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LE INTERVISTE IMPOSSIBILI

Il signor Politicamente Corretto si mette a nudo

La sua canzone preferita? Imagine di John Lennon. Una sua fobia particolare? La luce. Il suo sogno? Lui che dirige un’orchestra di 7 miliardi di strumentisti che suonano sempre la stessa nota tutti insieme (ma per riuscirci deve cancellare le ultime sacche di resistenza cattolica). Il suo peggior nemico? Una donna con un nome ben preciso… La Nuova BQ intervista in esclusiva il signor Politicamente Corretto.

Attualità 20_08_2019

Incontriamo il signor Politicamente Corretto a casa sua, che in realtà è una lussuosa villa con piscina olimpionica, posta sulla sommità di un colle con una vista a 360° sulla valle dove abitiamo noi comuni mortali. La villa ha pianta circolare e un’infinità di porte d’accesso. All’interno, le innumerevoli stanze hanno la caratteristica di essere dipinte ciascuna con un proprio colore. In tal modo nessuna tinta è assente in questa spettacolare dimora. Altra peculiarità, non ci sono spigoli all’interno. Ne sono sprovvisti sia i muri che i mobili. Politicamente Corretto, prima dell’intervista, ci ha rivelato che così nessuno si ferisce.

Il padrone di casa ci accoglie in un’ampia vestaglia con una stampa fantasia, dove il simbolo della pace, rigorosamente color arcobaleno, pare avvolgere il nostro interlocutore in un vaporoso abbraccio. Ha modi decisi, ma cordiali, appare assai sicuro di sé. I tratti del volto sono ben distesi, un volto che si apre spesso a un sorriso ampio e amichevole di colui che vuole mettere a proprio agio il suo ospite. Inquieta solo un poco quella fredda luce che, a intermittenza, brilla in modo sinistro agli angoli dei suoi occhi azzurri, azzurri come il ghiaccio dell’Artico. Mi fa accomodare su una comodissima chaise longue.

Signor Politicamente Corretto, innanzitutto la volevo ringraziare per averci concesso questa intervista…
Mi permetta di correggerla. Sono “Signor” quanto “Signora” e in definitiva nessuno dei due.

Dunque, facciamo che tagliamo la testa al toro e mi rivolgerò a lei solo con “Politicamente Corretto”.
La prego, che immagine turpe quella del toro con la testa mozzata! Cosa potrebbero dire i nostri amici animalisti?

Noto che l’intervista sarà tutta in salita. Passiamo alle domande, iniziando da quelle un po’ più soft. Colore preferito?
Ecco, prima di rispondere alla sua domanda, mi consenta di precisare che - sebbene lei voglia intervistare me - in questo momento io mi pregio di rappresentare anche altre categorie quali gli LGBT, gli ambientalisti, le onlus, i responsabili dei centri di immigrazione, le femministe, i progressisti, gli abortisti, i divorzisti, i sostenitori della dolce morte, i vegani, i massoni, i giornalisti prezzolati, le locatrici di uteri, gli erotomani, i terzomondisti, gli indigeni e gli indigenti, i protestanti, gli atei, gli agnostici, gli animisti…

I cattolici no?
E che Pannella! Non provochi subito facendo discorsi d’odio, suvvia! Non potrei mai rappresentarli. Almeno non tutti (sorride mentre si stringe la cintura della vestaglia con una certa forza).

Si figuri, vengo in pace, non proprio quella che ha disegnato sulla vestaglia… comunque dicevamo, colore preferito?
Nero. Va su tutto.

Oggi abbiamo fatto uno strappo alla regola.
Ho un nome da difendere.

Canzone preferita?
Imagine di John Lennon. “Immaginate che non ci sia alcun paradiso… nessun inferno… che non ci sia nessuna patria… nessuna religione… e il mondo sarà un’unica identità”. Versi stupendi, non trova?

