Il Papa vivrà con tre confratelli. Novità ma non troppo
Il primo Pontefice agostiniano tornerà al Palazzo apostolico insieme a tre religiosi del suo ordine. Ma la dimensione comunitaria era già vissuta "in casa" di Wojtyła e Ratzinger.

Terminato martedì il secondo soggiorno a Castel Gandolfo, prosegue la ristrutturazione dell'appartamento pontificio che tornerà ad accogliere il Papa dopo 12 anni di oblio. Al momento Prevost risiede ancora nella sua dimora da cardinale, al Palazzo del Sant'Uffizio, e nel giro di un mese dovrebbe avvenire il trasferimento al Palazzo apostolico. Ma stando alle indiscrezioni non ci andrà da solo: con lui, oltre al segretario don Edgar Rimaycuna, vivranno anche tre confratelli dell'Ordine di Sant'Agostino da cui proviene il Pontefice.
In realtà la "comunità papale" nel Palazzo apostolico non è una novità, benché la spiritualità agostiniana vi aggiunga certamente un tocco peculiare. Basta ricordare i precedenti, neanche troppo remoti, del gruppo di religiose polacche che visse nell'appartamento papale al tempo di San Giovanni Paolo II; e le laiche consacrate appartenenti ai Memores Domini che vissero con Benedetto XVI, seguendolo anche dopo la rinuncia al pontificato. Che il Pontefice polacco amasse inoltre avere ospiti a tavola è cosa risaputa, ma anche il più riservato successore tedesco amava coltivare una dimensione familiare: «La vigilia di Natale dopo cena, in attesa della messa, ci riunivamo attorno all’albero acceso, il Papa prendeva il brano del Vangelo della natività di Gesù e lo leggeva, poi ci scambiavamo gli auguri. Mi spiegò che ogni padre di famiglia in Baviera fa così»: così mons. Alfred Xuereb rievocava un Natale nell'appartamento pontificio al tempo di Benedetto XVI.
Insomma, anche sulla Terza Loggia il Papa non viveva isolato, bensì circondato da una "famiglia papale". Ma l'enfasi sulla dimensione comunitaria con cui viene riportata la scelta di Leone XIV sembra quasi voler rassicurare che il ritorno al Palazzo non costituirà uno strappo troppo netto con le scelte operate a suo tempo da Francesco, fondate sui ben noti (parole sue) «motivi psichiatrici» più che su un presunto e inesistente solipsismo dei predecessori.