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IL LORO PAPA

Il sesso secondo Papa Francesco e le balle dell'Espresso

Numero speciale de l'Espresso, dedicato al Sinodo dei vescovi sulla famiglia. In copertina una foto mosaico del Papa e il titolo: "Il Sesso secondo Francesco". Poi le anticipazioni: apertura ai gay e alla comunione per i divorziati. Balle spaziali e dichiarazioni farlocche, tutto secondo lo stile del settimanale.

Ecclesia 21_09_2014
La copertina dell'Espresso

Mettete un quarto del più prevedibile becerume anticlericale che avete in casa, un quarto di sentito dire sul prossimo Sinodo sulla famiglia, un altro di distillato di pressapochismo pretesco e femminismo con la veletta e aggiungete, a completare la misura, uno spicchio di Mancuso, il teologo che non manca un’intervista quando c’è da fare marchette al suo ultimo libro in uscita. Agitate, non mescolate, et voilà servito l’indigesto radical drink che l’Espresso versa ai suoi lettori questa settimana.

La cover story pare fatta apposta per attirare seminaristi arrapati e gonzi metropolitani: “Il Sesso secondo Francesco”. Che poi sarebbe il Papa il quale, strilla il sommario, “convoca un Sinodo”,  (massì, uno a caso), “per superare antichi tabù della Chiesa”. Perbacco, verrebbe da dire, questi dell’Espresso devono aver scambiato il Pontefice Francesco per Scalfari Eugenio, solo che quando a Barbapapà gli viene la fregola di riformare la Chiesa convoca direttamente il Papa con la solita scusa di un’intervista. Ma andiamo avanti perché il peggio deve ancora venire. “Si profilano un sì per la comunione ai divorziati”, scoopeggia il sommario, “e un diverso atteggiamento su gay e convivenze. È l’avvio di un’altra rivoluzione”. Davvero? E perché ci siam persi la prima? Ma no, tranquilli, son tutte balle.

Il pezzo della “rivoluzione” è a pagina 40 e qui il titolo vira su un più sfizioso “Sex and the Vatican”. Potevano starci anche un più secco: “Dopo il Vatileaks ecco il Vatisex”, oppure “Il sesso del Papa”, più sfacciato e gender oriented, o anche un didascalico e wertmulleriano (nel senso di Lina): “Tutto quello che volevate sapere sul sesso e il vostro parroco non vi ha mai detto”. Le giornaliste Daniela Minerva e Francesca Sironi firmano l’inchiesta a quattro mani (ma, visto il risultato, verrebbe da dire a quattro zampe). La prima è responsabile delle pagine di scienza e medicina del settimanale, l’altra conduce coraggiose inchieste su profughi e immigrati.

Belle e brillanti griffe della premiata scuderia Maffellotto (il direttore), ma che con il Vaticano, le cose di Chiesa e i sacri palazzi c’entrano proprio nulla. Dani e Franci ce la mettono tutta, ma quel che ne esce sta al giornalismo di inchiesta come Vladimir Luxuria a Miss Italia. Una pièce fanta-ecclesiale, allungata su quattro pagine (rubate alle foreste) dove non c’è l’ombra di una notizia presumibilmente vera, che ha tuttavia il pregio di una travolgente comicità. Mai lette tante stupidaggini in un solo articolo, ma che importa? É solo un divertente scacciapensieri. E allora, tàca banda e mettetevi comodi. Il corsvo è d’obbigo per segnalare le battute migliori.

«La partita si apre il 5 ottobre col passo felpato dei Sacri Palazzi». Ah, che ficcante incipit quello del “passo felpato” delle porpore nei “Sacri Palazzi”: la coppia Minerva & Sironi deve averlo copiato da Dan Brown. Però si sa che in Vaticano le tresche sono più numerose delle colonne del Bernini, il Papa rischia di finire avvelenato tutte le volte che fa colazione, i cardinali si muovono con le pattine anti scivolo, quelle che le massaie brianzole fanno indossare ai mariti dopo aver dato la cera al salotto buono.