No, per nulla. Slogan preferito?
Occorre stare dalla parte giusta della Storia.

Qualche fobia particolare?
La luce, sono fotofobico.

Sogno ricorrente?
Io che dirigo un’orchestra di 7 miliardi di strumentisti che suonano sempre la medesima nota tutti insieme. Una sinfonia fantastica. Sì, lo so, non me lo dica. Sono un inguaribile ottimista.

Intanto il mio inguaribile ottimista ha tirato fuori dalla tasca della vestaglia una moneta d’argento che si rigira con abilità tra le dita della mano destra, facendola passare velocemente e continuamente tra l’indice e il mignolo. Una moneta assai particolare: su ogni faccia c’è una testa.

Curiosa quella moneta.
Così non perdi mai se giochi a testa o croce. Ovviamente sulla mia moneta non potevano che esserci due teste.

Andiamo un po’ più sul biografico. Quando e dove nasce?
Nacqui al tempo di Adam* quando sua mogli* volle emanciparsi e, da buona fruttariana, colse il frutto della libertà di pensiero, dichiarando al mondo intero che poteva benissimo pensare con la propri* test* e non con quella di Dio. In breve nacqui dal seno di Ev*

Perdoni, ma questi asterischi?
Lei vive ancora nel Medioevo, sposa una visione del mondo terrapiattista e sfigata. Lo sanno tutt* che l’asterisc* è simbol* di inclusion*, di rispett*.

A parte che a me pare che suoni un po’ foggiano, comunque lei può parlare come vuole, ma per esigenze editoriali sappia che dovrò aggiungere le vocali mancanti. Torniamo a noi. Tre aggettivi per definirla.
Sarò generoso come è nel mio stile: le regalerò ben quattro aggettivi. Equanime. Io livello tutto. Ovviamente verso il basso. Più democratico di me non c’è nemmeno il Parlamento inglese. Pervasivo. Sono come l’aria che respirate. Non la vedete, non la potete toccare eppure è vitale. Potente. Senza di me non esisterebbero i governi, i media, l’educazione, la finanza e anche una parte sostanziosa della vostra pastorale cattolica. Soprattutto non esisterebbe la politica: grazie a me il politicamente corretto diventa politicamente corrotto (ride). Magico. Mentre vi distraggo facendovi baloccare con i giocattoli dell’inclusività, del rispetto e della tolleranza, ecco che dalla manica estraggo tutti gli assi che voglio.

E quali sarebbero?
Di certo non vengo a dirlo a un inviato della Bussola. A tal proposito vorrei aggiungere un quinto aggettivo: pluralista. Se mi mostro disponibile a rilasciare un’intervista a voi, che siete di parte, vuol dire che davvero non ho pregiudizi.

Però noi siamo della parte giusta, quella della Chiesa. A proposito, è credente?
Certo che lo sono! Credo nell’uguaglianza, in un domani migliore, nei giovani, nel rinnovamento, nella solidarietà, nella pace mondiale, nella sostenibilità, nell’accoglienza, nel diverso, nella dea Terra e anche nel Partito Democratico.

Il suo peggior nemico?
È una donna. Alta, slanciata, bellissima, uno sguardo che se lo intercetti ti ammalia subito, un portamento elegante, decisa di carattere, senza peli sulla lingua seppur di poche parole, una lingua che è tagliente come un rasoio. O la odi o la ami. D’altronde lei stessa non ama le mezze misure. Dal mio punto di vista è un’estremista, un’integralista. Ammetto che seduce, ma io credo solo i fessi. C’è da aggiungere che è talmente umile che non vuole farsi notare, tanto che ormai da decenni gira voce, ormai divenuta fatto inoppugnabile, che non sia mai esistita, che sia parto solo della fantasia di qualche filosofo o baciapile.

Ci vuole dire il suo nome?
Meglio di no. Appena lo pronuncio mi riempio di bolle. Peggio di quando Fonzie doveva chiedere scusa e non ci riusciva.

