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ISLAM

Il terrorismo islamico porta la guerra a Parigi

Parigi trema, il terrorismo islamico, dopo innumerevoli avvisaglie, ha compiuto la sua prima strage. E’ un massacro nella redazione del Charlie Hebdo: 12 morti e 7 feriti. Il giornale aveva osato sfottere l'islam e Maometto. Aveva dedicato la sua ultima copertina a Houellebecq, lo scrittore (e profeta, a questo punto) che per il 2022 prevede una Francia sottomessa all'islam.

Esteri 07_01_2015
Parigi, due terroristi in azione

Parigi trema, il terrorismo islamico, dopo innumerevoli avvisaglie, ha compiuto la sua prima strage. E’ un massacro nella redazione del Charlie Hebdo: 12 morti e 7 feriti.

L’ultima copertina del Charlie Hebdo, il quotidiano satirico francese “irresponsabile” come amava auto-definirsi, è stata drammaticamente profetica. Oggi, in Francia, esce il romanzo Sottomissione di Michel Houellebecq e i vignettisti dell’Hebdo gli avevano dedicato il primo piano. Houellebecq ha previsto, nel suo romanzo, la “sottomissione” della Francia al suo primo presidente islamico, che impone la legge coranica a un paese ormai stanco e privo di una sua identità. Accadrà, secondo lo scrittore, nel 2022. Il Charlie Hebdo, sempre sotto la minaccia costante del terrorismo islamico (quello vero), per aver pubblicato un numero satirico sull’islam e aver continuato a scherzarci sopra, aveva ritratto un Huellebecq decrepito e vestito da mago ("Le previsioni del mago Houellebecq") che dice “nel 2015 inizio a perdere i denti, nel 2022 rispetterò il Ramadam”. Ebbene, quella è l’ultima copertina, l’ultima vignetta e l’ultima battuta. Perché nella realtà, non nella fantapolitica, questa mattina tre terroristi hanno fatto irruzione nella redazione del giornale satirico e hanno sparato a tutti. E’ morto il direttore, l’anima del giornale a fumetti, Stephan Charbonnier. In una delle sue ultime vignette aveva quasi anticipato la sua fine: “Ancora nessun attentato in Francia” e un jihadista armato fino ai denti risponde: “Aspetta, c’è tempo fino a fine gennaio”. Ora l’attentato c’è stato, il 7 gennaio e assieme a lui sono stati assassinati tre vignettisti storici, noti con i loro pseudonimi Cabu, Tignous e Wolinski.

Tutti loro sono stati assassinati deliberatamente per aver preso sonoramente in giro l’islam. E averlo fatto, ripetutamente, anche dopo che era arrivato un primo grave avvertimento, nel novembre 2011, quando una bomba molotov lanciata nella loro redazione aveva incendiato la sede del giornale. L’associazione islamica francese Uoif ne aveva chiesto il sequestro per via giudiziaria. La polizia francese, allertata per quel bersaglio sensibile, lo presidiava. Ma fra le 12 vittime ci sono, appunto, anche i due poliziotti di guardia. Gli attentatori, stando alla prima ricostruzione della polizia e dei testimoni oculari, hanno aggirato la sicurezza prima di agire. Hanno minacciato una redattrice e vignettista del Charlie, “Coco”, puntandole un kalashnikov alla testa e l'hanno costretta a digitare la combinazione della porta blindata. Poi hanno sparato a tutti i redattori e al direttore, sorpresi nella riunione di redazione del mattino. La polizia sarebbe intervenuta immediatamente, ma a sua volta due agenti sono stati soppressi dal fuoco dei terroristi. Un secondo scontro a fuoco è scoppiato alla periferia nordovest della capitale, durante la rocambolesca fuga del commando. Tuttora i terroristi sono latitanti.

Per la Francia è una sconfitta gravissima. “Ci hanno colpito perché siamo un Paese libero” ha dichiarato il presidente François Hollande. Libero, ma insicuro. Perché l’emergenza terrorismo era già alta prima di Natale, a causa dei micro-attentati di Digione e Nantes. E nonostante tutto, tre terroristi hanno potuto colpire impunemente un bersaglio considerato “sensibile” già dal 2011.

Per la libertà di espressione e per la satira è un secondo colpo subito in meno di un mese. Se a dicembre gli hacker nordcoreani hanno bloccato un film statunitense che prendeva in giro il loro dittatore Kim Jong-un, adesso i terroristi islamici hanno direttamente massacrato gli autori di vignette dissacranti. Da notare: quelli di Charlie Hebdo, anarchici, anti-religiosi, hanno preso in giro tutte le religioni. Alla fine del 2014 erano in edicola con lo speciale Petit Jesus, che sfotteva il cristianesimo. Ma non sono stati integralisti cristiani ad ammazzarli, né a minacciare di farlo. La libertà di espressione è stata colpita nel suo punto più vulnerabile: un giornale “irresponsabile”, che si autodefiniva tale oltre che “brutale e cattivo”, che offende chiunque ed è stato più volte censurato e bloccato, come quando aveva ironizzato su De Gaulle il giorno stesso della sua morte. Un giornale “difficile da difendere”, pensano tutti i nemici della libertà di espressione. La prima reazione, al contrario, è stata quella di una difesa corale delle vittime. Magari con una punta di imbarazzo nei loro toni, politici, opinionisti e serissimi giornalisti mostrano le copertine più irriverenti, blasfeme e volgari che siano capitate loro per le mani per esprimere le condoglianze nei confronti di un giornale di martiri. Ma quanto durerà questa emozione? La prima giornata di un attentato è sempre quella del lutto e della determinazione a reagire. La seconda è quella dei dubbi. La terza è quella dell’oblio: il fatto di sangue viene rimosso. Ma il messaggio resta: oggi è toccato a quegli anarchici del Charlie Hebdo, domani a qualsiasi altro giornalista, comico, o vignettista che osi mettere alla berlina Maometto e l’islam. Oppure a qualunque giornalista, anche serio e intellettualmente autorevole, che esprima un parere non conformista sull'islam. La paura, magari anche camuffata da “rispetto” per le religioni, potrebbe farla da padrona, d'ora in avanti, in Francia e non solo.

Intanto la caccia ai terroristi è in corso. Si deve scoprire chi ha sparato e perché. Per ora si sa solo che gli attentatori urlassero “Allah u Akhbar” mentre sparavano e poi “Abbiamo vendicato il Profeta!”.