Ma se il passo è soft, il compito che attende i padri sinodali è piuttosto hard, e cioè, quello di «decidere se le parole su famiglia, sesso e donne di Santa Romana Chiesa hanno ancora senso al tempo delle convivenze, delle coppie gay, dei divorzi, dell’amore che non è tale senza un passaggio tra le lenzuola; ma anche al tempo dei femminicidi, degli abusi sui bambini, dei matrimoni combinati di adolescenti». Capito cari cardinaloni che ancora vivete sul pero millenario delle dottrine e del magistero? Qui si fa la rivoluzione sessuale o si muore. Vedete di svegliarvi perché l’Italia dei femminicidi, dei pedofili e dela guerra tra le lenzuola, non ha più tempo da perdere. Per fortuna, scrive la coppia, che «Papa Francesco ha promesso di riportare la Chiesa tra la gente e sa che la sua promessa resterà lettera morta se non entrerà nella carne viva delle nuove famiglie, che significa nei fatti affrontare il tabù dei tabù per i prelati: la questione sessuale».

Ecco svelato dove sta il core (hard) di tutta la messinscena sinodale. Ma dal tabù alla guerra di resistenza il passo è breve. I cardinali lo sanno e sono pronti alla fronda: «Cinque di loro hanno persino scritto un libro per dire che i divorziati non hanno diritto di cittadinanza nella Chiesa. Ma il gesuita tira dritto e ha convocato il Sinodo straordinario sulla famiglia: 15 giorni di assemblee su un documento, l’Instrumentum Laboris, che faranno capire se Bergoglio ha intenzione o no di fare sul serio». Insomma, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. É per questo che l’intero Sinodo si prolungherà per più di un anno. Così tanto? Papa Francesco, spiegano le giornaliste, «sa che non si può scuotere il corpaccione ecclesiastico tutto d’un botto, soprattutto se si parla di sesso e donne. E un anno non è poi molto, se servisse a decidere che, come ha detto il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, il Vangelo può essere reinterpretato, non va preso alla lettera quando parla di famiglia; e che è ora di farla finita con la sessuofobia».

La lotta sarà lunga e incerta, avverte l’Espresso, però, mai dire mai: «Bergoglio ci ha abituato alle sorprese e sono in molti a sperare che il Papa si liberi, in un anno, almeno di una parte della polvere bigotta che segna una così grande distanza tra la realtà e il Verbo. Magari basandosi sul fatto che è lo stesso Instrumentum a mettere nero su bianco una verità scomoda: i cattolici di tutto il mondo si comportano in maniera molto differente da come vorrebbero i vescovi. I quali, nel documento, ne danno la colpa ai media, alla secolarizzazione, all’edonismo, a quelle streghe delle femministe, alle legislazioni permissive; e vanno sulle barricate col solo scopo di mirare meglio l’insegnamento e affilare le armi per combattere quella che sembra ormai a tutti la normalità sessuale». Pare di sentire suonare le trombe del Giudizio: tremate, tremate, le streghe son tornate, la morale cattolica si abbatte e non si cambia.

Finito il preambolo, eccoci alle interviste agli esponenti del dissenso extra-parrocchiale, suore e preti di prima linea e di seconda scelta. Che senza più il conforto della dottrina, si arrangiano sul campo con il fai-da-te teologico e morale. Tocca all’immancabile teologo Vito Mancuso aprire il fuoco. «Il documento preparatorio è deludente», dichiara il dottore, «se il Sinodo si attesterà su questo, allora non cambierà nulla. Ma se si vuole restituire la Chiesa allo spirito del Vangelo la questione femminile è tra le prime che vanno affrontate». Ma per farlo, aggiungono le due vaticaniste, bisognerà togliere di mezzo tutta la muffa di una Chiesa che si ostina a predicare che «modello di tutte le donne è Maria, vergine e madre»; a dire che «alle femmine Dio ha affidato il compito di figliare, per legge naturale, all’interno della famiglia che ha come modello unico quella di Nazareth (madre vergine, padre e figlio) e che è la cellula fondante della società; l’incontro tra un uomo e una donna ha come suggello naturale la gravidanza. Qualunque grillo abbiano per la testa le donne del XXI secolo che non rientri in questo schemino è contrario alla legge di natura». Eccola la nuova Chiesa della coppia Minerva e Sironi, quella che aile felpate pantofole, ha già sostituito le décolleté tacco dodici. Avanti con le interviste. 

