Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
VERSO IL VOTO

Il Pd e i giochi di prestigio pur di non parlare dell'Italia

La politica estera è la “foglia di fico” del Pd per coprire gli errori dei nostri ultimi governi, che verranno scaricati sul prossimo. Le accuse rivolte a Lega e Fratelli d’Italia su presunte complicità con Orban, Putin e altri esponenti di regimi ritenuti illiberali servono a impedire che l’opinione pubblica valuti con obiettività la drammatica crisi socio-economica che già s’intravvede e che soprattutto le nuove generazioni pagheranno a caro prezzo.

Politica 17_09_2022

Le “polpette avvelenate” che arrivano da Washington e da Bruxelles all’indirizzo delle forze politiche italiane di centrodestra hanno chiare ed evidenti finalità elettorali. Il voto del 25 settembre si avvicina, i sondaggi riservati evidenziano una forbice sempre più larga in favore del trio Meloni-Salvini-Berlusconi e le forze di sinistra usano tutte le armi a disposizione per cercare di contenere le dimensioni della probabile sconfitta.

La par condicio formalmente vincola tutte le forze in campo al rispetto del principio pluralista delle pari opportunità di propaganda e dunque non rimangono che i “colpi bassi”, nazionali e internazionali, per tentare di ribaltare il verdetto delle urne che sembra profilarsi all’orizzonte.

Perfino Giuseppe Conte, che di certo non ama il centrodestra, ha condannato le ingerenze straniere nella politica italiana, invitando il Pd e i suoi alleati a non avvelenare i pozzi della campagna elettorale con insinuazioni, sospetti e accuse infondate o non dimostrabili, come quella rivolta alla Lega di aver ricevuto finanziamenti russi.

In particolare sono due le strategie portate avanti dalla sinistra per tentare quella disperata rimonta alla quale in realtà non credono neppure i più ottimisti fra i dem. La prima è quella di utilizzare i ruoli istituzionali per finalità propagandistiche. Esempio eloquente quello del Ministro degli esteri, Luigi Di Maio, che in queste ore, di fronte al rischio concreto di non tornare in Parlamento, annuncia dossier scottanti in arrivo dagli Usa, sempre in merito ai presunti fondi di Mosca al Carroccio. E’ gravissimo che un Ministro degli esteri, impegnato in prima persona in campagna elettorale, coinvolga la Farnesina nelle sue azioni propagandistiche, attaccando un avversario politico (Salvini) con cui peraltro ha governato per oltre un anno. Se Di Maio avesse avuto delle anticipazioni sui contenuti dei dossier americani, avrebbe dovuto immediatamente renderle pubbliche e c’è da giurare che l’avrebbe fatto, proprio per ricavarne un vantaggio nelle urne. Invece è assai probabile che stia giocando ancora una volta sull’effetto allarme, per sfruttare in termini di visibilità il suo ruolo istituzionale.

Anche altri Ministri come Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, entrambe passate da Forza Italia ad Azione di Calenda, non potendo più contare sul bacino di voti berlusconiani, stanno provando a racimolare consensi sul territorio promettendo ai loro potenziali elettori il ritorno di Draghi a Palazzo Chigi e, implicitamente, il loro ritorno nella compagine di governo. Altra operazione scorretta nei confronti dei cittadini.

La seconda strategia che Letta e soci stanno coltivando in queste ultime settimane di campagna elettorale è quella dei “giochi di prestigio”. Fino a febbraio era vietato parlare d’altro che non fosse la pandemia. Da febbraio in poi è vietato parlare d’altro che non sia la guerra. Peccato, però, che ora si debba discutere soprattutto di emergenza energetica e di rincari di luce e gas. Con una grande ipocrisia: sembra che i nostri ultimi governi non abbiano alcuna colpa di questa situazione e invece ce l’hanno eccome. A partire dai lockdown anti-Covid che il governo Conte 2 ha imposto più di tutti gli altri governi occidentali e che hanno, tra le altre cose, messo in ginocchio l’economia, senza evitare che il nostro Paese conquistasse la “maglia nera” del maggior numero di morti di Covid/con Covid. Inoltre, le politiche paternalistiche e demagogiche dei sussidi a pioggia, del reddito di cittadinanza e dei bonus a più non posso hanno infiacchito il mercato del lavoro, penalizzato il Prodotto interno lordo (Pil) e ridotto la competitività del sistema Italia.

Il governo Draghi, accolto con entusiasmo dai cosiddetti “poteri forti” e appoggiato da un ampio schieramento partitico, non è riuscito più di tanto a invertire la rotta, non avendo neppure cambiato atteggiamento nella lotta alla pandemia, con effetti perversi sull’economia e la società. Le discutibili scelte di politica estera del governo Draghi rappresentano quindi la classica ciliegina sulla torta di una catena di errori che oggi vengono accuratamente occultati dai filo-draghiani e che sono inesorabilmente destinati a riesplodere il giorno dopo il voto, a maggior ragione se dovesse prevalere, come tutti si aspettano, il centro-destra.

La politica estera, dunque, non è, né più né meno, che la “foglia di fico” per coprire gli errori dei nostri ultimi governi, che verranno scaricati sul prossimo. Le accuse rivolte a Lega e Fratelli d’Italia su presunte complicità con Orban, Putin e altri esponenti di regimi ritenuti illiberali servono a impedire che l’opinione pubblica valuti con obiettività la drammatica crisi socio-economica che già s’intravvede e che soprattutto le nuove generazioni pagheranno a caro prezzo.