Il post contro la figlia della Meloni e l’IA (che non ha colpe)
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Stefano Addeo, il docente – che intanto ha tentato il suicidio – autore di un post in cui augurava la morte alla figlia di Giorgia Meloni, ha dichiarato di aver usato un'intelligenza artificiale per generare l’offesa. Ma l’IA è solo uno strumento, mentre la responsabilità penale è personale.

Ha tentato il suicidio Stefano Addeo, docente di tedesco al Liceo Enrico Medi di Cicciano, nell’hinterland napoletano, autore di un post in cui augurava alla figlia della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, Ginevra, di appena otto anni, la stessa sorte di Martina Carbonaro, la quattordicenne uccisa dal fidanzato ad Afragola. Addeo ha dichiarato di aver assunto un mix di psicofarmaci, dicendo di non aver retto «all’accanimento mediatico» contro di lui. Ricoverato all’ospedale di Nola, non sarebbe in pericolo di vita.
Il caso del suo post offensivo ha scatenato un ampio dibattito pubblico. Il post è stato successivamente rimosso, ma non prima di aver suscitato indignazione e preoccupazione. «Mi rendo conto della gravità – ha dichiarato il docente – ma in classe non ho mai fatto politica. È stato un errore e chiedo scusa».
Tuttavia, dopo quest’episodio, il docente è stato sospeso dall'insegnamento e sono in corso indagini per valutare eventuali responsabilità legali. La Procura di Roma attende una prima informativa dalla polizia postale per valutare la competenza territoriale di un procedimento penale nei confronti di Addeo. La Meloni ha affidato a un post sui social la sua reazione: «Questo non è scontro politico. Non è nemmeno rabbia. È qualcosa di più oscuro, che racconta un clima malato, un odio ideologico, in cui tutto sembra lecito, anche augurare la morte a un figlio per colpire un genitore. Ed è contro questo clima violento che la politica, tutta, dovrebbe sapersi unire. Perché esistono confini – scrive Meloni – che non devono essere superati mai. E difenderli è una responsabilità che va oltre ogni appartenenza». Il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha condannato fermamente l'atto, sottolineando l'importanza di un comportamento etico e rispettoso da parte di tutti i membri della comunità scolastica: «La figura del docente è di straordinaria importanza nella formazione dei giovani, non solo nell'impartire saperi ma anche nell’educare al rispetto verso gli altri. È indispensabile che i docenti siano per primi sempre consapevoli della responsabilità e del valore sociale del loro ruolo. Non possiamo più tollerare comportamenti di singoli che sui social o in pubblico tradiscono quel decoro e quella dignità che devono caratterizzare una professione così delicata. Il Ministero sanzionerà quanti non sono degni di far parte della nostra scuola», ha commentato il ministro.
Parallelamente, altri esponenti politici hanno denunciato episodi simili di minacce e insulti rivolti ai propri familiari. La figlia di Matteo Salvini, ad esempio, è stata oggetto di minacce di morte sui social, con frasi come «le faccio schizzare il cervello». Anche i figli del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, sono stati bersagli di attacchi online. Questi episodi hanno suscitato una reazione unanime da parte delle istituzioni, che hanno espresso solidarietà alle vittime e hanno promesso azioni concrete per contrastare l'odio online.
Un aspetto controverso del caso del post contro la figlia della Meloni è la giustificazione fornita dal docente, che ha dichiarato di aver utilizzato un'intelligenza artificiale per generare il post offensivo. Secondo lui, la responsabilità sarebbe da attribuire alla tecnologia e non alla sua persona. Tuttavia, questa argomentazione è stata ampiamente criticata, poiché l'intelligenza artificiale è uno strumento e non può essere considerata responsabile delle azioni compiute da chi la utilizza. Il diritto, infatti, stabilisce che la responsabilità penale è personale e non può essere trasferita a una macchina.
Questo episodio solleva interrogativi più ampi sulla cultura della responsabilità nell'era digitale. Attribuire la colpa a un'intelligenza artificiale rischia di deresponsabilizzare ulteriormente gli individui, consentendo loro di compiere atti lesivi della dignità altrui senza conseguenze. È fondamentale, quindi, promuovere una cultura della responsabilità, in cui ogni individuo sia consapevole delle proprie azioni e delle loro implicazioni.
Tutti questi episodi che vedono coinvolti i familiari di esponenti politici evidenziano la necessità di affrontare con serietà il fenomeno dell'odio online. Le istituzioni devono adottare misure efficaci per prevenire e contrastare questi comportamenti, garantendo al contempo la tutela della libertà di espressione. Solo attraverso un impegno condiviso sarà possibile costruire un ambiente digitale più sicuro e rispettoso per tutti.