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NEL SEGNO DI MARIA

Il Santo Rosario, una storia affascinante

All’origine di quest’antica preghiera ci sono i 150 Salmi che i monaci recitavano a memoria e che a un certo punto vennero sostituiti, per quelli con più difficoltà, da un congruo numero di preghiere alternative. Poi, attraverso san Domenico, il beato Alano della Rupe, i cistercensi, Giovanni Paolo II e altri devoti, si è arrivati a dare al Santo Rosario la forma attuale

Ecclesia 07_10_2020

“La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale. È nel suo grembo che si è plasmato, prendendo da Lei anche un’umana somiglianza che evoca un’intimità spirituale certo ancora più grande”. Queste le parole che condensano la forza spirituale del Rosario: contemplare Cristo, attraverso lo sguardo della madre, Maria. Le troviamo scritte nella lettera apostolica di Giovanni Paolo II, dal titolo Rosarium Virginis Mariae (2002).

Dedicati al Rosario, si contano - dal 1478 ad oggi - oltre 200 documenti pontifici. L’interesse della Chiesa denota l’importanza che questa antichissima preghiera ha sempre avuto nel popolo dei fedeli. Ma qual è l’origine del Rosario? Perché questo ruolo così importante?

Cominciamo con il dire che all’origine di questa antica preghiera vi sono i 150 Salmi che - solitamente - venivano recitati, a memoria, dagli eremiti e nei monasteri. Chiudiamo, allora, per un attimo gli occhi, e immaginiamo le antiche mura dei monasteri. Possiamo quasi ancora udire la scansione ritmata, “a cantilena”, dei famosi versi dell’antica salmodia: “Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti. (...) Insorgono i re della terra e i prìncipi congiurano insieme contro il Signore e il suo consacrato...”. I versi, le parole si perdono nel silenzio della polvere del tempo, lasciando un segno negli animi dei cantori. E nei nostri.

Col passare del tempo, però, si comprese la difficoltà (oggettiva, tra l’altro) di imparare a memoria tutti questi versetti. Verso l’850, un monaco irlandese suggerì di recitare, al posto dei Salmi, 150 Padre Nostro. Per contare le preghiere i fedeli avevano vari metodi, tra cui quello di portare con sé 150 sassolini. Ma, ben presto, si passò all’uso delle cordicelle con 50 o 150 nodi, la cui diffusione viene fatta risalire già a sant’Antonio Abate e san Pacomio, nei secoli III-IV.

Come forma ripetitiva, si iniziò ad utilizzare anche il Saluto dell’Angelo a Maria, quindi la prima parte dell’Ave Maria. Nel XIII secolo, i monaci cistercensi svilupparono una nuova forma di preghiera che chiamarono Rosario, comparandola ad una corona di rose mistiche donate alla Madonna. A questa devozione, si aggiunse tra l’altro l’usanza di mettere una vera e propria corona di rose sulle statue della Vergine: queste rose erano appunto il simbolo delle preghiere più “belle” e “profumate” rivolte a Maria.

Questa devozione fu resa popolare dal fondatore dell’Ordine dei Predicatori, san Domenico, che nel 1212 ricevette la coroncina del rosario dalla Vergine Maria come strumento per aiutare i cristiani nella lotta contro le eresie. Il domenicano bretone Alano della Rupe (Plouër-sur-Rance, 1428 - Zwolle, 8 settembre 1475) narra che san Domenico fu catturato, con il suo compagno Bernardo, sulle coste della Spagna. Per tre mesi, così vuole il racconto, fu sottomesso ai suoi rapitori: durante questo periodo fu posto al remo di una nave. Avvenne una tempesta che mise in pericolo l’intero equipaggio. La nave era vicina ormai al naufragio.

San Domenico aveva esortato, invano, i suoi carcerieri a far penitenza e ad invocare il nome di Gesù e Maria per ottenere la salvezza. E così, per l’ostinazione e il disprezzo verso le esortazioni del santo, la tempesta si fece ancor più minacciosa. Il pericolo che la nave affondasse si fece sempre più imminente. Eppure, le preghiere di san Domenico furono accolte in Cielo: in questo contesto si inserisce la famosa visione della Vergine Maria che parla direttamente al santo fondatore dell’Ordine domenicano. L’equipaggio della nave fu salvo.

In cambio, la Vergine Maria chiese di recitare ogni giorno 150 Ave Maria e 15 Pater Noster. Era la prima conversione del cuore che la recita del Rosario aveva realizzato.

Sempre nel XIII secolo si svilupparono i “Misteri”. Numerosi teologi avevano già da tempo considerato che i 150 Salmi contengono velate profezie sulla vita di Gesù. Dallo studio dei Salmi si arrivò ben presto all’elaborazione dei salteri di Gesù Cristo, nonché alle lodi dedicate a Maria. Si svilupparono, così, ben quattro diversi salteri: 150 Padre Nostro, 150 Saluti Angelici, 150 lodi a Gesù, e - infine - 150 lodi a Maria. Il Rosario, pian piano, cominciava a “prendere forma”. Solo verso il 1350 si arrivò alla compiutezza dell’Ave Maria così come la conosciamo oggi: al Saluto dell’Angelo dell’Annunciazione a Maria, si aggiunse un’altra parte di preghiera, a completamento: “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen”.

All’inizio del XIV secolo, i cistercensi inserirono in questo embrionale Rosario alcune “clausole” dopo il nome di Gesù: l’intento di contemplare Gesù, attraverso questa preghiera dedicata a Maria, si sviluppava sempre più. Verso la metà del XIV secolo, Enrico Kalkar, un monaco della certosa di Colonia, introdusse, prima di ogni decina alla Madonna, il Padre Nostro.

All’inizio del XV secolo, fu Domenico Hélion di Trèves, detto il Prussiano, a sviluppare un Rosario in cui il nome di Gesù compariva in 50 “clausole” che ne ripercorrevano la vita. Sempre grazie a Domenico il Prussiano arriviamo (intorno al 1435-1445) alla struttura che meglio si avvicina a quella che conosciamo oggi: le 150 clausole vengono divise in tre sezioni corrispondenti ai Vangeli dell’infanzia di Gesù, della vita pubblica, e della Passione-Risurrezione.

Nel 1470, troviamo un’ulteriore trasformazione: il già citato domenicano Alano della Rupe (Alain de la Roche, in francese) crea la prima “Confraternita del Rosario” facendo diffondere rapidamente questa forma di preghiera: riduce a 15 i Misteri, e li suddivide in gaudiosi, dolorosi, e gloriosi. Sarà poi papa Giovanni Paolo II a introdurre i misteri luminosi sulla vita pubblica di Gesù.