Il non-terremoto di Roma e il Manto di Maria
In caso di catastrofe, sempre meglio confidare nella protezione della Vergine. La quale ci ha già più volte dato garanzia di grande affidabilità.
Mentre scrivo, il paventato terremoto a Roma non si è ancora verificato (ma ci sono altre dieci ore di attesa…). In verità, più che una profezia di un defunto era una previsione basata su un certo allineamento dei pianeti. Astrologia, dunque? No, astronomia, sebbene il resto degli astronomi non confermi.
Al grido di "non ci credo ma non si sa mai", pare che una non disprezzabile fetta di negozianti romani abbia tenuto abbassate le saracinesche. C’è da capirli: l’azienda è azienda. A ben rifletterci, l’eventuale terremoto l’azienda la distruggerebbe, quindi è la vita che viene messa in cautela. Ma perché i negozianti sì e i cardinali no? Boh. Nemmeno i finti centurioni del Colosseo si sono messi al sicuro.
Fosse per me, salirei su uno di quei bus colorati che fanno il giro turistico dell’Urbe. Ma non uno qualsiasi. Uno di quelli che effettuano il tour patriottico con su scritto «Roma italiana». Scelglierei uno di questi, non uno di quelli con sopra scritto «Roma cristiana». Eh, sono stato di recente a Roma e ho visto che i secondi sono affollatissimi, mentre i primi hanno al massimo un passeggero. Sai com’è, in caso di fuga precipitosa, non vorrei finire schiacciato nella ressa del fuggi-fuggi. Perciò, poiché della Roma Risorgimentale non frega nulla a nessuno, saremmo solo io e l’autista, io che sto al sole del secondo piano e lui che sta al volante.
Mi chiedo, poiché il previsto terremoto è stato descritto come rovinoso (non so dirvi il grado, perché tra Mercalli e Richter mi confondo sempre, anche se preferisco Mercalli per affinità ideologiche: era un prete), non sarà che il Padreterno voglia commemorare il centocinquantenario dell’Unità d’Italia a modo suo? Ma no, sarebbe l’unico a cui importi qualcosa di Roma Italiana. E poi non vorrei fare la fine del buon Roberto De Mattei, richiesto di licenziamento a furor di popolo per aver detto che Dio talvolta permette le catastrofi naturali per punirci. A ben rifletterci, comunque, il licenziamento non lo temo, non essendo io funzionario di alcunché. E poi, Dio, quando decide di punire, di solito ricorre al diluvio. Niente, staremo a vedere.
A Roma ci sono le chiese più sacre della cristianità, c’è il Papa e il Vaticano, c’è la Madonna Salus Populi Romani che scongiurò persino i bombardamenti alleati. A Lei e alla sua intercessione è sufficiente un solo santuario. Come quello indiano di Vailankanny, che lo tsunami schivò di misura andando ad allagare tutto il territorio per mezzo chilometro oltre: chi stava in chiesa si salvò, icona vivente (è il caso di dirlo) della Protezione di Maria. Chi sta sotto il di Lei Manto non ha nulla da temere. Perciò i negozianti romani hanno ancora diverse ore di tempo per procurarsi un’immagine della Vergine, di quelle in cui ripara con il suo mantello la gente, appenderla nel negozio e riaprire bottega. Quanto agli altri, salgano su un bus Roma Cristiana e ripetano tre volte l’antica invocazione «A flagello terraemotus libera nos, Domine», dopodiché si godano il panorama.
Quanto a noi, aspetteremo fiduciosi l’anno venturo, quando scadrà la profezia maya. In fondo, a noi credenti la fine del mondo fa un piacere. Questa, per noi, è Valle di Lacrime, dove si lavora tutto l’anno e si riposa meno di un mese, per metà anno si sgobba per lo Stato e per mantenere Fiorello, Belèn e Santoro, la pensione la si restituisce tutta la servizio sanitario e i figli sono come l’uovo di pasqua: non sai mai cosa ne esce. Signore del cosmo e dei pianeti allineati, venga il tuo Regno. Una buona volta.