Il Papa istituisce la Domenica della Parola di Dio
Ieri, nella memoria liturgica di san Girolamo, papa Francesco ha pubblicato la lettera apostolica “Aperuit illis” stabilendo “che la III Domenica del Tempo Ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio”. Nel documento si citano la costituzione conciliare Dei Verbum e la Verbum Domini di Benedetto XVI per ricordare il legame inscindibile tra Sacre Scritture ed Eucaristia.
“Stabilisco, pertanto, che la III Domenica del Tempo Ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio”. Con la lettera apostolica in forma di motu proprio “Aperuit illis”, papa Francesco istituisce la Domenica della Parola di Dio.
Il titolo scelto riprende un frammento finale del Vangelo secondo San Luca, dove Cristo, poco prima della Sua Ascensione, “aprì l’intelletto” dei Suoi discepoli “affinché capissero le Scritture” (Tunc aperuit illis sensum ut intelligerent Scripturas). Un documento con cui, scrive il pontefice, intende rispondere alle tante richieste in merito arrivate dal Popolo di Dio. “Esiste nelle diverse Chiese locali una ricchezza di iniziative che rende sempre più accessibile la Sacra Scrittura ai credenti, così da farli sentire grati di un dono tanto grande, impegnati a viverlo nel quotidiano e responsabili di testimoniarlo con coerenza”.
La finalità dichiarata dell’iniziativa potrebbe avere il merito di tentare di contrastare una tendenza registrata drammaticamente da un sondaggio del 2008, promosso in occasione del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio: sempre più cattolici praticanti, con gli italiani che detengono il triste primato, non conoscono le Sacre Scritture. Un dato da non sottovalutare, specialmente perché, come hanno ricordato i Padri conciliari nella Dei Verbum, citando san Girolamo: “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”.
Nell’Aperuit illis, Bergoglio cita la costituzione dogmatica emanata dal Vaticano II e lo fa per rimarcare l’inscindibilità del rapporto tra la Sacra Scrittura e l’Eucarestia. “La frequentazione costante della Sacra Scrittura e la celebrazione dell’Eucaristia - scrive il pontefice - rendono possibile il riconoscimento fra persone che si appartengono”. Spiegando il significato di questa correlazione, Francesco aggiunge: “Quando i Sacramenti sono introdotti e illuminati dalla Parola, si manifestano più chiaramente come la meta di un cammino dove Cristo stesso apre la mente e il cuore a riconoscere la sua azione salvifica”.
Nell’ancorarsi alla costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II sulla divina Rivelazione, il papa ricorda come essa venne incrementata dall’esortazione apostolica Verbum Domini del suo predecessore Benedetto XVI, esortazione definita “insegnamento imprescindibile per le nostre comunità”, particolarmente perché approfondisce “il carattere performativo della Parola di Dio, soprattutto quando nell’azione liturgica emerge il suo carattere propriamente sacramentale”.
L’istituzione della Domenica della Parola di Dio è l'occasione anche per un richiamo a vescovi e sacerdoti sul valore dell’omelia, che non può essere improvvisata ma va preparata con il tempo necessario. “A noi predicatori è richiesto, piuttosto, l’impegno a non dilungarci oltre misura con omelie saccenti o argomenti estranei”, scrive il Pontefice. La via indicata per evitare quest’errore sta nello studio e nella meditazione sui testi sacri, consiglio rivolto anche ai catechisti.
La lettera apostolica si sofferma anche sull’importanza della celebrazione e della divulgazione dell’Antico Testamento: “La Bibbia parla di Cristo e lo annuncia come colui che deve attraversare le sofferenze per entrare nella gloria”. Dunque, precisa il Papa, “non una sola parte, ma tutte le Scritture parlano di Lui” e “la Sua morte e risurrezione sono indecifrabili senza di esse”. Il testo non manca di ribadire, in merito all’interpretazione dei testi biblici nella Chiesa, che “la Bibbia non è una raccolta di libri di storia, né di cronaca, ma è interamente rivolta alla salvezza integrale della persona” e che “l’innegabile radicamento storico dei libri contenuti nel testo sacro non deve far dimenticare questa finalità primordiale: la nostra salvezza”.
In un passaggio ‘ratzingeriano’, poi, Francesco sottolinea come i cattolici debbano leggere la Bibbia alla luce della Tradizione della Chiesa e del Magistero: “Spesso si corre il rischio di separare tra loro la Sacra Scrittura e la Tradizione, senza comprendere che insieme sono l’unica fonte della Rivelazione”. Aggiunge Bergoglio: “Il carattere scritto della prima nulla toglie al suo essere pienamente parola viva; così come la Tradizione viva della Chiesa, che la trasmette incessantemente nel corso dei secoli di generazione in generazione, possiede quel libro sacro come la «regola suprema della fede»”.
Alla fine del documento, papa Francesco rivendica l’intento dichiarato della celebrazione istituita: “Far crescere nel popolo di Dio la religiosa e assidua familiarità con le Sacre Scritture”. Ogni domenica è la domenica della Parola di Dio, ma celebrarla con particolare solennità in un giorno specifico - così come avviene per il mistero eucaristico in occasione della festa del Corpus Domini - dovrebbe servire, secondo lo scopo che si pone quest’iniziativa, a rendere “sempre più accessibile la Sacra Scrittura ai credenti, così da farli sentire grati di un dono tanto grande, impegnati a viverlo nel quotidiano e responsabili di testimoniarlo con coerenza”.
Un giorno solenne che le comunità vengono chiamate a vivere senza allontanarsi dall’insegnamento ribadito da Benedetto XVI in un’omelia del 2008, dove l’attuale papa emerito ricordava come “partecipando alla celebrazione eucaristica, avvertiamo sempre lo stretto legame che esiste tra l’annuncio della Parola di Dio e il sacrificio eucaristico: è lo stesso Mistero che viene offerto alla nostra contemplazione”.