Posso farlo io al posto suo?
Prego. Se azzecca annuirò.

Il suo nome è Verità?
Politicamente Corretto annuisce e subito inizia a grattarsi. Chiama allora la domestica, la signorina Vulgata, perché gli porti un antistaminico. Vulgata arriva e consegna a lui la pomata, a me invece versa, in una tazza recante sul fondo l’immagine di un grande occhio spalancato, del tè bio che sa di cane bagnato.

Il suo più recente successo professionale?
L’omofobia. Dopo quella credo che potrei far credere al mondo che sono sbarcati gli alieni sulla Terra.

Progetti per il futuro?
Molti, guardi, sono davvero preso per i prossimi cent’anni. Priorità, e mi rattrista darle un dispiacere, sarà spegnere le sacche di resistenza nel mondo cattolico. Purtroppo non c’è modo di corrompere Buon Senso e il suo amico Sale in Zucca, che tengono svegli alcuni di voi giorno e notte. Basterebbe che voi vi appisolaste per un attimo ed ecco che la mia squadra sequestri, capitanata dal mio amico Compromesso, vi porterebbe via la Fede, insieme ad altri beni di famiglia a voi cari, quali la Dottrina e l’Amor di Dio. Non voglio di certo fare il falso modesto: sappiamo bene entrambi che ormai tutte le scorte di Fede e Dottrina sono in mano nostra. Però qualcosina da razziare c’è sempre. Il secondo obiettivo l’ho delegato a mio figlio Mainstream che ci sa fare con i giovani: musica e film per farli ragionare come un moscerino della frutta. Terzo obiettivo: far dire all’Onu che più si abbassa la temperatura più si vive a lungo. È un’idea geniale che mi è venuta mentre, in un pomeriggio denso di noia, mi sparavo dieci puntate scaricate da internet di Gaia - Il pianeta che vive, condotto dal mio attaché Mario Tozzi. Ci ho scommesso pure una maglietta di Greenpeace con mia cugina Banderuola. Comunque basta così, non dico altro, mi sto sbottonando fin troppo.

Mi scusi l’impudenza, ma glielo devo chiedere. Gira voce che in questa casa abbia una sala torture e che ci abbiano lasciato le penne le tre sorelle Onestà, Lealtà, Schiettezza, ormai scomparse da tempo.
Leggende metropolitane diffuse da male lingue. C’è sempre qualcuno che è invidioso di te e dei tuoi successi. Io sono il primo a difendere la libertà di espressione, si figuri.

Un’ultima domanda che farà felici le nostre lettrici: attualmente è innamorato? C’è qualcuna di speciale nella sua vita?
Sì (sorride e la sinistra luce agli angoli degli occhi lampeggia inquieta)

Ci vuole dire il nome?
Intende dire “i nomi”.

È innamorato di più di una donna?
Si vede proprio che lei scrive per la Bussola. Il mio attuale flirt - perché ovviamente le mie relazioni sentimentali non possono che essere passeggere e fluide - innanzitutto è, per usare la vostra aberrante grammatica binaria, un uomo e si chiama Poliamore. Mi sono invaghito al primo sguardo e ci siamo subito capiti. Ogni volta che usciamo è sempre diverso, sempre una novità. E poi è così aperto di mente. Insomma sembriamo due anime gemelle, nate in provetta ovviamente.

L’intervista finisce, ma non così il tè che rimane tutto nella mia tazza. Mi accompagna alla porta mentre i suoi due pitbull, Ipo e Crita, mi ringhiano contro. Mi saluta sull’uscio, sorridente come alla prima stretta di mano (fredda come quella di un cadavere), con la sua vestaglia che alla luce del sole diventa iridescente.

Mi torni a trovare quando vuole. Lei lo sa bene: sono sempre aperto al dialogo con tutti.

“Con tutti quelli che la pensano come te”, aggiungo io mentalmente.