Il Tanzania annuncia il rimpatrio se necessario forzato dei rifugiati del Burundi
Tanzania e Burundi concordano sul rimpatrio dei rifugiati burundesi dal 2015 ospitati in tre campi in Tanzania. Hanno tempo fino al 1° ottobre per lasciare il paese. Poi saranno rimpatriati a forza
Gli oltre 200.000 cittadini del Burundi rifugiati in Tanzania e ospitati quasi tutti in tre grandi campi profughi hanno tempo fino al 1° ottobre per lasciare il paese o saranno rimpatriati a forza. Il piano è di rimpatriarne 2.000 alla settimana. Lo ha annunciato il 28 agosto il ministro dell’interno tanzaniano Pascal Barandagiye. I profughi erano scappati dal Burundi quando nel 2015 il presidente Pierre Nkurunziza aveva represso violentemente le manifestazioni di protesta contro la sua decisione di candidarsi per un terzo mandato violando la costituzione. “Adesso che il Burundi è in pace se ne devono andare” ha dichiarato il ministro. D’accordo con lui si è detto il suo omologo burundese, il ministro Kangi Lugola: “non c’è motivo per cui i rifugiati restino in Tanzania mentre il loro paese è in pace. Nelle scorse settimane, rispondendo alla richiesta di aiuto dei rifugiati di uno dei campi allarmati all’idea di essere espulsi dal paese, Amnesty International e altre organizzazioni non governative hanno rivendicato il diritto dei rifugiati a restare al sicuro: è illegale – hanno detto – rimandare dei profughi nel paese da cui sono fuggiti perché la loro vita e la loro libertà erano minacciate, il Burundi è governato dallo stesso presidente autoritario che li ha indotti a espatriare. Dopo le dichiarazioni dei ministri dei due paesi, fatte a seguito di una visita a uno dei campi profughi, Dana Hughes, rappresentante regionale dell’Unhcr, ha invitato i governi dei due paesi a rispettare le convenzioni internazionali e i diritti dei rifugiati. Hughes ha ricordato inoltre che la sua agenzia a partire dal settembre del 2017 ha reso possibile il rimpatrio volontario in Burundi di quasi 75.000 rifugiati ospitati in Tanzania che avevano espresso il desiderio di tornare alle loro case e di riunirsi ai famigliari. “Tuttavia – ha osservato Hughes – bisogna anche considerare che ogni mese centinaia di persone fuggono dal Burundi”.