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Il Papa legislatore rinnova IOR e C9

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L'attuale pontificato verrà ricordato per l'abbondante produzione legislativa e i numerosi atti di governo. Soltanto ieri ben due provvedimenti, rinnovando lo statuto dell'Istituto per le Opere di Religione e la composizione del consiglio di cardinali. Con uno sbilanciamento sull'Europa e sul fronte progressista.

Ecclesia 08_03_2023

Costituzioni, motu proprio, chirografi, rescritti. Quasi non passa giorno senza che il bollettino della Sala Stampa della Santa Sede si trovi a diffondere un nuovo provvedimento papale. A quasi dieci anni dal suo inizio, si può affermare senza timore di smentita che l'attuale pontificato verrà ricordato per l'abbondante produzione legislativa. Di ieri è la notizia del chirografo con cui il Papa ha rinnovato lo statuto del famigerato Ior, nato nel 1942 e – come ricordato giustamente da uno dei cardinali più vicini a Francesco, il cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga – voluto «prudenzialmente Pio XII per proteggere le proprietà della Chiesa davanti alla minaccia che Hitler vincesse la guerra e potesse incamerarle». 

Non appena fu eletto, Bergoglio fu davvero sfiorato dalla tentazione di chiudere l'Istituto per le opere di religione ormai associato a livello mediatico agli scandali finanziari della Chiesa. Ne parlò il suo ex portavoce a Buenos Aires, Federico Wals e sul volo di ritorno dal Brasile lo stesso Francesco si dimostrò sibillino, riportando questa ipotesi tra quelle circolanti ma poi prendendo tempo sulla decisione e dicendo di non sapere «come finirà questa storia». Quasi dieci anni dopo, lo Ior non è stato chiuso e a guidarlo come direttore generale dal 2015 c'è un uomo che conosce bene Bergoglio: il calabrese Gian Franco Mammì che lavorò con i clienti latino-americani dell'istituto negli anni in cui l'allora cardinale argentino guidava l'arcidiocesi di Buenos Aires.

Nel novembre del 2015, il Papa in persona si recò nel torrione Niccolò V per annunciare al consiglio di sovrintendenza  la nomina del dirigente al posto di Rolando Marranci. Se in questi anni i nomi ai vertici delle istituzioni soprattutto finanziarie d'Oltretevere sono cambiati spesso, Mammì è sempre rimasto lì ed è stato proprio lui ad aprire il vaso di Pandora sul palazzo di Sloane Avenue rifiutando alla Segreteria di Stato il prestito per estinguere il mutuo sull'investimento all'origine del processo ancora in corso in Vaticano. E il Papa lodò pubblicamente quest'iniziativa, rivendicando come fosse la prima volta che in Vaticano «la pentola viene scoperchiata da dentro non da fuori». Nell'estate del 2019, quando Francesco promulgò il nuovo statuto dello Ior, si disse che ad uscirne rafforzata era proprio la figura del dg che poteva diventare a tempo indeterminato e la cui cessazione dalla carica scattava al compimento del settantesimo anno d’età. Il nuovo statuto annunciato ieri conferma quello varato ad experimentum nel 2019 e ne prolunga la durata.

Ma il chirografo non è stato l'unico atto di governo di cui si è avuta notizia ieri: infatti, tramite un comunicato stampa, la Sala Stampa della Santa Sede ha fatto sapere che il Pontefice ha rinnovato il Consiglio dei cardinali ed ha nominato come nuovi membri i cardinali Fernando Vérgez Alzaga, Juan José Omella Omella, Jean-Claude Hollerich e Sérgio da Rocha. C'è un filo che lega le due decisioni e rimanda ai giorni caldi del pre-conclave del 2013, quando il tema della riforma dello Ior tenne banco nelle congregazioni generali e tra gli strumenti per risolverlo nel nuovo pontificato si pensò ad un organismo che avrebbe dovuto consigliare il futuro Papa nel governo della Chiesa e nella revisione della costituzione apostolica sulla Curia.

A lanciare la proposta, secondo quanto da lui stesso raccontato, fu il già citato cardinale Maradiaga che fino ad oggi ne è stato il coordinatore. Il porporato honduregno, però, superata la soglia degli 80 anni, pochi mesi dopo il pensionamento dalla guida dell'arcidiocesi di Tegucigalpa e l'uscita dalla lista degli elettori in un futuro Conclave è costretto a lasciare anche il ruolo nel C9. Quest'istituzione fu creata da Bergoglio un mese dopo l'elezione allo scopo dichiarato di revisionare la Pastor Bonus di Giovanni Paolo II e di aiutarlo nel governo della Chiesa universale. Come sappiamo, l'attesa riforma della Curia ha visto la luce lo scorso anno con la pubblicazione della costituzione apostolica Praedicate evangelium. Dunque, l'unico motivo per cui resta in vita il Consiglio è quello di poter essere consultato sul governo da un Papa che si è dimostrato piuttosto decisionista. 

É interessante analizzare i profili dei cardinali che Francesco ha scelto per rinnovare la composizione dell'organismo e sui quali conta per avere supporto anche singolarmente su determinate questioni. All'origine, il Consiglio doveva privilegiare l'universalità della Chiesa scegliendo cardinali provenienti da parti diverse del mondo, tant'è che tutti i continenti risultavano rappresentati e gli europei erano appena due. Con le nuove nomine c'è una preponderanza di europei che sono ben quattro su nove, mentre manca ancora l'Oceania inizialmente rappresentata dall'australiano George Pell. Attualmente, questo continente può contare su pochissimi membri nel collegio cardinalizio.

Da notare l'uscita di scena del tedesco Reinhard Marx a cui resta in Curia il ruolo di coordinatore del Consiglio per l'economia. Mentre si conferma l'ascesa del lussemburghese Jean-Claude Hollerich, presidente della Comece e soprattutto relatore generale della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Negli ultimi tempi, specialmente dopo il commissariamento di Caritas Internationalis che sembra aver eclissato la stella del cardinale filippino Luis Antonio Tagle, sono in tanti ad essersi convinti che il gesuita del Lussemburgo potrebbe essere un potenziale Francesco II.

Una prospettiva che rallegra i più progressisti, mentre spaventa quei cardinali che avevano protestato con il prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, Luis Francisco Ladaria Ferrer per le parole favorevoli di Hollerich ad un cambiamento dell'insegnamento della Chiesa sull'omosessualità. Tra i porporati che presero carta e penna per chiedere che il cardinale lussemburghese venisse smentito pubblicamente c'era – a quanto ci risulta – anche George Pell, uno dei membri-pionieri del Consiglio dei cardinali in cui a partire dalla prossima riunione del 24 aprile siederà proprio Hollerich.