Il ricco contributo del Governo Draghi al suo "esperto" Melloni
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Palazzo Chigi smentisce la Fondazione per le scienze religiose per la mostra sulla strage in Sinagoga strapagata 394mila euro: «Non era un bando, ma libera assegnazione, correggano». Melloni, esperto nel comitato decisore e segretario FSCIRE, beneficiaria del finanziamento, restò in carica, ma non partecipò «per evitare conflitti di interesse». Ma così l'operazione è ancora più discutibile. Inutile e stucchevole che il professore ci accusi di odio antisemita.

Nell’ottobre scorso la Bussola aveva riportato la notizia di una mostra pagata a peso d’oro dallo Stato alla Fondazione per le Scienze religiose di Bologna retta dal noto docente Alberto Melloni in qualità di segretario. Quasi 400mila euro, precisamente 394.200 euro, erogati in due tranche alla “Scuola di Bologna” per realizzare nel 2022 la mostra “9 ottobre 1982, memoria storica e racconto di un delitto dimenticato” dedicata all’attentato alla sinagoga di Roma.
La curiosità di questa notizia stava nel fatto che a decidere la realizzazione della mostra e il conseguente stanziamento economico era stata la “Struttura di missione Anniversari nazionali” della presidenza del Consiglio dei ministri, che all’epoca era retta dal ministro del Governo Draghi Fabiana Dadone e che vedeva la presenza di un Comitato per gli Anniversari di Interesse Nazionale incaricato in funzione consultiva di vagliare le proposte, analizzarne la fattibilità e promuovere gli stanziamenti poi effettuati dalla struttura di missione.
Melloni era componente a tutti gli effetti di questo comitato dal 2012, che annoverava la presenza di una decina di esperti del mondo accademico, imprenditoriale, culturale, artistico e istituzionale del nostro Paese. Melloni, dunque, era tra questi “esperti” che diedero il via libera per lo stanziamento e la successiva realizzazione della mostra, che effettivamente venne assegnata alla Fondazione di cui lui è segretario e che si svolse alle Terme di Diocleziano a Roma alla presenza di diverse autorità.
La Fondazione ricevette per quell’operazione due pagamenti in tranche distinte per annualità registrandole sotto la voce “Progetto su bandi competitivi”.
In quell’articolo facevamo notare alcune stranezze di questa operazione, scovata dal sito Cantiere storico filologico, blog specialistico che collega oltre 2000 studiosi, che in un articolo faceva i conti in tasca alla Fondazione che nel solo quinquennio 2018-2023 ha ricevuto la bellezza di 21 milioni di euro pubblici: anzitutto l’esorbitante cifra di 394.200 euro concessa a fronte degli altri contributi stanziati in quello stesso anno per eventi e anniversari, appena 4, che insieme costarono al contribuente 280mila euro mentre la parte del leone la faceva proprio la FSCIRE.
In secondo luogo, ci chiedevamo come fosse stato possibile che la mostra finanziata alla Fondazione fosse stata decisa e sottoposta al vaglio dei membri del comitato, tra i quali sedeva proprio lo stesso Melloni. Lo stesso blog Cantiere filologico si chiese se non fossimo in presenza di un conflitto di interessi.
Infine, concludevamo l’articolo dicendo che molto si sarebbe potuto scoprire dalla lettura del bando di assegnazione che però on line non fu possibile reperire.
La reazione del professore non si fece attendere e fu piuttosto piccata. Il giorno dopo scrisse un post su X dove senza fare il nostro nome, ma il riferimento temporale era chiaro, ci accusava di essere «seminatori di odio antisemita» che irridevano e denigravano «il lavoro di scavo critico» tanto da fargli suscitare «un silenzioso senso di orrore». Un’accusa, quella velatamente rivolta alla Bussola inconsistente, offensiva e pretestuosa, senza però entrare nel merito dei quesiti che emergevano dal nostro articolo. Successivamente la Bussola, che di tutto si può accusare fuorché di odio antisemita, provò a saperne di più contattando direttamente l’ex ministro Dadone, che però, declinò la nostra richiesta perché non ricordava i termini della questione: era necessario rivolgersi agli uffici e ai dirigenti della struttura controllata da Palazzo Chigi.
Oggi, molte di queste domande hanno trovato una risposta. E sono state rese note da un secondo articolo del blog Cantiere filologico che ha pubblicato la sintesi della risposta che la coordinatrice della struttura di missione Elena Guerri dall’Oro ha dato in merito ai quesiti ad uno studioso che leggendo l’articolo, si era posto le nostre stesse domande.
