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FRANCIA

Il nuovo nazionalismo passa dai cantieri francesi

Il presidente Macron non è diverso dai suoi predecessori. Pone sempre l'interesse nazionale francese al di sopra del mercato, dell'Ue e degli accordi internazionali. La sua nazionalizzazione dei cantieri di Stx France, perché non finiscano in mani italiane, conferma una tendenza politica seguita dalla Francia nel lungo periodo.

Economia 29_07_2017
Macron e Gentiloni

Martedì prossimo il ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, sarà a Roma per un incontro da lui richiesto con i nostri ministri dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. Oggetto del colloquio: il colpo di mano di Macron il quale, pur di impedire a Fincantieri l’acquisizione dei cantieri del gruppo francese Stx France, noto soprattutto per i suoi grandi impianti di St. Nazaire, non ha esitato con un apposito decreto a nazionalizzarlo “temporaneamente”. Annullando un accordo, che il suo predecessore François Hollande aveva concesso, Macron intende così impedire che la Stx vada in mani italiane. Da Parigi si è fatto sapere  che  il decreto verrà abrogato solo a patto che il capitale della società sia per il 50% in mano a Fincantieri e per l’altro 50% in mano ad azionisti francesi, e che il controllo del gruppo resti in mano alla Francia.

La vicenda merita di venire seguita molto attentamente. Si tratta infatti di un caso assai rilevante per diversi motivi. Come ieri acutamente osservava Antonio Amoruso, nella sua nota quotidiana Press monitoring, ormai da quasi un anno a questa parte una serie di eventi - dall’elezione di Trump negli Usa, alla Brexit in Gran Bretagna, all’elezione di Macron in Francia, e così via – sta segnando il riemergere del primato dell’interesse nazionale. Sotto i colpi di una crisi ormai di lungo periodo, dovuta sostanzialmente a una globalizzazione molto più subita che governata, gli Stati che si sentono abbastanza forti per farlo ripiegano verso la difesa dello spazio nazionale prendendo più o meno marcatamente e più o meno esplicitamente le distanze dalla logica della globalizzazione.

In una fase storica del genere, la Francia, culla dello Stato nazionale moderno, non può che trovarsi pienamente a proprio agio. Si può dire anzi che il suo attacco del 2011 alla Libia di Gheddafi l’abbia inaugurata. Allora, nell’intento di sostituirsi all’Italia come primo referente europeo della Libia, scavalcando sia la Nato che l’Ue, la Francia non esitò a provocare la caduta del regime di Gheddafi per di più senza preparare nulla per il dopo. Si aprì così un vaso di Pandora che fino ad oggi non si è più chiuso. Si tratta peraltro di una linea di tendenza di lungo periodo, che va anche oltre i singoli presidenti. Come avemmo modo di osservare, il discorso pronunciato da Macron davanti al Louvre la sera della sua vittoria elettorale non fu altro in sostanza che un’esaltazione nazionalistica della Francia e del suo ruolo nel mondo. Sarebbe stato benissimo non solo sulle labbra di Marine Le Pen, ma anche su quelle di molti presidenti francesi suoi predecessori, sia gollisti che socialisti. 

Venendo alla vicenda della Fincantieri e della Stx France, che ora più da vicino ci riguarda, a tutto questo si aggiunge anche il peso dell’atavico atteggiamento della Francia e dei francesi verso l’Italia e gli italiani. Pesa ancora al riguardo la vicenda del nostro Risorgimento, quando lo Stato italiano si formò sotto la protezione e con l’aiuto sia diplomatico che militare della Francia. L’atteggiamento dei francesi verso di noi può essere più o meno benevolo, ma in ogni caso il francese medio non mette in conto che quello con l’Italia e con gli italiani possa essere un rapporto tra pari; quindi tanto meno un rapporto di dipendenza. Negli anni ’60 del secolo scorso fallì per questo uno storico accordo tra l’Alfa Romeo e la Renault, allora entrambe di proprietà statale. In forza di esso la prima doveva produrre in Italia la Renault Dauphine per il mercato italiano e la seconda l’Alfa Romeo Giulietta per il mercato francese. L’Alfa Romeo produsse per diversi anni la Dauphine,  ma la Renault non giunse mai a produrre la Giulietta.  

Si noti che la Stx non era già più in mani francesi. La Fincantieri ne ha infatti comprato il pacchetto azionario di maggioranza da un gruppo cantieristico della Corea del Sud. Quello però che si poteva concedere agli umbratili sudcoreani sembra non si possa concedere agli imprevedibili italiani. Sia Fincantieri che Stx France sono specializzati nella costruzione delle navi da crociera, il più importante fra i settori della cantieristica navale in cui l’Europa continua a reggere il confronto con la concorrenza asiatica. L’alleanza tra Fincantieri e Stx France rafforzerebbe ulteriormente tale primato con vantaggio per entrambe le aziende ed entrambi i Paesi.  Ciononostante l’impossibilità psicologica di accettare il controllo italiano su Stx France conta di più dell’evidente grande convenienza economica dell’operazione. Almeno così vanno le cose al momento. Vedremo se martedì cambierà qualcosa.