IL LIBRO
Il paradosso del cristiano
La Dottrina sociale come bussola rivoluzionaria per l'uomo contemporaneo. Uno studio di monsignor Luigi Negri.
Tra le righe
17_03_2012
In questo volume monsignor Luigi Negri raccoglie alcune riflessioni sui temi affrontati dal Magistero sociale della Chiesa, prendendo, in particolare, spunto dalle meditazioni di Giovanni Paolo II: le quasi trecento pagine del testo enunciano così chiaramente la vocazione della Chiesa alla presenza nella società e, insieme, analizzano la chiamata che questo tempo d’inizio millennio rivolge a tutti noi, singolarmente o nella nostra identità collettiva di popolo, per ritrovare e rivivere in forma nuova quei diritti non solo immortali, ma anche irrinunciabili, dono del Mistero divino, di cui l’uomo è dotato.
Quello della dottrina sociale è un problema di evangelizzazione e insieme di missione, tanto che non ci potrebbe nemmeno dire autenticamente cristiani se non si facesse riferimento alla dottrina sociale. La storia della Chiesa insegna infatti che se la Fede non avesse più niente da dire sui problemi della vita umana, perderebbe subito la sua caratteristica fondamentale, quella, cioè, di essere la risposta che Dio ha dato all’uomo, come pure si perderebbe la possibilità dell’uomo di sperimentare e incontrare tutta la verità su di sé corrispondendo a questo messaggio: tra evangelizzazione e promozione umana - che diventa sviluppo e liberazione - infatti, esiste un legame molto profondo.
Un fatto importante che monsignor Negri tiene a sottolineare con calore e convinzione è che la dottrina sociale non può nascere da una prospettiva ideologica, e nemmeno potrebbe o vorrebbe trasformarsi in un’ideologia strutturata: il problema della Chiesa, infatti, è, per prima cosa, di presenza e di missione, ovvero di comunicazione della presenza di Cristo nella storia, in cui essa è viva e operante. Il Magistero sociale, che l’autore sviscera, ha attinto i suoi contenuti fondamentali dalla Scrittura; ma non può tradursi in una ideologia rigida, perché nasce come “comunione per la missione”. E proprio a partire da essa sorge nel cristiano un modo nuovo di vivere le dimensioni sociali, come testimonia già la Lettera a Diogneto, uno dei documenti più alti del cristianesimo primitivo: «I cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per territorio, né per lingua né per costumi. Non abitano in città proprie, né usano un gergo particolare, nè conducono uno speciale genere di vita. La loro dottrina non è la scoperta del pensiero di qualche genio umano e non aderiscono a correnti filosofiche. Vivendo in città greche o barbare, come a ciascuno è toccato, e uniformandosi alle abitudini del luogo nel vestito, nel vitto e in tutto il resto, danno l’esempio di una vita sociale mirabile, o meglio, paradossale»: paradossale perché irriducibile alla mera dimensione sociale, ma anche capace di giudicare e trasformare la dimensione sociale stessa, rendendola più umana, più corrispondente alle attese dell’uomo.
La presenza dei cristiani è, in altre parole, il “sale della terra”; e solo grazie a questa presenza capillare dei cristiani nel mondo esso può diventare meno aspro, meno crudele, più umano, capace cioè di liberarsi dai vincoli della ipertecnologizzazione costrittiva, per aprirsi, davvero, a un nuovo umanesimo, a un umanesimo del terzo Millennio.
Luigi Negri
Per un umanesimo del terzo millennio. Il Magistero sociale della Chiesa
Edizioni Ares, Milano 2011, 296 pagine, 16 euro.