RIFLESSIONE
Il Natale atteso e desiderato a strati
E noi oggi di quale Natale abbiamo bisogno? Del Natale cristiano, stanchi dei segni vuoti, delle baldorie sciupate, delle promesse tradite.
Editoriali
21_12_2011
Il Natale è fatto a strati, e a strati è atteso e desiderato. C’è il Natale della vacanza dal lavoro e dalla scuola. Chi non lo desidera? Il tepore della casa e il dolce far nulla si riempiono di cose e di affetti. C’è il Natale della gita di un giorno, della settimana in montagna, del viaggio verso spiagge esotiche. C’è il Natale delle strade e dei negozi, delle luci e delle compere, con l’ansia e la gioia dei regali da fare e da ricevere. Il Natale delle festicciole con i bambini delle Scuole materne ed elementari (se ne fanno ancora?). Il Natale delle musiche in piazza e nelle chiese e delle iniziative di beneficenza, delle visite ai parenti e alla casa di riposo.
C’è il Natale della comunità, con il presepio in chiesa, quello fatto da artigiani provetti e quello costruito dai ragazzi e dalle catechiste. Il Natale della Novena, con la preparazione dei canti e della liturgia. C’è il Natale della confessione, della riflessione, dell’adorazione. Il Natale della conversione. C’è il Natale della Messa di mezzanotte - almeno quella! - con i canti della tradizione. Il Bambino Gesù si presta a tutti i Natali.
E noi oggi, di quale Natale abbiamo bisogno? Il Natale di una bella liturgia, di una buona omelia, di una comunità cristiana vera, credente, unita, anche affettuosa, per quell’amicizia rinnovata dal calore della Sua presenza. Il Natale della contemplazione, del “tempo silenzioso”, come ricordava papa Benedetto alla gente della sua Baviera: quando “la natura fa una pausa; la terra è coperta dalla neve; il mondo contadino è fermo, non potendo lavorare; tutti sono necessariamente in casa”.
Il silenzio della casa diventa, per la fede, “attesa del Signore, gioia della sua presenza”. Per fortuna, nota il Papa, “le tradizioni popolari della fede non sono sparite, anzi, sono state rinnovate, approfondite; e così creano isole per l’anima, isole del silenzio, isole della fede, isole per il Signore. E speriamo che anche in futuro questa forza della fede, la sua visibilità, rimanga e aiuti ad andare avanti, come vuole l’Avvento, verso il Signore”.
Abbiamo bisogno del Natale cristiano, stanchi come siamo ormai dei segni vuoti, delle baldorie sciupate, delle promesse tradite. Abbiamo bisogno di fermarci davanti al presepio, lasciandoci condurre nel percorso della strada di sassi e stagnola fino alla grotta del Bambino. Per arrivare a fermarci davanti al tabernacolo della Chiesa, dove il Bambino di carne diventa pane per la nostra fame umana. Il Natale del 25 dicembre e il Natale di ogni giorno, per me e per te.