Il Natale di Gesù per la storia
Quel santo 25 fu la festa delle luci, che dal 163 a.C. cade negli otto giorni che fanno seguito al 25 di kislev.
Il dì in cui giunse a luce del mondo...
Nei tre precedenti articoli pubblicati su La Bussola Quotidiana nelle scorse settimane - dedicati al calendari, a Dionigi e alle date proposte dagli storici antichi - sono state presentate numerose ragioni per circoscrivere la data del Natale in un intervallo di tempo molto ristretto.
Possiamo riassumerle così:
- le date dei calendari antichi mostrano un’incertezza possibile di 1-2 anni.
- gli storici antichi orientano l’anno di nascita di Gesù sul 2 a.C. con ipotesi tra il 3 a.C. e l’1 a.C
- le date di Giuseppe Flavio sono del tutto coerenti con questa indicazione (la questione della morte di Erode "certamente avvenuta" nel 4 a.C. è solo un grosso travisamento delle sue informazioni).
- la data proposta da Dionigi il piccolo è l’1 a.C. = 753 AUC dato che l’anno 1 AD = 754 AUC
A queste prime conclusioni possiamo associare altri indizi. L’inizio della vita pubblica di Gesù è successivo al suo battesimo al Giordano, quindi fa seguito al fluire di una folla da Giovanni il Battista, il quale - lo leggiamo nel vangelo di Luca - fece la sua comparsa sulla scena nel quindicesimo anno di regno di Tiberio Cesare, divenuto imperatore nel settembre del 14 d.C. Si può notare che il XV anno di Tiberio nel 29 d.C. soddisfa il modo romano di contare gli anni di regno (considerando 1 quello seguente l’anno di accesso) e permette di correlare molte altre conoscenze.
In particolare le minacce allusive dei sinedriti a Pilato ("non sei amico di Cesare"), durante il rapido processo a Gesù, riecheggiano la situazione che vedeva il procuratore romano ricattabile dopo che il suo potentissimo amico e prefetto Seiano era caduto in disgrazia presso Tiberio nel 31 d.C.
Bisogna sapere che Tiberio stravedeva per Seiano. Lo innalzò alla carica di "pontefice" e in qualche modo lo indicò come proprio successore. L’ombra del tradimento rese però assai feroce l’imperatore e Seiano ne conobbe il brusco voltafaccia, con un processo sommario e l’arresto, cui seguirono la damnatio memoriae e la condanna a morte, eseguita nottetempo, tra il 17 ed il 18 ottobre dell'anno 31, gettando nel Tevere il cadavere dato in pasto alla folla. Il fatto fece "il giro del mondo" e a Gerusalemme si sapeva che Pilato era stato un protetto di Seiano.
Nel vangelo di Luca leggiamo che Gesù iniziò la sua vita pubblica trentenne e visse almeno tre pasque, quindi altri due anni e qualche mese, il che porta quella deciva al più presto nel 31.
Non è perciò possibile che la pasqua di morte/resurrezione possa essere quella del 30 che è la data più frequentemente ritenuta nei testi normalmente disponibili: si noti che questa data non è possibile nemmeno se l’anno attribuito al XV di Tiberio fosse il 28, in quanto il XV di Tiberio non è il primo anno in cui Gesù visse i suoi anni "pubblici", ma è l’inizio della missione che Gli fu propedeutica, anteriore di almeno qualche mese, ad opera del Battista. Perché il 30 possa essere l’anno della morte e resurrezione di Gesù crocifisso, il XV di Tiberio dovrebbe scivolare almeno al 27 il che è incompatibile con la storia, essendo vivo e vegeto Augusto fino all’agosto del 14.
A queste già consistenti prove va aggiunta la collocazione del 14 nisan (che è certamente la data della crocifissione, come già diffusamente illustrato precedentemente) di venerdì, il che rende il 33 l’unico anno con questa caratteristica (ricavabile dall’uso dei calendari e dalla successione dei giorni della settimana, qualunque sia il calendario, senza mai saltarne uno). Gli anni 31 e 32 non presentano alcuna possibilità di avere un 14 nisan di venerdì.
La tradizione cristiana non per nulla attribuisce a Gesù un’età "finale" di 33 anni e infatti 33 anni e pochi mesi prima della primavera del 33 c’è proprio il passaggio tra il 2 e l’1 a.C. A ulteriore conforto di quanto fin qui esposto, possiamo considerare che se Gesù fosse nato al termine del 2 a.C., nel 33 d.C., sarebbe vissuto in terra 33 anni compiuti, morendo e risorgendo nel trentaquattresimo. Se invece fosse nato al termine del 1 a.C., Gesù sarebbe vissuto in terra 32 anni compiuti, salendo al Padre durante il suo trentatreesimo anno. Nell’ipotesi non sostenibile dati alla mano, ma da molti proposta, di una Pasqua di resurrezione databile nel 30, per vivere 33 anni compiuti Gesù sarebbe dovuto nascere alla fine del 5 a.C., mentre per viverne sulla terra 32 compiuti andrebbe bene anche il 4 a.C., ma si dimostrano entrambe delle ipotesi non suffragate da alcuna delle informazioni disponibili.
