Il tradimento di intellettuali e giornalisti alla Panebianco
Sul Corriere della Sera Angelo Panebianco se la prende con quanti si ostinano a non credere alle "verità" elargite dal Potere, sia sul Covid sia sulla guerra in Ucraina. Ma è proprio lui a dimostrare il tradimento di due sistemi, quello dell'informazione e quello degli intellettuali.
Questo nostro tempo segna il “tradimento” – per riprendere un famoso titolo di Julien Benda – di due categorie sociali, quella dei giornalisti e quella degli intellettuali. Naturalmente, come si usa dire per convenienza in questi casi, salvo eccezioni. Le eccezioni però sono minime e si può parlare del tradimento di due sistemi, quello dell’informazione e quello degli intellettuali. A darcene conferma è Angelo Panebianco in un suo editoriale di ieri sul Corriere. Paradossalmente egli sostiene il contrario, non ha dubbi che informazione e intellettuali abbiano fatto il loro dovere nel presentare con chiarezza il biennio Covid prima e la guerra in corso nell’Europa orientale dopo.
Informazione e intellettuali secondo lui hanno presentato l’evidenza. Ma in Italia ci sarebbe una sacca di cittadini che non ha voluto vedere quell’evidenza, perché animata da pregiudizi. Tra di essi anche molte aree cattoliche. Il pregiudizio consisterebbe nel complottismo anti-occidentale per cui, secondo Panebianco, gli stessi che ieri criticavano i dpcm dei governi Conte e Draghi ora sono dalla parte di Putin. La stessa frangia dominata dall’ideologia che, pur non essendo numerosa, per Panebianco può procurare qualche serio fastidio all’Italia.
Panebianco è sia un intellettuale - un accademico, un pubblicista - sia un giornalista dato che da anni è editorialista del Corriere. Quindi egli sintetizza bene ambedue le categorie di cui stiamo parlando per accennare al loro “tradimento”. Per di più egli è un intellettuale-giornalista illuminista, progressista, democratico … ma proprio da quell’area è arrivato il tradimento, ossia la condanna del dubbio critico bollato come ideologia. Un tradimento che è stato anche un suicidio. Chi non ritiene che il Corriere o il TG1 stiano costruendo l’informazione sull’evidenza, è affetto da un pregiudizio ideologico, secondo Panebianco. Chi ha raccolto un certo numero di prove, e se l’è segnate in un file, che dimostrano che l’informazione e gli intellettuali non hanno fatto il loro dovere critico – dopo Kant, quale altro sarebbe il dovere di giornalisti e intellettuali secondo un editorialista illuminista? – è vittima del sonno della ragione proprio del dogmatismo ideologico.
Ma un giornalista-intellettuale kantiano che parla così tradisce. Del resto, guardiamoci intorno, a parte qualche intellettuale cattolico [ma chissà poi se questi intellettuali cattolici siano veramente intellettuali, si chiederà Panebianco], a parte Agamben e Cacciari, mi sapete tirar fuori un intellettuale di nome e di fama che si sia posto qualche domanda sia sul biennio Covid che sulla guerra in corso?
Le cose possono essere andate in modo opposto a quanto pensa Panebianco. Per lui informazione e intellettuali hanno illuminato l’evidenza, ma l’oscurantismo ideologico non l’ha voluta vedere. Può essere invece che informazione e intellettuali abbiano proposto il buio e qualcuno invece si sia posto qualche domanda. Può essere la coerenza del copione che ci viene impartito a destare in noi la spontanea voglia di interrogarsi, mettendosi a cercare altre fonti che non siano quelle istituzionali o simil-istituzionali come il Corriere. È possibile che anche persone che di occidente e oriente non ne sanno nulla e che non distinguono tra Biden e Putin, davanti al martellamento sincronizzato e coordinato dei notiziari Rai, delle trasmissioni di intrattenimento, degli eventi programmati, delle testimonianze dei testimonial ufficializzati … diventino sospettosi.
Come forse è accaduto per il bombardamento continuo dei Burioni e dei Bassetti sul Covid, per le veline governative dei TG Rai, per i servizi sul governo che sta sempre “lavorando” per il nostro bene, per Draghi che è una “risorsa” per la nazione. Forse come molti erano stufi ieri di tutto questo, oggi lo sono anche per le notizie sui viaggi di Di Maio e le telefonate di Draghi. Come ieri uno si tirava fuori dal coro anche solo perché non ne poteva più del coro, così avviene anche oggi perché il coro dell’informazione e degli intellettuali viene percepito a pelle.
Panebianco considera chi non si adegua all’evidenza come retrogrado e burino. Non poteva altro che essere così da parte di un intellettuale illuminato, dato che Kant, il padre dell’illuminismo, disprezzava chi non aveva “l’ardire di conoscere” e non li considerava nemmeno maggiorenni, ma bambini che dovevano essere condotti per mano. Ma oggi non si riesce a conoscere bene non perché manchi in noi poveri diavoli l’ardire di farlo, ma perché informazione e intellettuali non hanno l’ardire di porre a loro stessi, al potere e a noi delle domande.
In grande maggioranza sono diventati dei conformisti, ossia dei dogmatici, proprio quello che Kant condannava. Mi piacerebbe elencare qui le informazioni truccate che ci hanno distribuito durante il biennio Covid, ma non c’è lo spazio per farlo. Panebianco però non può considerarle esempio di libertà di informazione, di obiettività e di evidenza che questa insulsa minoranza vittima dei pregiudizi ideologici non ha voluto vedere.