"Il Vangelo secondo me" o del coltivare la verità
Ne "Il Vangelo secondo me" non c’è il “dubbio” che piace alla cultura illuminista, ma le domande che chi cerca una risposta non può non porsi di fronte al Vangelo. Perché, dice Rino Camilleri, l'unica cosa sensata che una persona può fare è coltivare la verità, il che implica fatica, arare, seminare, irrigare, attendere, sperare, studiare tecniche e pregare.
“Il Vangelo secondo me”: sembra il titolo di un convegno di qualche Conferenza Episcopale all’avanguardia, fotografia del relativismo dilagante nella Chiesa Cattolica, per cui ognuno può dare l’interpretazione che più gli aggrada alla dottrina.
D’altra parte, poco tempo fa il Generale dei Gesuiti, padre Arturo Sosa – un nome da centrocampista sudamericano- ci ha rivelato che ai tempi di Gesù non c’era il registratore, e che il Vangelo è stato scritto da esseri umani e che tutte le parole di Gesù vanno esaminate e ricondotte al loro contesto storico, non avendo un valore assoluto. Parole che a molti buoni cattolici hanno fatto venire il sospetto di assistere ad un episodio di Scherzi a parte. In realtà c’è poco da ridere. Nell’ultimo secolo nella Chiesa c’è stato un grande fiorire di studi che cercano di capire esattamente che cosa volesse dire Gesù, capire una parola, capire una frase, con le traduzioni della Bibbia che cambiano.
“Il Vangelo secondo me” (La Fontana di Siloe, 2018) è invece opera di Rino Cammilleri, uno dei più noti scrittori cattolici italiani, apologeta per vocazione e per scelta. Lo stesso autore dichiara che probabilmente leggendo questo libro molti si chiederanno se davvero egli meriti l'appellativo mediatico di «scrittore cattolico» e molti di più si domanderanno se davvero abbia la fede tetragona che gli viene attribuita. È una provocazione, ma è anche un’espressione di sincera umiltà. Gli apologeti vengono solitamente dipinti come dei presuntuosi che vivono con sicumera la loro fede, senza se e senza ma, senza quei dubbi che fanno di un cattolico un cristiano adulto.
In questo libro non c’è il “dubbio” che piace tanto alla cultura illuminista: quello sistematico. In questo libro ci sono domande, quelle che ogni donna e ogni uomo in cerca di risposte, cioè di verità, non può non porsi di fronte al Mistero del Vangelo. Cosa succede, oggi, se una persona comune si mette a leggere il Vangelo? Dalla prima parola fino all’ultima, infatti, non si può negare che in molti punti appare difficile, a volte anche contraddittorio.
Cammilleri scrive che “a ben leggere, alla lettera, il Vangelo è un resoconto sconcertante. Che, per giunta, non spiega il problema della sofferenza: perché sono nato? perché devo soffrire? cosa c’entro io col peccato di Adamo? perché Dio il più delle volte non esaudisce le preghiere? perché devo caricarmi di precetti e divieti sennò finisco all’Inferno? sono davvero libero o non sono nient’altro che un burattino nelle mani di Dio? Domande, tante domande che chiedono e cercano risposte.
La realtà è sempre più complessa delle necessarie semplificazioni e anche Orazio ha dovuto convincersi che il cielo e la terra contengono molte più cose di quante ce ne siano in ogni filosofia. Domande, non dubbi. Perché i dubbi rendono infelici le persone normali. «Coltivare il dubbio - dice l’autore - è una posa da salotto chic, al massimo può aprire carriere. Ma la carriera prima o poi termina, e non si può vivere sempre in salotto perché prima o poi bisogna andare almeno in bagno. No, l'unica cosa sensata che una persona non schiava della vanità e dell'ambizione può fare è «coltivare la verità». E coltivare qui ha lo stesso significato che tale verbo ha per il contadino: implica fatica, spezzarsi le ossa da mane a sera al sole e alla pioggia, scavare, dissodare, arare, seminare, irrigare, attendere, sperare, avere pazienza, consigliarsi, studiare tecniche vecchie e nuove, pregare». Questo è il lavoro dunque fatto da Cammilleri, un lavoro che lo porta ad attingere non tanto ad un soggettivismo immaginifico, come quello di molti interpreti del “secondo me”, quanto a quelle risposte già date, dai Padri, dai Santi e dai teologi, in duemila anni.
Risposte che non vennero solo dalla sapienza e dall’intelligenza, ma prima di tutto dall'implorazione, dallo strattonare qua e là il lembo della veste di Gesù, lui che solo –come diceva il cardinale Newman - è Luce che illumina il cammino.