Il testamento e le ceneri l'ultimo atto di Pirandello
Quanto accadde dopo la morte di Pirandello fu una vera e propria odissea, che potrebbe competere con gli intrecci dei romanzi o delle opere teatrali dell’autore. Un intreccio alquanto incredibile e inverosimile. Ma, per usare le parole di Pirandello tratte dalle Avvertenze agli scrupoli della fantasia, la vita non è verosimile.
Dopo la morte dello scrittore venne ritrovato il suo testamento, redatto su fogli rinsecchiti: le ultime disposizioni chiedevano la cremazione del corpo e la dispersione delle ceneri nella campagna vicino ad Agrigento, dove Pirandello era nato.
Lo stupore del rappresentante del Governo (di cui non fu mai chiarita l’identità) e del sacerdote amico, don Giuseppe De Luca, che era accorso alla notizia della morte dello scrittore fu grande.
Tre giorni più tardi, il 13 dicembre 1936, Pirandello venne cremato. La legge vietava che le sue ceneri venissero disperse. Esse vennero, perciò, deposte nel cinerario comune del Verano.
Che fine fecero poi? E ancora: come mai Pirandello decise di lasciare un testamento siffatto? Perché manifestare il desiderio di scomparire nel nulla quando negli ultimi anni lo scrittore aveva mostrato con le sue opere di aver intrapreso un cammino religioso, quando qualche mese prima di morire aveva rilasciato un’intervista al giornalista Carlo Cavicchioli che lasciava intuire un cammino esistenziale verso una posizione più chiaramente credente?