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CHIESA E GIORNALI

Il Papa, i media, i nomi

Capita che i media fraintendano il Papa. Per i nomi "cristiani" è andata bene... - «Il Battesimo, risposta
alla sfida educativa»
, di M. Introvigne
- Il battesimo di Gesù, di R.Sangalli 

Attualità 11_01_2011
nomi

Capita purtroppo abbastanza spesso che il sistema mediatico fraintenda ciò che il Papa dice, o si concentri, enfatizzandoli, su particolari secondari. Oggi i giornali cartacei sono influenzati dai giornali online i quali a loro volta sono influenzati dalle agenzie di stampa.

Negli ultimi anni, la concorrenza sempre più accesa fra le agenzie di stampa ha fatto sì che parte del loro non facile lavoro (i colleghi delle agenzie sono costretti a lavorare sul filo dei minuti, anzi dei secondi), oltre a riferire e sintetizzare in poche righe ampi discorsi, interventi o eventi, sia diventato quello di trovare titoli accattivanti, a effetto, o comunque curiosi. Capaci cioè di attirare immediatamente l’attenzione del lettore, che in questo caso è il caposervizio o il caporedattore di un Tg o di un giornale.

In qualche caso quest’attività ha avuto esiti disastrosi. Penso ad esempio al titolo esorbitante con cui un collaboratore dell’agenzia Ansa diede la notizia di alcuni colpi (si trattava di pallini sparati con una pistola ad aria compressa) esplosi da un quattordicenne durante la visita del Papa a Città del Messico nel luglio 2002. Il ragazzo sparò sulla gente che attendeva il passaggio della papamobile, mezz’ora prima che il corteo di Wojtyla transitasse per quel punto.

Eppure il lancio d’agenzia parlò di spari sul corteo del Papa. Invano, dopo aver interrogato in proposito il capo della polizia, tentammo, con i colleghi vaticanisti che si trovavano in Messico, di convincere i nostri capi in Italia che l’Ansa aveva preso un abbaglio e che non c’erano stati spari sul corteo del Pontefice né altre minacce serie contro di lui.

Il meccanismo semplificatorio della titolazione d’agenzia o dei giornali online viene spesso applicato anche nei quotidiani cartacei e i giornalisti si ritrovano costretti a rincorrere un’interpretazione fuorviante. È di oggi l’esempio di titoli come: «L’educazione sessuale è contro la fede». Cosa che il Papa, nel discorso al Corpo diplomatico di ieri, non ha mai detto. Ha detto invece – come bene spiega Riccardo Cascioli nell’editoriale di oggi – che rappresenta una violazione della libertà religiosa l’imposizione di certi corsi di educazione sessuale e di educazione civile che pretendono di inculcare nei bambini e nei ragazzi determinate concezioni dell’uomo e della sessualità.

Ci sono poi casi nei quali l’enfatizzazione di un passaggio dei discorsi papali e la sua interpretazione estensiva, pur andando del tutto oltre la lettera e l’intenzione del Pontefice, innescano dibattiti comunque positivi. È il caso dell’interpretazione, anche questa volta dovuta al titolo di un’agenzia, di una frase contenuta nell’Angelus di Benedetto XVI di domenica scorsa, festa del Battesmo di Gesù.

Il Papa ha detto: «Non a caso, infatti, ogni battezzato acquista il carattere di figlio a partire dal nome cristiano, segno inconfondibile che lo Spirito Santo fa nascere “di nuovo” l’uomo dal grembo della Chiesa». La sintesi dell’agenzia Agi è stata «Papa: ai bambini bisogna dare un nome cristiano. Benedetto XVI raccomanda ai genitori di non dare ai propri figli nomi che non siano compresi nel martirologio cristiano (rinunciando a nomi diversi, anche se di gran moda». Cosa che il Pontefice, bisogna riconoscerlo, non aveva detto.

Il «nome cristiano» è l’appartenza a Cristo che si realizza con il battesimo, non il nome che dev’essere inserito nel martirologio. Ma in questo caso, ciò che la libera interpretazione ha prodotto, è stato interessante e positivo: ci si è infatti interrogati sulla moda di affibbiare agli incolpevoli e ignari bambini i nomi più strampalati, talvolta storpiati dalle soap-opera, o presi chissà dove. Spesso capricci dei genitori alla ricerca di assonanze esotiche, che poi i figli si ritrovano a dover portare per tutta la vita.