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PERSECUZIONI

IL NATALE E IL SANGUE DEI CRISTIANI

Violenze contro i cristiani nelle Filippine e in Nigeria. Violenze in Pakistan. Il Natale bagnato nel sangue ci richiama la strage degli innocenti...

Editoriali 27_12_2010


È stato un Natale di sangue per i cristiani. Un attentato è avvenuto in una chiesa cattolica nelle Filippine, mentre si celebrava la messa di Natale, e chiese sono state attaccate e date alle fiamme in Nigeria, dove ha perso la vita anche un sacerdote. Ma vittime innocenti ci sono state anche in Pakistan, a causa di un attacco kamikaze contro un centro di distribuzione del Programma alimentare mondiale dell’Onu.

Colpisce che proprio nel giorno in cui abbiamo celebrato la nascita del Salvatore - di un Dio che si fa bambino, l’Onnipotente che si fa inerme, totalmente affidato alle cure di un padre e di una madre, venuto al mondo nella precarietà – tanto sangue sia stato versato. Colpisce il dilagare della violenza. Colpisce in particolare l’odio anticristiano. Quel sangue versato ci richiama alla concretezza della storia della quale abbiamo appena fatto memoria.

Il Natale non è una favola zuccherosa, non è la festa dei buoni sentimenti (con tutto il rispetto per i buoni sentimenti, che aiutano…). Il piccolo nato nella grotta di Betlemme è fin da subito al centro di una lotta, minacciato dalla violenza, anzi, dalla «furia omicida», come l’ha chiamata il Papa. La furia omicida del re Erode, che vuole eliminare il Bambino e per questo fa uccidere tutti i maschi al di sotto dei due anni nella piccola città della Giudea.

Ecco, lo stupore di fronte al dono di quel bimbo che è Dio, di quell’Onnipotente che si è fatto carne nel grembo di Maria; lo stupore di fronte alla inerme bellezza di un Dio che sceglie di entrare nel mondo nella debolezza più estrema, non ci deve far dimenticare che quell’ingresso è immediatamente avversato, ostacolato.

Non deve farci dimenticare la strage dei piccoli innocenti e la fuga della sacra famiglia in Egitto. Anche Gesù, insieme ai suoi genitori, è stato un senzatetto, anche Gesù è stato un profugo migrante. Ed è venuto al mondo nel sangue. Le immagini e le testimonianze che rimbalzano sui nostro teleschermi in questi giorni dalle Filippine e dalla Nigeria, il sacrificio dei cristiani, le vittime innocenti dell’odio e dell’intolleranza ci richiamano a quei fatti avvenuti duemila anni fa.

È importante non abituarci a questo martirologio. E chiedere «con forza» al Signore, come ha fatto ieri Benedetto XVI, di toccare il cuore degli uomini, perché odio e violenza cedano il passo alla riconciliazione e alla pace.