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13 NUOVI CARDINALI

Il nuovo Concistoro e le mani sul Sacro Collegio

Papa Francesco ha annunciato che il prossimo 28 novembre terrà un Concistoro per la creazione di tredici nuovi cardinali. Il nuovo Concistoro porta a 128 il numero dei partecipanti ad un eventuale Conclave: il dato più evidente è che il Sacro Collegio assume sempre di più il volto del Pontefice.

IL CARD. BO E LA CHIESA SENZA CHIESA

Ecclesia 26_10_2020

Le indiscrezioni circolate nelle scorse settimane al di là del Tevere hanno trovato conferma durante l'Angelus di ieri. Affacciato alla finestra del Palazzo Apostolico, Papa Francesco ha annunciato che il prossimo 28 novembre terrà un Concistoro per la creazione di tredici nuovi cardinali. Sono nove i nomi dei futuri elettori, quattro, invece, gli over 80.

Tra questi ultimi prevale il tricolore: c'è padre Enrico Feroci, parroco a Santa Maria del Divino Amore a Castel di Leva ed in passato direttore della Caritas di Roma; monsignor Silvano Tomasi, missionario scalabriniano che fu osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e il cui nome recentemente è tornato in pista per la successione a Becciu come Delegato Speciale presso il Sovrano Ordine di Malta di cui si era occupato da membro della commissione istituita da Papa Francesco per indagare sul siluramento di von Boeselager come Gran Cancelliere nel 2017 e che avrebbe portato alle dimissioni dell'allora Gran Maestro, Fra' Matthew Festing; padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia sin dal pontificato di San Giovanni Paolo II che conobbe Bergoglio in Argentina partecipando ad un incontro congiunto di cattolici ed evangelici.

L'unico non italiano a comparire nell'elenco dei cardinali non elettori è il messicano monsignor Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo emerito di San Cristóbal de las Casa, distintosi recentemente per un articolo pubblicato su "L'Osservatore Romano" nel quale aveva risposto alle critiche rivolte alle famose statuette Pachamama, sostenendo che "sono simboli di realtà ed esperienze amazzoniche, con motivazioni non solo culturali, ma anche religiose, ma non di adorazione, perché questa si deve solo a Dio".

Il nuovo Concistoro porta a 128 il numero dei partecipanti a un eventuale Conclave, di cui ben 73 sono quelli creati da Francesco, 40 quelli da Benedetto XVI e 16 da San Giovanni Paolo II. Come prevedibile a ricevere la porpora il prossimo 28 novembre ci sarà anche il neoprefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Marcello Semeraro, di cui abbiamo scritto pochi giorni fa. Così come non desta sorprese il nome di monsignor Mario Grech, succeduto ad inizio settembre all'ottantenne cardinale Lorenzo Baldisseri in qualità di Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi.

Il quarto cardinale statunitense creato nel pontificato di Francesco, invece, non sarà l'ispanico José H. Gomez, eletto presidente della Conferenza episcopale Usa circa un anno fa, ma il suo predecessore afroamericano Wilton Gregory. L'arcivescovo metropolita di Washington è senz'altro uno dei presuli più in sintonia con l'orientamento pastorale dell'attuale pontefice che lo ha scelto nel 2019 per raccogliere la scottante eredità del cardinale Donald Wuerl costretto alle dimissioni dopo essere finito sotto accusa per come aveva gestito alcuni casi di abusi sessuali compiuti da chierici.

La carriera ecclesiastica di Gregory è stata segnata da alti e bassi: ricoprì l'incarico di presidente della Conferenza episcopale statunitense negli anni dell'opposizione della Chiesa all'invasione dell'Iraq, facendosi apprezzare da Wojtyla per la lettera di protesta inviata alla Casa Bianca in quel frangente ("Troviamo difficile giustificare l'estensione all'Iraq della guerra al terrorismo, in assenza di chiare e adeguate prove del coinvolgimento degli iracheni negli attentati dell'11 settembre o di un loro imminente attacco") ma non riuscì ad imporre agli altri vescovi la 'sua' linea della tolleranza zero dopo il summit in Vaticano organizzato per fronteggiare il primo scandalo pedofilia nel 2002.

