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Omoeresie

Il parroco getta la spugna: lui va, il capo scout gay resta

Caso del capo scout di Staranzano. Lui rimane e il parroco rassegna le dimissioni: "Impedito l'esercizio pastorale del mio ministero".

Gender Watch 15_08_2018

GORIZIA - Alla fine ha dovuto mollare lui. Il parroco di Staranzano, diocesi di Gorizia, ha gettato la spugna. A un anno dal clamore suscitato dalle “nozze omo” del capo scout della sua parrocchia, con benedizione del vicario parrocchiale presente alla cerimonia, don Francesco Fragiacomo ha detto basta. Per lui, che era parroco dei santi Pietro e Paolo di Staranzano, è pronta una nuova parrocchia. Così ha deciso di vescovo di Gorizia Carlo Roberto Maria Redaelli che nei giorni scorsi ha reso noti gli spostamenti dei sacerdoti.

Nell’elenco diffuso sul sito diocesano, c’è anche il suo, di nomi. Don Francesco andrà dunque via da Staranzano, dove era parroco da appena dieci anni. Direzione: San Canzian d’Isonzo dove avrà la cura di cinque parrocchie. Pochi chilometri di distanza da Staranzano, ma comunque lontano dal clamore e dallo scandalo di un capo scout apertamente omosessuale e unito civilmente nel giugno scorso.

Ma come si è arrivati a questa decisione? Che non si trattasse di un avvicendamento “normale” è parso subito chiaro ai molti parrocchiani che nei giorni scorsi hanno persino protestato con il pastore inviando lettere e petizioni. Ma a fermare subito il can can ci ha pensato don Francesco, il quale ha convocato d’urgenza il consiglio pastorale e raccontato una verità che per riservatezza aveva tenuto segreta. “Nell’aprile scorso mi era già dimesso da parroco di Staranzano”, ha detto nel consiglio pastorale della settimana scorsa comunicando ai fedeli tutti i retroscena di una decisione dolorosa che sembra far cantare vittoria ai fautori dell’omoeresia. Il parroco “omofobo” se ne va, il capo scout invece resta. Chissà con quali premesse il nuovo parroco arriverà nella parrocchia, visto la mala parata con cui don Fragiacomo dovrà congedarsi dai suoi fedeli. Una sconfitta. Ma lui sorride a chi glielo fa notare: “Anche Gesù è stato apparentemente sconfitto…”.

Domenica il parroco pubblicherà sul notiziario parrocchiale le ragioni della sua decisione, a fronte della quale però va detto che il vescovo non ha opposto alcun rifiuto. Avrebbe potuto affrontare la cosa di petto e risolvere la questione, ma ha preferito la più comoda delle soluzioni: il trasferimento. Lontano dagli occhi, lontano da cuore. E dalle rogne.

Eppure, don Fragiacomo nel corso del consiglio pastorale ha detto tutta la verità: “Il vescovo aveva chiesto di fare discernimento. Bene. Io l’ho fatto. Il capo scout è ancora al suo posto e io ne ho concluso che mi sarei sentito connivente con questa situazione se non avessi potuto fare nulla. Così è stato e allora, pur sentendomi moralmente a pezzi, ad aprile ho rassegnato le dimissioni da parroco”. E il vescovo le ha respinte? “No, mi ha detto che mi avrebbe trasferito. Così è stato”.

Don Francesco ha spiegato così ai suoi parrocchiani che in questo modo “mi è stato impedito di esercitare il mio ministero di parroco responsabile della pastorale dato che dovrei parlare con gli scout e invece devo fare finta di niente. Il Vescovo mi ha desautorato e non mi ha appoggiato”, si è sfogato. E ha aggiunto: “Con questo scandalo sotto gli occhi di tutti non posso esercitare pienamente e serenamente la mia missione di parroco”.

Orgoglio e coerenza di un sacerdote. Se lo scandalo non si può superare, allora meglio farsi da parte. E qui lo scandalo non è soltanto il capo scout omosessuale e “sposo” in municipio, ma anche la presenza di don Eugenio Biasiol, che oltre ad essere vicario parrocchiale di Staranzano è anche assistente spirituale del gruppo scout locale e in quanto tale, ha partecipato all’unione civile di Marco Di Rust (così si chiama il capo scout) con il suo compagno. Nella foto è quello appoggiato al muro, in borghese.

Domenica uscirà la lettera che Fragiacomo ha presentato al vescovo che recita più o meno così: “Sua Eccellenza, dopo un lungo discernimento e il confronto di vari presbiteri, interrogata la mia coscienza di cristiano e responsabile della cura pastorale e quindi morale di questa porzione di popolo, considerato di non poter esercitare pienamente efficacemente e serenamente l’incarico a me affidato dall’ottobre 2008, le presento le mie dimissioni di parroco della mia comunità dei santi Pietro e Paolo di Staranzano”.

Finisce così una vicenda che aveva tenuto banco sui giornali per diverso tempo e che aveva avuto anche una coda polemica sul quotidiano dei vescovi Avvenire. Una vicenda che mostra chiaramente come di fronte all’omoeresia dilagante, anche l’autorità ecclesiastica evita di esporsi e delineare con coraggio la verità della Chiesa sull’omosessualità. Il risultato è che a rimetterci sono coloro che quella verità non hanno fatto altro che annunciarla e difenderla.

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