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L'UDIENZA

Il Papa: ecco dove possiamo imparare la misericordia

All’udienza generale Papa Francesco ha proposto la sua sesta catechesi del mercoledì dedicata alla Chiesa. Proseguendo l’esposizione del tema della Chiesa come madre, il Papa si è soffermato sull’aspetto educativo di questa maternità, che si esprime nelle opere di misericordia.

Ecclesia 10_09_2014
Papa Francesco

All’udienza generale, nella quale, salutando pellegrini di Modena e Reggio Emilia, ha anche ricordato il beato Rolando Rivi (1931-1945), assassinato da partigiani comunisti nel 1945, come «eroico testimone di fedeltà a Cristo e al Vangelo», Papa Francesco ha proposto la sua sesta catechesi del mercoledì dedicata alla Chiesa. Proseguendo l’esposizione del tema, che aveva iniziato a trattare la scorsa settimana, della Chiesa come madre il Papa si è soffermato sull’aspetto educativo di questa maternità, che si esprime particolarmente nell’educarci alle opere di misericordia.

 

Una madre educa, e «un buon educatore punta all’essenziale. Non si perde nei dettagli, ma vuole trasmettere ciò che veramente conta perché il figlio o l’allievo trovi il senso e la gioia di vivere». Questo «essenziale» è certamente «la verità», ma per il Vangelo è anche «la misericordia». «Dio si è fatto uomo per salvarci, cioè per darci la sua misericordia». Francesco ricorda le parole di Gesù: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). E si chiede: «Può esistere un cristiano che non sia misericordioso? No. Il cristiano necessariamente deve essere misericordioso, perché questo è il centro del Vangelo». Occorre capire bene, per evitare equivoci, che cos’è la misericordia. Ma questa comprensione non è esclusivamente intellettuale. Infatti, «la Chiesa si comporta come Gesù. Non fa lezioni teoriche sull’amore, sulla misericordia. Non diffonde nel mondo una filosofia, una via di saggezza…. Certo, il Cristianesimo è anche tutto questo, ma per conseguenza, di riflesso. La madre Chiesa, come Gesù, insegna con l’esempio, e le parole servono ad illuminare il significato dei suoi gesti».

La misericordia verso chi è in difficoltà s’impara anzitutto dall’«esempio di tanti santi e sante che hanno fatto questo in modo esemplare»; ma anche «di tantissimi papà e mamme, che insegnano ai loro figli che ciò che avanza a noi è per chi manca del necessario». Anche «nelle famiglie cristiane più semplici è sempre stata sacra la regola dell’ospitalità: non manca mai un piatto e un letto per chi ne ha bisogno». Come spesso fa, il Papa ha raccontato un aneddoto argentino. Una mamma era a tavola con tre figli. «piccolini, 7, 5, 4 anni più o meno, bussano alla porta: c’era un signore che chiedeva da mangiare. E la mamma gli ha detto: “Aspetta un attimo”. È rientrata e ha detto ai figli: “C’è un signore lì che chiede da mangiare, cosa facciamo?” “Gliene diamo, mamma, gliene diamo!”. Ognuno aveva sul piatto una bistecca con le patate fritte. “Benissimo – dice la mamma -, prendiamo la metà di ciascuno di voi, e gli diamo la metà della bistecca di ognuno di voi”. “Ah no, mamma, così non va bene!”. “É così, tu devi dare del tuo”. Così questa mamma ha insegnato ai figli a dare da mangiare del proprio». «Questo – commenta il Papa – è un bell’esempio che mi ha aiutato tanto».

Se non ti avanza nulla, insegna la madre Chiesa, «dà del tuo». Non hai niente? Puoi sempre dare il tuo tempo. «La madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è malato. Quanti santi e sante hanno servito Gesù in questo modo! E quanti semplici uomini e donne, ogni giorno, mettono in pratica quest’opera di misericordia in una stanza di ospedale, o di una casa di riposo, o nella propria casa, assistendo una persona malata». E non solo chi è malato: è un’opera di misericordia anche visitare i carcerati. «“Ma Padre no, è pericoloso questo, è gente cattiva”. Ma ognuno di noi è capace… Sentite bene questo: ognuno di noi è capace di fare lo stesso che ha fatto quell’uomo o quella donna che è in carcere. Tutti abbiamo la capacità di peccare e di fare lo stesso, di sbagliare nella vita». La misericordia ci fa vedere la persona amata da Dio dietro le sue cattive azioni, e nello stesso tempo «cambia il cuore e la vita, può rigenerare una persona e permetterle di inserirsi in modo nuovo nella società».

Soprattutto, «la madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è abbandonato e muore solo. É ciò che ha fatto la beata Teresa per le strade di Calcutta; è ciò che hanno fatto e fanno tanti cristiani che non hanno paura di stringere la mano a chi sta per lasciare questo mondo». La misericordia in questi casi svolge un’opera davvero straordinaria, «dona la pace a chi parte e a chi resta, facendoci sentire che Dio è più grande della morte, e che rimanendo in Lui anche l’ultimo distacco è un “arrivederci”». È l’insegnamento della beata Madre Teresa di Calcutta: «Le dicevano: “Madre, questo è perdere tempo!”. Trovava gente moribonda sulla strada, gente alla quale incominciavano a mangiare il corpo i topi della strada, e lei li portava a casa perché morissero puliti, tranquilli, carezzati, in pace. Lei dava loro l’“arrivederci”, a tutti questi». E questi morti, ha affermato il Papa, oggi aspettano chi li ha aiutati a «morire bene» in Paradiso, «per aprire loro la porta del Cielo». 

Così dunque la Chiesa è madre: «insegnando ai suoi figli le opere di misericordia». Da Gesù la Chiesa ha appreso, e oggi c’insegna, che «non basta amare chi ci ama. Gesù dice che questo lo fanno i pagani. Non basta fare il bene a chi ci fa del bene. Per cambiare il mondo in meglio bisogna fare del bene a chi non è in grado di ricambiarci, come ha fatto il Padre con noi, donandoci Gesù. Quanto abbiamo pagato noi per la nostra redenzione? Niente, tutto gratuito! Fare il bene senza aspettare qualcos’altro in cambio. Così ha fatto il Padre con noi e noi dobbiamo fare lo stesso». La via della misericordia «è la via della vita»: è la strada per la salvezza eterna, e per un mondo cambiato e riconciliato.