Il Venezuela sopravvive alla dollarizzazione
“In Venezuela non c'è la dollarizzazione dell'economia, perché la valuta ufficiale non è e non sarà mai il dollaro o qualsiasi altra valuta estera". Parola di Maduro...
“In Venezuela non c'è la dollarizzazione dell'economia, perché la valuta ufficiale non è e non sarà mai il dollaro o qualsiasi altra valuta estera”, ha detto l'8 dicembre il dittatore Nicolás Maduro, mentre è un dato di fatto che i venezuelani sopravvivono alla dollarizzazione subita dall'economia venezuelana che, secondo la società Ecoanalítica, ha raggiunto il 65% delle transazioni del paese nel 2020.
Ancora una volta si dimostra che “il re è nudo!”, ricordando la celebre frase della fiaba di Hans Christian Andersen “I vestiti nuovi dell'imperatore”, noto racconto danese. Una cosa è quanto dichiara Nicolas Maduro sulla rete nazionale e un'altra è la realtà del Venezuela, dove quotidianamente i venezuelani devono sopravvivere all'iperinflazione e alla conseguente dollarizzazione dell'economia. Lo conferma l'economista José Guerra: “L'unica cosa certa è che il dollaro circola in tutte le città del Paese, c'è un mercato del dollaro in crescita e la gente pensa in dollari, non più in bolivar. La moneta nazionale si usa soltanto per pagare per il trasporto pubblico”, ha detto.
Un semplice giro per le strade venezuelane conferma le parole di Guerra. “Prendi 4 Samba (un cioccolato venezuelano, N. d. A.), 4 per 1 dollaro”, urla Yuly Bejarano, che lavora come venditore ambulante in un mercato dell'area metropolitana di Caracas. Quando gli è stato chiesto perché vende in dollari, ha risposto alla Bussola che “è la moneta che si usa, il dollaro”, perché “non ci sono bolivar”. “Quindi cerco di vendere 4 pezzi di cioccolato per un dollaro e 1 pezzo per 400 bolivar per poter avere soldi contanti, ma nessuno ha bolivar. Quindi, in Venezuela si compra in dollari, si vende in dollari e si paga in dollari”, ha spiegato, aggiungendo che “il Venezuela è l'unico Paese al mondo in cui anche il dollaro soffre la svalutazione”.
Anche Yeldri Prada, venditore di cibo di strada, si lamenta della scarsità di contanti e afferma che i prezzi in dollari aumentano sempre, “non scendono mai”, perché è anche difficile ottenere dollari in contanti. “Si usa soprattutto la banconota da un dollaro, anche da 5, 10 e 20. Ma non ci sono centesimi”, ha detto. “Se al mattino presto il dollaro costa 1 milione e 100mila bolivar, alle 9 del mattino è già salito a 1 milione e 200mila, e devi far modificare i prezzi velocemente, perché il prodotto lo dobbiamo pagare al fornitore in dollari”. Per questo motivo, Prada ha spiegato che risulta davvero un problema vendere in bolivar perché si svaluta costantemente la moneta e “dopo non abbiamo abbastanza bolivar per pagare in dollari il fornitore”.
I venezuelani sopravvivono all’iperinflazione da novembre 2017, e così sono diventati il Paese con l’iperinflazione più alta e di maggior durata al mondo. “Associato all'iperinflazione, si trova il deprezzamento del bolivar e questo movimento costante di aumento dei prezzi e deprezzamento della valuta non sembra avere una soluzione immediata, perché il governo non ha fonti di finanziamento reali”, ha detto l'economista José Guerra.
Infatti, Nicolas Maduro ha affermato nel suo discorso di rendicontazione che, negli ultimi sei anni, il Venezuela ha perso il 99% delle sue entrate in valuta estera. “Siamo passati dall’ avere più di 50.000 milioni di dollari nel 2013 ad avere solo 743 milioni di dollari nel 2020”, ha detto. Tutto ciò, è conseguenza del Socialismo del XXI Secolo che ha portato al fallimento il Paese, un argomento da sviluppare in profondità in un ulteriore articolo.
Ma come vive una casalinga questa difficile realtà? “Beh, almeno nel mio caso è una vera Via Crucis, perché lavoro per conto mio da casa e non mi pagano in dollari”, ha risposto Iraima Calabrés, che per sopravvivere vendendo formaggio e frutta da casa. “Mi pagano in bolivar e devo vedere la pagina web (dove pubblicano il prezzo del dollaro) ogni giorno, fino a due volte al giorno, perché il prezzo cambia alle 10:00 e anche alle 13:00 e devo cambiare costantemente i bolivar che raccolgo con le mie vendite in dollari, per non perdere tanti soldi con la svalutazione”, ha spiegato.
E la Via Crucis non si esaurisce con il passaggio dai bolivar ai dollari, perché per fare la spesa bisogna cambiare di nuovo i dollari in bolivar. “Nei supermercati accettano il dollaro al di sotto del suo valore, quindi per comprare nei supermercati devo cambiare i dollari per pagare in bolivar (con il punto vendita). È un lavoro che si deve fare quotidianamente, controllare la pagina due volte al giorno, comprare, vendere, comprare, vendere, è il giorno per giorno dei venezuelani”, ha affermato.
Se invece si devono utilizzare i mezzi pubblici, la Via Crucis è ancora più pesante. “Il bancomat ti permette di prelevare solo 200 bolivar ogni 24 ore”, ha detto Manuel Martinez, mentre faceva una lunga fila per ritirare i bolivar in contanti da un bancomat. Ha spiegato che se deve prendere un autobus per andare in un altro comune, ad esempio, “devo venire qui tre volte, venerdì, sabato e domenica, per prelevare 600 bolivar e poter tornare”.
Il servizio di taxi in moto, i cosiddetti “mototaxis”, che sono molto utilizzati dalle persone che abitano nelle favelas, sono anche un perfetto termometro delle conseguenze del deprezzamento del bolivar. “A volte ci pagano con bonifici, dollari in contanti, a volte con cibo (permuta), perché non hanno contanti e noi gli andiamo incontro per non lasciarli per strada. Le persone ci danno due chili di riso per arrivare a casa. Tutto dipende dalla situazione in cui si trova il cliente”, ha spiegato Gabriel Goncalves.
Al momento della stesura di questo articolo, il prezzo medio di 1 dollaro era di 1.853.491,06 bolivar, il che significa che il salario minimo mensile di 1.200.000 bolivar, al tasso di cambio, sarebbe pari a 0,65 centesimi, mentre “un litro di olio per moto costa 4 dollari - ha detto Goncalves - e mettere aria negli pneumatici di una moto può costare anche fino a 500 bolivar”, cioè quasi la metà del salario minimo.
Di fronte a questa realtà, l'economista José Guerra ha assicurato che “il bolivar è irrecuperabile, perché il pubblico ha perso fiducia in questa moneta. Nel frattempo, la dollarizzazione ha causato più esclusione sociale e ha evidenziato maggiormente la disuguaglianza, come non si era mai visto in Venezuela”. Ecco le conseguenze del Socialismo del XXI Sec