Di recente si è fatto notare per aver rimproverato duramente il presidente Trump dopo la sua visita al santuario dedicato a San Giovanni Paolo II, mentre in occasione della vittoria di Obama nel 2008 si era lasciato andare a commenti più che entusiastici, definendola "un grande passo per l'umanità". Oltre a Semeraro, gli altri italiani elettori presenti nell'elenco sono monsignor Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo metropolita di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino e secondo romano del Sacro Collegio insieme a Matteo Maria Zuppi, e il francescano Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi dove Papa Francesco ha firmato - per la prima volta nella storia fuori dall'Urbe - la sua ultima Enciclica.

E nel futuro Conclave, oltre al quotatissimo Tagle oggi alla guida di Propaganda Fide, dovrebbe entrare anche un altro filippino, monsignor José Fuere Advincula. In quello che è il Paese più cattolico d'Asia c'è sorpresa per la scelta ricaduta sull'arcivescovo metropolita di Capiz: gli esperti locali, infatti, avevano previsto che la berretta rossa potesse finire sul capo di monsignor Jose Palma, arcivescovo di Cebu che si contende il primato di roccaforte del cattolicesimo con Manila. Ancora una volta il baricentro di una parte delle nomine papali si è spostato verso le periferie, come ha dimostrato anche l'inserimento nell'elenco di monsignor Cornelius Sim, vicario apostolico del Brunei. Sim, bruneiano di origini cinesi, è stato il primo sacerdote locale ordinato nel piccolo regno a grande maggioranza mussulmana dove nell'aprile del 2019 il Sultano aveva promosso l'introduzione di una legislazione ispirata alla sharia e che inizialmente prevedeva anche la pena di morte per omosessuali ed adulteri.

Il Brunei, la cui comunità cattolica è formata per lo più da migranti di nazionalità filippina, è stato inserito nel rapporto sulla libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che soffre come uno dei diciassette Paesi con cui l'Unione Europea mantiene ottimi rapporti per motivi commerciali nonostante l'esistenza di forme di discriminazione ai danni di cristiani.

Anche la Chiesa cilena, martoriata in questi anni dallo scandalo pedofilia che aveva causato le clamorose dimissioni collettive dei vescovi del Paese e alle prese in questo periodo con le devastazioni ai danni degli edifici di culto, esprimerà un nuovo cardinale, sebbene di nazionalità spagnola. Si tratta del francescano monsignor Celestino Aós Braco, scelto da Francesco prima come amministratore apostolico e poi come arcivescovo di Santiago succeduto al dimissionario cardinale Ricardo Ezzati, accusato di aver coperto casi di abusi su minori. Monsignor Aós ha accolto la notizia registrando un video in cui ha invitato i fedeli a pregare per lui ma anche ad andare a votare per il referendum con cui i cileni dovranno decidere se cambiare o no la Costituzione. Del francescano avevano colpito alcune immagini registrate nella Cattedrale di Santiago durante la celebrazione di una Santa Messa in cui si vedeva il presule negare la Comunione a i fedeli che desideravano riceverla in ginocchio.

In un'intervista concessa successivamente a Crux, interrogato dalla giornalista Ines San Martin sulle motivazione di quel comportamento, il futuro cardinale si era difeso, dicendo: "credo che Gesù Cristo sia nell'Ostia santa, sia in piedi che in ginocchio. In quel momento c'è stata una reazione, alcuni hanno detto che ho umiliato quelle persone chiedendo loro di alzarsi. Se si sono sentiti umiliati, chiedo perdono, non era l'intento". In seguito a queste scuse, Aós ha ripreso a comunicare i fedeli inginocchiati.

Un solo presule rappresenterà l'Africa nel Concistoro del 28 novembre: Antoine Kambanda, arcivescovo di Kigali e primo cardinale del Ruanda, uno dei pochi sopravvissuti della sua famiglia al genocidio del 1994. La porpora è un "premio" per il suo impegno in favore della riconciliazione e della pace del Paese, una strada necessaria indicata già nel 1998 da San Giovanni Paolo II durante la visita ad limina dei vescovi ruandesi. Nelle scorse settimane il cardinale Camillo Ruini, a proposito di porpore, aveva detto ad Aldo Cazzullo sul Corsera che "non sarebbe bene che l'Italia fosse sottorappresentata". Papa Francesco sembra quasi averlo ascoltato con la decisione di nominare ben sei italiani, sebbene solo tre di loro siano elettori e nessuno provenga da diocesi tradizionalmente cardinalizie.

Ma il dato più evidente del nuovo Concistoro è che il Sacro Collegio assume ancora di più il volto del pontefice, allergico alla logica del "manuale Cencelli" e determinato a privilegiare gli outsider diocesani.