Semplicemente non ci fu alcun bando a favore della Fondazione, ma un contributo ad un progetto a libera iniziativa inserito nell’ambito della programmazione 2022. Perché, allora, la FSCIRE nei suoi documenti ufficiali parlava di quella mostra come frutto di un bando competitivo presumibilmente vinto? La risposta di Elena Guerri dall’Oro non lascia scampo a interpretazioni: «La Fondazione ha inserito erroneamente quello erogato dalla Struttura per l’anno 2022 tra i progetti su bandi competitivi delle pubbliche amministrazioni». In virtù di questa segnalazione, la struttura governativa ha detto di aver provveduto a sollecitare la Fondazione ad una pronta rettifica della pubblicazione del dato, operazione indispensabile per la regolarità dei bilanci, dato che si tratta di documentazione ufficiale.
Quindi la Fondazione è stata smentita da Palazzo Chigi, ma non per un controllo a monte dell’ente pubblico erogatore, bensì solo perché un privato cittadino ha provveduto a fare domande e chiedere conto di quella comunicazione erronea. Svista? Errore? Di sicuro non certo un bel biglietto da visita per chi pretende di presentarsi come al riparo da critiche e osservazioni.
Però, l’errore della Fondazione di presentare quel contributo come frutto di un bando e non di una assegnazione diretta, come effettivamente fu, rende così indispensabile chiarire il secondo quesito: se il Governo ha assegnato direttamente quel finanziamento alla Fondazione di Melloni, come faceva il segretario della FSCIRE ad assegnarsi una così ingente somma facendo parte del Comitato? La dirigente di Palazzo Chigi ha così scritto: «Il comitato ha esaminato il progetto il 18 maggio 2022, il dottor Melloni non era presente alla riunione stessa proprio per evitare l’insorgere di conflitti di interesse».
Attenzione. Melloni in quell’occasione non si è dimesso, ma semplicemente non ha partecipato alla decisione sull’assegnazione del contributo, che però in un qualche modo era stato proposto, presentato e illustrato proprio quando lui era in carica. Il risultato è che la FSCIRE ha potuto godere di questo finanziamento con Melloni in carica, ma assente. Tutto legale, per gli uffici di Chigi, ma sicuramente opaco nell’opportunità dell’operazione, dato che è innegabile che quel co-finanziamento di cui lo Stato si incaricava di mettere oltre l’80% mentre FSCIRE un contributo soprattutto in natura, è arrivato a Bologna con il segretario ancora attivo nella struttura di missione, la quale poi ha deciso e finanziato a vantaggio della Fondazione di un suo componente in carica.
Qualche cosa in più si potrebbe scoprire andando a consultare la rendicontazione finale con tanto di fatture dato che il contributo era "fino" a 394mila euro per capire quanto effettivamente è stato speso a fronte di un contributo incassato totalmente. Tanto più che dalla documentazione presentata in fase di stipula della convenzione, si prevedeva anche la realizzazione di un podcast prodotto da Golem Multimedia (società del settore multimediale di David Parenzo e Shulim Vogelmann nelle foto qui a fianco il giorno della presentazione), scritto e narrato da Giancarlo De Cataldo, con le musiche del premio Oscar Nicola Piovani, che ricostruisce la tragica vicenda dell'attentato alla Sinagoga. Dal computo iniziale di progetto, solo per il podcast si prevedevano121mila euro di costo dei 394mila totali, di cui 76mila messi dallo Stato. Possibile che un podcast, per quanto ben fatto, di appena 4 episodi della durata ciascuno di circa mezz’ora, possa essere costato così tanto?
È comunque singolare che, mentre istituti culturali ed enti di ricerca piangono miseria per chiedere di finanziare le loro attività, alla Fondazione di Bologna, sia stato concesso tutto così facilmente e risulta difficile pensare, ma questa non è un’illazione, che la presenza di Melloni componente in carica nel comitato non abbia avuto alcuna influenza sull’operazione.
Al ministro Dadone e al governo Draghi in generale spettava il compito di vigilare, ma come abbiamo visto dalla vicenda del bando/non bando evidentemente non l’ha fatto.
E poco giova trincerarsi dietro la formale legalità dell’operazione perché certe iniziative possono essere biasimevoli anche se certificate col timbro dello Stato. E un’assegnazione diretta e così costosa ad un ente di ricerca che è rappresentato da uno dei membri del comitato decisore non può non esserlo.
In quanto a Melloni, che ama bollare delle peggiori nefandezze chiunque provi a mettere gli occhi sui benefici pubblici che la “Scuola di Bologna” ha ottenuto, si rassegni: inseguire i fantasmi di improbabili nemici antisemiti laddove non ci sono non serve a nulla, soprattutto quando il tema della lotta all'antisemitismo rischia di essere un buon volano di introiti. E che introiti.
Scuola di Bologna, una mostra pagata a peso d'oro dallo Stato
Il Cantiere Storico Filologico fa i conti in tasca alla Fondazione per le Scienze religiose di Melloni, che ieri ha ospitato Mattarella: in sei anni ha ricevuto 20 milioni di euro dai governi vicini (di sinistra). E per una sola mostra, il comitato di cui Melloni era membro ha staccato un contributo di 400mila euro.