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VITA

Il pudore dei Nobel nel definire vita un embrione

J.B. Gurdon, premio Nobel per la medicina 2012, stupisce per alcune dichiarazioni rilasciate in un'intervista concessa al mensile “Le Scienze” nel numero di marzo. Prevale ancora una volta l'ipocrisia di definire gli embrioni "vita potenziale".

Vita e bioetica 19_03_2013
Embrioni

J.B. Gurdon, premio Nobel per la medicina 2012, stupisce per alcune dichiarazioni rilasciate in un'intervista concessa al mensile “Le Scienze” nel numero di marzo. Insieme allo scienziato giapponese Yamanaka, Gurdon è stato giustamente premiato per le ricerche sulle staminali ottenute da cellule adulte: una grande possibilità aperta dalla scienza, soprattutto perchè permette di raggiungere il risultato evitando lo sterminio di embrioni umani. Peccato che su questa considerazione Gurdon e l'intervistatrice de “Le Scienze” sembrano avere strane idee.

L'intervistatrice, infatti, si sente in dovere di informare lo scienziato del fatto che in Italia “una parte del mondo cattolico ha festeggiato il vostro Nobel anche come riconoscimento a certi dettami religiosi.” Ma quali sarebbero questi “dettami”? Che “per le persone religiose l'embrione è vita, mentre le singole cellule no.” Direi che qui si fa parecchia confusione sia dal punto di vista “religioso”, che “scientifico”. Mi sembra che questa sia una mistificazione, più che un servizio alla divulgazione, perchè non c'è bisogno di alcun “dettame religioso” per sostenere dal punto di vista scientifico che l'embrione umano non solo vive in senso biologico, ma è una persona in quanto porta in sé un'identità irripetibile che si autocostruisce in un processo di sviluppo senza soluzione di continuità.

Come diceva il celebre scienziato Lejeune l'embrione può essere definito un “giovanissimo essere umano”. Purtroppo anche il premio Nobel Gurdon mostra di fare un po' di confusione, infatti, alla sollecitazione dell'intervistatrice risponde affermando che “un embrione precoce non è un potenziale essere umano, perchè a meno che non venga impiantato nei tessuti della madre non potrà mai formare un individuo”.
Il punto è sempre lo stesso, anche Gurdon concede all'embrione di essere soltanto “un potenziale essere umano” e non un essere umano tutto intero. Eppure proprio la biologia insegna che l'embrione, con un processo intrinseco coordinato e continuo, diviene ciò che in realtà è già. L'adulto che sarà è il frutto di un succedersi di forme che sono momenti diversi dello sviluppo di un unico e irripetibile essere.

Purtroppo, pur mascherata da nobili fini, spesso vince quella tentazione prometeica che vuole fare di tutto un semplice mezzo, anche dell'essere umano.
L'embrione è un soggetto, non una cosa, non una qualsiasi cellula vivente. Infine per rispondere all'osservazione di Gurdon ci permettiamo di ricordare un fatto piuttosto ovvio: normalmente un embrione è impiantato nei tessuti della madre, se no è perchè qualcuno si è intromesso per giocare ad esser come Dio. Gioco estremamente pericoloso che Yamanaka, il collega di Gurdon, mostra di aver compreso piuttosto bene se nel 2007 dichiarava al New York Times :“Quando ho visto l’embrione, mi sono reso conto all’improvviso che c’era solo una piccola differenza fra lui e mia figlia. Ho pensato che non possiamo continuare a distruggere embrioni per la nostra ricerca. Ci deve essere un’altra strada”.