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NUOVA RELIGIONE

Il cardinal Bo e la Chiesa senza Chiesa

Il cardinale Charles Maung , in un'intervista al blog di Matteo Matzuzzi, regala parole chiare, nella loro confusionela Chiesa non è più in missione perché deve rimanere di minoranza, la Chiesa deve vivere nelle catacombe contenta di esserci e con l’intento di rimanerci, deve essere battezzata e non più battezzare. Ma questa è ancora la Chiesa?

Ecclesia 25_10_2020 English Español

Colpisce molto leggere che secondo un cardinale asiatico il cristianesimo deve essere battezzato nelle religioni orientali: “La Chiesa ha bisogno di essere battezzata nel Giordano delle culture asiatiche, assorbendo la semplicità e l’interiorità della religione asiatica”.

Come si sa, battezzare vuol dire far entrare nella nuova vita divina. Ci si chiede quindi cosa abbiano di divino le culture orientali per purificare ed elevare il cristianesimo e la Chiesa cattolica. Si era sempre detto che fosse il cristianesimo ad avere la forza di confermare le culture nei loro legittimi elementi di diritto naturale e poi purificarle ed elevarle illuminandole e donando loro una nuova vita. Che un cardinale oggi dica il contrario lascia un po’ storditi. 

Sto parlando del cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon (Myanmar), guida di una Chiesa di estrema minoranza nel Paese, creato cardinale cinque anni fa, e della sua intervista rilasciata a “Newman”, il blog di Matteo Matzuzzi, e pubblicata il 16 ottobre scorso.

La sua idea del battesimo del cristianesimo nelle religioni orientali, molto problematica dal punto di vista teologico, viene da lui motivata anche dalla presunta origine “orientale” del cristianesimo e quindi dall’attesa, in futuro, del suo ritorno a casa, dopo il deludente periodo “occidentale”. Il giudizio è insostenibile prima di tutto per motivi storici; la Palestina dei tempi di Gesù era territorio dell’Impero Romano e quindi non gravitava in oriente ma in occidente, sicché parlare di origini orientali risulta difficile.

Lo è anche per motivi culturali: il cristianesimo “occidentale” non è stato deludente. Benedetto XVI, alla cui visione il cardinale Bo si contrappone drasticamente, aveva sostenuto che il cristianesimo in occidente aveva trovato qualcosa di provvidenziale da considerarsi patrimonio non solo dell’occidente. Uno di questi elementi provvidenziali è stato l’incontro con la metafisica (greca) che in oriente non sarebbe mai avvenuto, sicché la formulazione del simbolo apostolico non sarebbe stata possibile: la Chiesa non sarebbe stata indotta a parlare con la ragione di ciò in cui credeva, i grandi concili dell’antichità non avrebbero avuto le categorie concettuali per precisare la dottrina e il canone. Piuttosto dannoso, come si vede, un cristianesimo “orientale” anziché “occidentale”.

E’ chiaro che in occidente è nato qualcosa che non è solo occidentale e che non può essere trasformato in orientale. Se cardinali e vescovi delle Chiese asiatiche dovessero rimanere prigionieri di questa concezione geografica-sociologica del cristianesimo occidentale sarebbe un vero guaio per la Chiesa.

Il cardinale Bo, nella sua intervista, liquida l’occidente europeo considerandolo troppo “profondo e analitico” e quello latinoamericano perché avrebbe trasformato il cristianesimo in “parodia”. L’Asia invece, “con il profondo significato che dà all'energia interiore e alla sacralità del cosmo, è un terreno fertile per il Gesù mistico e trinitario”. E aggiunge: “Senza l'Asia, il cristianesimo potrebbe diventare storia. Né l'Asia né l'Africa vogliono contribuire a questa eventuale tragedia”. Pur tenendo conto che una breve intervista non può non essere approssimativa come questi passaggi infatti dimostrano, qui si notano due gravi errori di impostazione.

La mistica cristiana, ma anche la più semplice contemplazione, hanno ben poco da condividere con la mistica orientale, cosa purtroppo che si trascura oggi, tanto che anche papa Francesco equipara il monaco cattolico al monaco buddista. Credo che nessun Dupuis riuscirà mai a colmare questo scarto tra le due visioni della mistica. La prima è lo sviluppo della conoscenza metafisica (senza metafisica non c’è mistica cattolica) mentre la seconda è una mistica della dissoluzione di sé nel Tutto.

Anche tra la visione cristiana del cosmo e quella delle religioni asiatiche c’è una differenza abissale. Qui il cosmo è stato dato alla responsabilità co-creativa umana, alla penetrazione razionale e alla legittima manipolazione tecnica, là invece è un tutto-vivente di cui l’umo non è signore ma elemento.

Quanto poi alla “tragedia” di un cristianesimo che voglia “diventare storia” bisogna ricordare che ciò è inevitabile dato che Cristo è il Signore della storia e risulta strano che ora i cardinali asiatici lo mettano in discussione. Certo, è difficile pensarla così senza le categorie filosofico-teologiche “occidentali”, ma proprio questo spiega che sono state formulate in occidente ma non sono solo occidentali. Se i cardinali asiatici le rifiutano per il primo motivo perdono il secondo, ed è molto grave.

La Chiesa cattolica del Myanmar è in grande minoranza nel Paese. Il cardinale Bo lo sa, ma ritiene che così debba essere, che Cristo non voglia Chiese di maggioranza ma solo Chiese di periferia: “Una manciata di cristiani scosse il potente Impero Romano con la sua robusta testimonianza d’amore. Parlare di “Chiesa forte” è quindi improprio. Il potere e il dominio sono l’antitesi della Chiesa di Cristo. Il millennio della Chiesa trionfante e spettacolare è finito”.

Parole chiare, nella loro confusione: la Chiesa non è più in missione perché deve rimanere di minoranza, la missione sarebbe potere e dominio, la Chiesa deve vivere nelle catacombe contenta di esserci e con l’intento di rimanerci, deve essere battezzata e non più battezzare. Molto bene: ma questa è ancora la Chiesa?