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AMMINISTRATIVE

Il sospetto: Berlusconi vuole perdere le elezioni

Il centrodestra pare indugiare all’infinito nella scelta dei candidati sindaci in importanti città, e non sa ancora con quale composizione presentarsi alle urne. Silvio Berlusconi continua a convocare summit ad Arcore, riunioni con i suoi fedelissimi e con Lega e Fratelli d’Italia, ma nomi certi ancora non ci sono. 

Politica 02_02_2016
Silvio Berlusconi

Chi l’avrebbe mai detto, qualche anno fa, che il centrodestra indugiasse all’infinito nella scelta dei candidati sindaci di importanti città, non sapendo ancora con quale composizione presentarsi alle urne? Eppure è così. Il suo leader Silvio Berlusconi continua a convocare summit ad Arcore, riunioni con i suoi fedelissimi e con Lega e Fratelli d’Italia e, soprattutto, annuncia come imminente l’ufficializzazione dei candidati alla carica di primo cittadino, salvo poi prendere tempo. Quali sono le ragioni di questo estenuante temporeggiamento? Semplice: il centrodestra da tempo non ha alcuna strategia e preferisce stare alla finestra per capire che tipo di rapporto potrà avere con il governo Renzi e come finirà il braccio di ferro a sinistra tra renziani e opposizioni dem. 

Mesto destino quello di Berlusconi, che aveva abituato i suoi elettori a sognare in grande, mentre ora rischia di fare la fine di altri leader politici, risucchiati progressivamente e inesorabilmente nello sterile recinto del tatticismo esasperato. Se n’è avuta l’ennesima riprova in settimana, quando, su alcune votazioni importanti, come quella sulla sfiducia al governo per Banca Etruria, molti parlamentari forzisti non erano in aula e, così facendo, hanno aiutato l’esecutivo a superare l’ennesimo delicato passaggio parlamentare. Non sono peraltro secondari gli scricchiolii che si continuano ad avvertire negli ambienti di Forza Italia, con alcuni deputati e senatori pronti a fare le valigie per approdare al gruppo misto o tra le fila dei verdiniani e delle altre componenti centriste filo-governative.

Ma sulle amministrative, questa è la verità, Berlusconi potrebbe sotto sotto dare una mano a Renzi, per impedire che una sconfitta dei candidati sponsorizzati dal presidente del Consiglio possa avere ripercussioni sull’esecutivo. L’ex Cavaliere sa bene che indebolire il premier oggi significherebbe accelerare la fine della legislatura (difficile ipotizzare altri governi) e quindi affrontare la prova delle urne, che per un centrodestra rissoso e privo di leadership potrebbe rivelarsi un bagno di sangue. E allora il primo terreno di un rinascente “Patto del Nazareno” potrebbe essere proprio la corsa a sindaco di Milano, dove il presidente del Consiglio ha puntato le sue fiches su Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo 2015. 

Se Sala vincerà le primarie del centrosinistra in programma il prossimo week-end, è probabile che il centrodestra non lo ostacolerà. Troppe le relazioni tra il numero uno di Expo e alcuni importanti ambienti di centrodestra. Sono noti i consolidati rapporti tra Sala e Bruno Ermolli, uomo di fiducia di Berlusconi. Ed è bene ricordare che a coinvolgere Sala come direttore generale di Palazzo Marino fu l’ex sindaco Letizia Moratti, di centrodestra. C’è da scommettere che se le primarie Pd incoroneranno Sala candidato sindaco, contro di lui il centrodestra schiererà un candidato debole, che non disturbi troppo. Nelle ultime ore salgono le quotazioni di Daniela Santanchè, graditissima a Salvini. Nel caso, estremamente improbabile, di un successo dell’attuale vicesindaco, Francesca Balzani, appoggiata dal primo cittadino, Giuliano Pisapia, la partita sarebbe apertissima. 

I moderati di centrosinistra, insofferenti allo stile arancione dell’attuale giunta, potrebbero guardare a un altro candidato moderato e a quel punto il centrodestra avrebbe delle chances. Ma con chi? Stefano Parisi, city manager di Milano con la giunta guidata da Gabriele Albertini, non è un nome che scalda i cuori dei milanesi, così come quello di Corrado Passera, che si è candidato per conto suo con la sua lista “Italia Unica”, ma che non dispera di poter diventare il candidato di tutto il centrodestra. Difficilissimo, visti i suoi trascorsi nel governo Monti e l’ostracismo leghista nei suoi confronti. E poi la stessa Santanchè, che, tuttavia, non incarna esattamente il profilo di candidata moderata.

Più probabile che, in caso di sconfitta di Sala alle primarie, il centrodestra prenda coraggio e candidi un politico centrista in grado di catturare voti anche nel centrosinistra. Due i nomi sul tappeto: Maurizio Lupi, esponente Ncd, oppure l’ex sindaco Gabriele Albertini, che ha lasciato un buon ricordo in moltissimi milanesi e che, tuttavia, è attualmente tra i sostenitori di Corrado Passera. Entrambi, sia Lupi sia Albertini, realizzerebbero l’operazione di allargamento del centrodestra, attualmente schiacciato su Salvini e Meloni. Entrambi, però, per vincere le resistenze del Carroccio, dovrebbero marcare, almeno a parole, una certa distanza dal governo Renzi. Lupi in questo senso avrebbe già fatto sapere di essere disponibile a dimettersi da capogruppo di Area Popolare alla Camera.

Anche nelle altre città chiamate al voto amministrativo il centrodestra naviga a vista. Solo a Napoli pare che la candidatura di Gianni Lettieri sia fuori discussione. Debole appare quella del forzista Osvaldo Napoli, a Torino, dove sembra scontato un ballottaggio tra Pd e grillini. A Bologna la leghista Lucia Borgonzoni, capogruppo in consiglio comunale, dovrebbe spuntarla come candidato dell’intera coalizione. Ma dopo Milano la sfida decisiva resta quella di Roma. E lì il centrodestra può arrivare al ballottaggio e sognare la conquista del Campidoglio soltanto se si compatta su Alfio Marchini. 

La notizia della gravidanza di Giorgia Meloni potrebbe spianargli la strada, anche se Berlusconi non ha accantonato l’idea di Guido Bertolaso, ex capo della Protezione Civile. Il mese di febbraio dovrebbe sciogliere tutti i nodi, compreso quello fondamentale: ma il centrodestra vuole davvero vincerle queste amministrative?