Non dobbiamo trascurare anche altri dati storici disponibili e tutti concorrenti a suffragare la realtà che viene sempre più chiarendosi: Giuseppe Flavio scrive che la battaglia di Azio (inequivocabilmente accaduta in quello che oggi è il 31 a.C.) avvenne nel settimo anno di Erode, quindi nel 30-31 a.C
Erode regnò 37 anni: il 37° anno è 30 anni dopo la battaglia di Azio, cioè con inizio nel 1 a.C. e fine nel 1 d.C. Non si scappa. Erode nel 4 a.C. era ancora vivo e Giuseppe Flavio lo scrive chiaro.
Augusto nel 2 a.C. fu insignito del titolo semi-divino di Pater Patriae. Roma è al massimo dello splendore. Viene dall’aver celebrato con magnificenza il 750° anno dalla fondazione della città (nel 3 a.C.) e siamo nel 25° anno di regno di Augusto come Imperatore (Ottaviano lo divenne nel 27 a.C. dopo aver formalmente restituito al senato i poteri straordinari assunti per guerreggiare contro Marco Antonio, in modo da salvare la forma repubblicana dello Stato, ma per vederseli restituiti con il titolo di Augusto). Questo doppio appuntamento con la storia coincise con il primo anno delle cosiddette indictiones (nel 3 a.C.) che il frammento trovato dagli archeologi a Paflagonia (nell’attuale Turchia) conferma come data e come realtà di un censimento in corso. Una situazione che poi trova logica sostanza nel censimento in atto in Palestina ancora l’anno successivo. In merito alle “indictiones” non sfugga che in un documento del 781 d.C. una bolla papale recita che si tratta del IV anno della indizione LIII, il che fa iniziare il calcolo nel 3 a.C. (senza dimenticare che quella “papale” cominciava il 1 gennaio, ma quella “imperiale” iniziava dal giorno dopo la nascita di Augusto, il 24 settembre).
I legati imperiali in Palestina non di rado si alternavano nel compito, un po’ perché era abitudine dei Romani a quel tempo di ruotare ogni triennio gli incaricati, e un po’ -visto che la provincia non era delle più facili- perché l’esperienza passata era sicuramente un prezioso aiuto. Per esempio Senzio Saturnino era in Palestina già nell’anno 10-9 a.C. quando, nel suo ventottesimo anno, Erode senza il consenso dei Romani (così scrive Giuseppe Flavio), mosse guerra ai Nabatei. Ma Saturnino ci ritornò per sostituire Varo, a lui subentrato ma non brillante nel gestire gli eccessi di Erode e perciò probabilmente rimosso anzitempo. Il mandato di Saturnino terminò quando fu il turno di Quirinio, che fino al 3 a.C. aveva combattuto e sconfitto i predoni sui monti del Tauro.
Tertulliano attribuisce a Senzio Saturnino il censimento durante il quale nasce Gesù e che Luca ci dice invece associato a Quirinio come governatore della Siria. L’evangelista precisa che è il primo, visto che ne eseguì un secondo, trentasette anni dopo la battaglia di Azio, come scrive ancora Giuseppe Flavio: nel 7-8 d.C. Se Erode fosse morto davvero nel 4 a.C. Luca, scrivendo 50 o 60 anni dopo, si sarebbe sbagliato di una dozzina di anni: troppi per essere credibile). Non stiamo parlando del 7 a.C., ma del 3-2 a.C: il censimento iniziò nel 3 a.C. (come a Paflagonia) quando c’era ancora Saturnino, ma si prolungò per l’anno successivo (c’è da immaginare qualche resistenza particolare in quella riottosa provincia) quando fu Quirinio ad occuparsene.
Augusto aveva in gran considerazione Quirinio, tanto da affidargli il figlio Caio, perché lo istruisse nell’arte del governo. Nel 1912 l’archeologo Ramsay scoprì ad Antiochia di Pisidia un’iscrizione che stabilisce la presenza di Quirinio come proconsole in area siriana in un’epoca anteriore al 6 d.C., dopo la guerra contro gli omonadensi. Nel 1764 a Tivoli è stata trovata una lapide datata 14 d.C. che parla di di un personaggio, un vincente in battaglia, che è stato per due volte legato imperiale in Siria. Non Varo (tragicamente sconfitto a Teutoburgo), non Saturnino, di cui non risultano particolari meriti militari; resta Quirinio, dando ragione a Luca che distingue opportunamente un primo censimento dall’altro, comunque famoso e puntualmente registrato da Giuseppe Flavio (e da chi prende questa cantonata per screditare San Luca come storico).
Avremo modo nel prossimo articolo di affrontare altri indizi più strettamente legati all’astronomia e alla meteorologia, per cercare di essere più precisi sulla stagione. Che l’anno che cerchiamo sia il 2 a.C. è sempre più una certezza. Quanto al giorno 25, l’indizio più chiaro riguarda la festa delle luci, che dal 163 a.C. cade negli otto giorni che fanno seguito al 25 di kislev, un mese a cavallo tra la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno. Viene la luce del mondo… Tutto sembra tenersi saldamente.