Danimarca, Paesi Bassi, Balcani e Germania, dove gode della base più potente. 

La proposta di Laschet arriva in sinergia con il suo ministro dell’Istruzione. La Gebauer ha appena annunciato il rilancio dell’ora di religione islamica nelle scuole. Nel 2012, quando per la prima volta il Paese iniziò ad accontentare le istanze della comunità islamica erano in 1800 gli alunni che s’iscrissero al corso. Nel 2019, sono balzati a 22mila. E sono i dati afferenti solo alla Renania Settentrionale-Vestfalia. Da domani, potrebbero non essere più i laici scelti dallo Stato e preparati in storia d’islam a tenere il corso, ma saranno imam o uomini indicati direttamente dal Diyanet. Sono oltre 900 le scuole in tutta Germania che offrono istruzione religiosa islamica. Dal 2019, in Assia, alle scuole medie possono frequentare la materia “Lezioni islamiche” sponsorizzata direttamente dallo Stato e che sta diventato in progetto modello per tutto il Paese. Lezioni islamiche a scuola ci sono in praticamente tutti i Land, tranne nei cinque Stati federali orientali. 

Secondo un’inchiesta promossa da Mediendienstes a maggio 2020 erano già 60mila gli studenti tedeschi delle elementari e medie che avevano scelto di seguire l’ora d’islam. Nell'anno scolastico 2018/19 c'erano quasi 56mila studenti e due anni fa quasi 55mila bambini e ragazzi. Dal 2017/18, sono state aggiunte 35 scuole a livello nazionale che offrono l’istruzione religiosa islamica. Il land che detiene il record resta quello della Renania settentrionale Westfalia, e non stupisce, pertanto la decisione di Laschet. Ma là ci sono circa 364.000 studenti musulmani, quindi c’è ancora molto da recuperare.

Basti guardare al governo turco dell’Akp: quello è il risultato naturale di decenni di repressione o di assimilazione forzata dei non musulmani e non turchi, nonché dell'istituzionalizzazione e indottrinamento dei musulmani sunniti attraverso le istituzioni pubbliche e l’istruzione. Quale destino ha scelto per sé la Germania?