Il santuario del coccodrillo, ex voto alla Madonna
L’immagine della Vergine di Curtatone, (Mantova) custodita nel santuario delle Grazie, ha una storia correlata alla venerazione di Maria. Barcaioli e contadini erano soliti implorare grazie e miracoli alla Vergine. Sotto la prima volta, infatti, pende dal soffitto un coccodrillo impagliato, ex voto di un barcaiolo graziato.
La parola greca Eleousa descrive il rapporto affettuoso tra Madre e Figlio che un certo tipo di icona mariana, di origine bizantina, esprime. É un’Eleousa, allora, l’immagine della Vergine di Curtatone, custodita nel santuario delle Grazie, ad una manciata di chilometri da Mantova, la cui storia è strettamente correlata alla venerazione popolare nei confronti di questa Madonna. Guancia contro guancia, la Vergine e il Suo Bambino sono stretti in un tenero abbraccio.
Il Figlio accarezza il viso della Madre, avvolta in un prezioso mantello di fattura orientale. Il dipinto, oggi sull’altare maggiore del Santuario, intorno all’anno Mille era collocato sopra un semplice capitello su un’altura ai cui piedi il fiume Mincio formava una palude. Barcaioli e contadini erano soliti implorare grazie e miracoli alla Vergine la devozione verso la quale crebbe al punto che si costruì dapprima un’edicola e poi una grande chiesa per onorare degnamente la presenza mariana.
Committente fu Francesco Gonzaga, capitano del popolo di Mantova: sul finire del Milletrecento, per la cessazione di una violenta ondata di peste, volle, con l’erigendo tempio, ringraziare la Madonna per la Sua materna intercessione. Affidò i lavori a Bartolino da Novara, già architetto del Castello di San Giorgio, che concluse la costruzione entro la data della sua consacrazione avvenuta il 15 agosto 1406.
L’aspetto austero della facciata è leggermente mitigato dalla presenza dei pinnacoli e delle due alte finestre. Nel XVI secolo, per dare ricovero ai sempre più numerosi pellegrini, al prospetto venne addossato un portico di tredici arcate a tutto sesto, sostenute da colonne. Le lunette sottostanti furono affrescate, in quello e nel secolo successivo, con episodi della storia del luogo, dalle origini ai miracoli lì accaduti.
Tre campate, sormontate da volte ogivali a crociera, decorate con motivi floreali che rimandano a Maria, ritmano lo spazio dell’unica navata interna. Un ex voto insolito accoglie il fedele all’ingresso: sotto la prima volta, infatti, pende dal soffitto un coccodrillo impagliato. Si dice che fu un intervento miracoloso della Madonna a permettere la sua uccisione da parte di un barcaiolo assalito dal predatore mentre riposava sulle rive del fiume. In realtà i coccodrilli, come i draghi o i serpenti, sono stati sempre associati, anticamente, all’idea del male ed incatenarli nelle chiese stava ad indicare, molto semplicemente, la vittoria sul demonio.
Elemento ancora più caratteristico di questo ambiente è l’impalcatura lignea che corre lungo la fascia mediana delle pareti della navata, con ottanta nicchie disposte su due livelli. Qui trovano posto statue in cartapesta o altri materiali, quali ferro, gomma, legno, gesso, che rappresentano ex voto per grazie ricevute, riproducenti, con il tipico realismo lombardo, a tratti grottesco, fatti miracolosi occorsi a re, principi, cardinali come a soldati, paesani o semplici commercianti.
Questo apparato votivo, unico al mondo, fu ideato dal frate francescano Francesco da Acquanegra nel 1517. Il presbiterio, attribuito alla progettazione di Giulio Romano, è dominato dalla struttura del tempietto a pianta centrale, rivestito da marmi policromi, al centro del quale è custodita la sacra icona.