«Quel documento è totalmente estraneo a 100 anni di storia delle donne: a questa storia, purtroppo, la struttura ecclesiastica è rimasta quasi impermeabile», commenta la teologa Marinella Perroni, della Facoltà Sant’Anselmo di Roma: «Io credo che il Papa sarebbe forse disponibile ad ascoltarci. Ma viene anche lui da un mondo rimasto per troppo tempo lontano dalla consapevolezza critica delle donne e non so quale possibilità reale abbia di studiare a fondo come si è andata configurando e evolvendo la cosiddetta questione femminile». Insomma, la canzone Marinella è tutta diversa: non fidatevi di Francesco, dopo tutto pure lui è un prete, con alle spalle quei 100 anni di oscurità retrograda. «Anche per lui il femminile coincide col materno e il maschile con l’esercizio dell’autorità». E allora, sentiamo i maschietti, quelli che nella Chiesa cattolica portano ancora (fino a quando?) i pantaloni. Don Cristiano Mauri, brianzolo, classe 1972, è un prete e blogger, ma soprattutto coma piace all’Espresso, post moderno e à la page.  «Ti preparano a fare il prete in un ambiente totalmente maschile come il seminario. Poi tu esci e hai a che fare per il 90 per cento del tempo solo con donne. E ti rendi conto di come la tua vita, e lo dico da celibe, ha bisogno dell’apporto delle donne, del loro sguardo, della loro sensibilità». 

A quando i seminari misti, dove aspiranti sacerdoti e novizie potranno fare pratica di convivenza, tanto per cominciare a conoscersi. Don Cristiano non si fa illusioni: «Questo è ancora un Sinodo con un’impronta molto maschile. Il modello familiare proposto è unico, lo stesso portato in scena al Family day di due anni fa, quando sul palco salirono tutte coppie bellocce, con 4-5 figli, dove la donna faceva la madre. Continuiamo a restituire un’immagine di noi gerarchica e al maschile». Ossessionata dal sesso pare essere anche la paolina suor Mariangela Tassielli, da Salerno: 38 anni, attiva sul Web col blog “Cantalavita”, dice: «La Chiesa dovrebbe esprimersi più liberamente in materia di sesso. YouPorn educa i ragazzi prima delle scuole, prima delle famiglie, prima di noi». E poi, «la famiglia tradizionale ormai non ce la mostra più nemmeno il Mulino Bianco. La realtà è diversa, è cambiata, ma l’ideale per la Chiesa è ancora quello». Youporn e il Mulino Bianco: ecco il nuovo catechismo che fa trendy nelle parrocchie di Francesco. 

«Toccherà al Papa trovare la quadra», chiosa il duo e su questo non ci piove. Che però avverte: «Francesco, con la convocazione del Sinodo e il questionario, ha gettato un macigno nelle acque chete del suo immenso territorio. E ha risvegliato un esercito di religiosi frustrati da decenni di “no”. Chiunque si aspetti cambiamenti epocali in materia di sessualità resterà deluso. È più probabile che il 15 ottobre dal Vaticano arrivino svariate sfumature di bianco che non un bagno di realtà». Insomma, l’Espresso delle farloccate e delle panzane in carta patinata non si smentisce mai: “l’avvio della rivoluzione” annunciata in prima pagina, qui miseramente affoga nelle acqua basse della realtà. Chissà dove sta il vero. C’è materia per convocare un Sinodo sull’informazione. Intanto, vinca il migliore, perché «comunque vada, non si torna indietro». Semmai ci penserà il devotissimo Scalfari a rimettere le cose a posto.