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L'OMELIA DELL'ABATE

“Il reddito universale? Un’apocalisse umana e sociale”

Mentre si parla di “reddito di base universale”, Dom Louis-Marie, Abate dell’Abbazia Santa Maddalena di Le Barroux, ha chiarito: «Con il lavoro l’uomo sviluppa le virtù e rimane ancorato alla realtà, ogni padre può sostenere la famiglia e aiutare i bisognosi. Il reddito universale di base va "contro natura", gettando la società nell'individualismo egoista. San Giuseppe ha provveduto ai bisogni della Sacra Famiglia in un'alleanza di persone».

Editoriali 08_05_2020

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Miei cari padri, miei cari fratelli, cari fedeli,
di recente, il Santo Padre ha confermato il beneficio di uno stipendio universale di base. E alcuni utopisti sono ritornati sulla questione, vagheggiando un reddito universale, che non è affatto la stessa cosa. Lo stipendio è la controparte di un lavoro. Il reddito è una rendita, una pensione, un aiuto, ma senza controparte. Questo progetto di reddito di base universale consisterebbe quindi nel versare una somma di denaro a tutti, senza controparte. Questa sarebbe una buona notizia per noi, poiché credo che anche i monaci e i preti potrebbero  usufruire di questo reddito. Idealmente sarebbe una buona sicurezza di base, che consentirebbe a ciascun individuo di un certo grado di autonomia dallo Stato. E quindi non dipendere da un capo, un marito o persino dal lavoro. Sarebbe quindi l'alba di una maggiore libertà - e molto meno faticosa!

Ma sarebbe anche la prima scintilla di un'apocalisse umana e sociale, perché si tratta di qualcosa quasi contro natura. Primo, perché il lavoro in sé non è alienazione. Non è il lavoro che rende schiavo il lavoratore, l'impiegato e l'artigiano. Sono le condizioni di questo lavoro, quando sono troppo difficili: quando dura troppo a lungo, quando non è pagato abbastanza. Il lavoro stesso è una vocazione a collaborare all’Opera del creatore. Si potrebbe perfino dire: ad essere co-creatori. Attraverso il lavoro, l'uomo può acquisire vera indipendenza, vera libertà, persino nei confronti dello stato. Attraverso il lavoro, l’uomo coltiva se stesso, si sviluppa, si eleva attraverso la conoscenza pratica e per mezzo di molte altre virtù come la forza, la pazienza. Il lavoratore si innalza, si eleva, ma rimane ancorato alla realtà, che impone sempre le sue condizioni. Attraverso il lavoro, ogni padre può sostenere la propria famiglia e, come hanno fatto molti santi laici, aiutare i bisognosi. Ed è lì che voglio davvero arrivare. Con un reddito universale di base, la società affonderebbe profondamente nell'individualismo. Tutti avrebbero il proprio gruzzoletto, magro ovviamente: il padre, la madre, perché non i bambini...Indipendenza? No. Egoismo, sì.

Oggi San Giuseppe è celebrato come lo sposo della Vergine Maria, questo è ciò che ho letto nei libri liturgici. San Giuseppe ha lavorato e guadagnato denaro. E così ha provveduto ai bisogni della Sacra Famiglia. Maria non esercitò una professione remunerativa, eppure ha fatto molto di più per la salvezza delle anime e del mondo, rispetto a San Giuseppe. La Sacra Famiglia non è definita dall'indipendenza degli individui ma da un'alleanza di persone. Ognuno ha il posto che gli spetta. In una comunità monastica, viviamo in parte di questo mistero dell’alleanza. Alcuni lavorano in lavori remunerativi: la panetteria, il frantoio, la vite e la coltivazione delle olive, la libreria e soprattutto, in questo momento, il negozio online, che è un ben carico di lavoro in questo periodo di lockdown. C'è anche la Foresteria che dà una piccola remunerazione. Altri sono occupati in lavori di servizio che non sono remunerativi: la cucina, l'infermeria, l’economato - voi lavorate solo un po' ! - la lavanderia, la biancheria ... la biancheria, è stancante, vero? Idraulici, elettricisti...Altri ancora si dedicano ancora un po’ allo studio e alla formazione spirituale e teologica, e altri ancora all'arte. Quindi siamo una famiglia e tutti sono membri di questa famiglia nella misura in cui partecipano al sostentamento della comunità. Il catechismo afferma chiaramente che nessun cristiano, dovrebbe sentire di avere il diritto di non lavorare e di vivere a spese degli altri solo in virtù del fatto di appartenere a una comunità unita e fraterna. Possa San Giuseppe darci la grazia di resistere alla tentazione del parassita!

Ma noi saremo una vera famiglia se vivremo quest'opera in uno spirito di alleanza, come San Giuseppe e la Vergine Maria: senza rivalità, ma in uno spirito di servizio. È ciò che cercheremo di vivere al meglio nel lavoro, lo applicheremo alla preghiera, che è un esercizio e che è un lavoro. Preghiera per la Chiesa e la preghiera per le anime, per tutte le anime. La Salvezza delle anime ha un prezzo. Preghiamo, noi monaci, ogni giorno, portando il peso di questo servizio, per guadagnare questo premio. E lo faremo con San Giuseppe, patrono universale della Chiesa, artigiano, lavoratore, lo faremo per questo “stipendio” che è la salvezza delle anime. Uno stipendio universale, per tutte le anime, AMEN.

Dom Louis-Marie, Abate di Le Barroux