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Il quadro

Il Papa dopo la crisi: condizioni stabili ma complesse

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Dopo la crisi di broncospasmo accusata venerdì, la parola “miglioramento” è sparita dai bollettini sulla salute di Francesco. La sua situazione clinica resta stabile ma complessa. La sua stanza al Gemelli sembra sempre più blindata, anche per la comunicazione vaticana.

Ecclesia 03_03_2025
Rosario per il Papa a San Pietro, 1 marzo 2025 (Ap via LaPresse)

Da venerdì sera, il giorno della crisi di broncospasmo che ha causato un episodio di inalazione ab ingestis, la parola "miglioramento" è sparita dai bollettini quotidiani sulla salute di papa Francesco. Sia ieri che l'altro ieri le condizioni cliniche, ha fatto sapere la Sala Stampa della Santa Sede, si sono mantenute stabili. Niente febbre e niente ventilazione meccanica non invasiva: per il paziente è bastata l'ossigenoterapia ad alti flussi che però rappresenta un passo successivo all'ossigenoterapia standard.

La situazione resta complessa e, a differenza di qualche giorno fa, non si fa più accenno ad una scelta prudenziale per giustificare il mancato scioglimento della prognosi. Ufficialmente la comunicazione vaticana non si sbilancia e anche ufficiosamente, nelle informazioni che fa filtrare come «fonti vaticane», resta coperta. Si era detto che sarebbero servite 48 ore per capire le conseguenze dell'episodio di venerdì, ma, al termine di esse, non c'è un responso sicuro. L'impressione è che questo termine si sia allungato. Le solite «fonti vaticane» hanno detto alle agenzie che «i medici si erano riservati 24/48 ore per capire se ci fosse stato un peggioramento dopo la nuova crisi di venerdì; definendo il quadro clinico "stabile" escluderebbero quindi conseguenze dirette». Quindi, chi parla non ha la certezza che il rischio di polmonite ab ingestis sia stato scongiurato, ma lo deduce dalle righe del bollettino evidentemente preparate dai medici. La stanza al decimo piano del Policlinico Gemelli sembra sempre più blindata e inaccessibile anche a chi deve comunicare gli aggiornamenti ai media.

Ieri mattina, intanto, sono tornati a varcarla il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, e il sostituto, monsignor Edgar Peña Parra. Almeno ufficialmente è la seconda volta dall'udienza concessa loro lo scorso 24 febbraio che, tra le altre cose, ha riguardato l'autorizzazione al Dicastero delle cause dei santi a promulgare i decreti per alcuni nuovi santi e beati. Una disposizione comprendente anche la convocazione di un concistoro per le canonizzazioni – per ora senza data – che ha scatenato le speculazioni di chi crede possibile un passo indietro.

Come avevamo scritto, l'arcivescovo venezuelano è il principale uomo di raccordo tra Gemelli e Vaticano in questo momento. La sua presenza in ospedale, infatti, non era indispensabile, essendoci già il suo diretto superiore, ma evidentemente è lo stesso Francesco ad averla voluta.

Intanto, ieri sera è stato il turno del cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Sua Santità, a presiedere l'ormai consueto appuntamento in piazza San Pietro per il Rosario. Sabato, invece, il Rosario era stato recitato dentro la Basilica vaticana: a presiederlo il cardinale Claudio Gugerotti.

Ieri, a mezzogiorno, nell'orario in cui Francesco era abituato ad affacciarsi dal Palazzo Apostolico, è stato diffuso il testo dell'Angelus, in cui il Papa ha ringraziato per le preghiere dicendo ai fedeli di sentire «tutto il vostro affetto e la vostra vicinanza e, in questo momento particolare, mi sento come ‘portato’ e sostenuto da tutto il Popolo di Dio». Nel testo che non ha potuto leggere, il Papa dice inoltre di avvertire «nel cuore la ‘benedizione’ che si nasconde dentro la fragilità, perché proprio in questi momenti impariamo ancora di più a confidare nel Signore; allo stesso tempo, ringrazio Dio perché mi dà l’opportunità di condividere nel corpo e nello spirito la condizione di tanti ammalati e sofferenti».