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EPIFANIA

Il viaggio dei Magi

Milano e Colonia custodiscono le loro reliquie. Chi fossero di preciso non si sa, ma certo è che nel corso della storia vescovi, re e imperatori hanno fatto a gara per onorarne la memoria di uomini fedeli all'intuizione di un grande segno.

Cultura 06_01_2013
stella S. Eustorgio Milano

A Milano e a Colonia due chiese importanti custodiscono le reliquie dei Magi. Chi fossero di preciso non si sa, certo è che nel corso della storia vescovi, re e imperatori hanno fatto a gara per onorarne la memoria di uomini fedeli all'intuizione di un grande segno.

Della loro provenienza, l'unica notizia certa che abbiamo è scritta nel Vangelo di Matteo (2, 1-12). Seguendo una stella più luminosa di tutte le altre, i Magi erano giunti a Gerusalemme, e di lì a Betlemme, da Oriente. Venivano dunque da lontano ed erano astronomi sapienti. I loro libri e la tradizione dicevano che dove una stella di quel genere si fosse fermata, là sarebbe nato un grande re. E se un grande re, il più grande di tutti, stava per nascere sulla terra, loro dovevano trovarlo. Giunti a Betlemme, invece, si trovarono davanti un bambino. Povero, per giunta, scaldato da un asino e un bue. Nessuno si sarebbe stupito se ne fossero rimasti delusi. E invece in quel bambino riconobbero subito il re che avevano cercato. Si inchinarono davanti a lui e lo adorarono. Gli fecero i doni più preziosi (oro, incenso e mirra), poi, col cuore colmo di gioia, tornarono da dove erano venuti.

La fede di questi uomini eccezionali li rese degni di devozione già da parte dei primi cristiani. Quando nel 326 l'imperatrice Elena, madre di Costantino, si recò in Terra Santa, trovò, pare, insieme ad altre reliquie preziose i resti dei Magi, che secondo la leggenda erano morti a Gerusalemme. Forse fu lei a donarli a Eustorgio, nono vescovo di Milano. O forse, come anche si racconta, fu proprio lui a portarli a Milano da Costantinopoli. Comunque siano giunte in città, per custodirle fu scelta la basilica dove è sepolto Eustorgio e che porta il suo nome, una chiesa che nel tempo è diventata sempre più importante, più grande e ricca d'arte. Unico, in particolare, è il suo campanile, in cima al quale, invece di una croce, c'è una stella a otto punte, la stella che cambiò la vita dei Magi.

Passarono alcuni secoli e a Milano, a Sant'Eustorgio, i Magi continuavano a essere venerati. Un testo apocrifo del VI secolo, da cui furono tratti i nomi Melchiorre, Baldassarre e Gaspare, li aveva dipinti sovrani, rispettivamente, dei persiani, degli indiani e degli arabi. Con loro, davanti al Bambino, era come se si fossero raccolte tutte le genti del mondo. Le loro reliquie erano dunque un tesoro caro a tutta la cristianità. Nel 1162, quando Milano si ribellò all'autorità opprimente di Federico Barbarossa, l'Imperatore scese con il suo esercito nella pianura lombarda, prese la città, la saccheggiò e la rase al suolo. Non prima però di aver trafugato le spoglie dei Magi. Il suggerimento gli arrivò dal suo arcicancelliere, l'arcivescovo di Colonia Rinaldo di Dassel: con la scusa che Milano, la città ribelle, non era degna di custodirle, avrebbe potuto portarsele in Germania, a impreziosire la sua diocesi.

Il viaggio di Rinaldo (e dei Magi) da Milano a Colonia durò 13 giorni, dal 10 al 23 giugno del 1164. Secondo la ricostruzione degli storici, il suo percorso toccò in Italia Pavia, Vercelli e Torino. Non a caso, in quelle zone il culto dei Magi è rimasto vivo nei secoli: nella Certosa di Pavia, in un trittico d'avorio del 1420 furono inserite 26 scene della storia dei Magi; nel 1570 in San Michele a Pavia fu affrescata una cappella dei Magi; pochi anni prima a Voghera i cistercensi avevano aperto una abbazia intitolata ai Re Magi. Varcate le Alpi, Rinaldo passò poi dalla Francia e dalla Svizzera. Molti luoghi, in questi Paesi come in Germania, si fregiano dell'onore di avere ospitato le reliquie durante il tragitto e in molte chiese si trovano frammenti che pare siano stati lasciati in dono durante quel viaggio. La testimonianza di questo passaggio si trova anche in nomi come «ai tre Re», «le tre corone» e «alla stella», dati ad alberghi e osterie.

A Colonia le spoglie dei Magi furono poste in un'arca d'argento dorato nel duomo carolingio di San Pietro. Iniziarono i pellegrinaggi e quel culto sempre più diffuso suggerì l'idea di costruire una chiesa più grande e maestosa, adatta a onorare la memoria dei Tre Re. I lavori della nuova cattedrale iniziarono nel 1248 e proseguirono fino al 1560. Quindi subirono una lunga interruzione, fino all’Ottocento, sia a causa della mancanza di mezzi finanziari, sia per la posizione difficile di Colonia, avamposto del cattolicesimo nella protestante Germania. La chiesa, grandioso tempio in stile francese intitolato ai Santi Pietro e Maria, fu terminata solo nel 1880. Al suo interno, dietro l’altare principale, fu posta l’Ara dei Re Magi. In legno e argento, è il più grande sarcofago d’Europa.

Gli abitanti di Colonia si affezionarono molto a quelle reliquie, ma i milanesi, da parte loro, non dimenticarono mai che quello del Barbarossa era stato un sopruso bello e buono. Le rivolevano a casa. Dopo secoli di insistenza (a nulla valsero le richieste di Ludovico il Moro e Alessandro VI, Filippo di Spagna e Pio IV, Gregorio XIII e Federico Borromeo), l'impresa riuscì infine nel 1904 al cardinal Ferrari, arcivescovo di Milano, che fece solennemente ricollocare in Sant'Eustorgio alcuni frammenti ossei delle spoglie dei Re (due fibule, una tibia e una vertebra), offerti alla città dall'arcivescovo di Colonia Fischer. Si trovano ancora lì.