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IL CASO

Il musulmano Bathily, sfortunato eroe di Parigi

Nella sanguinosa passeggiata jihadista per le vie di Parigi si sono segnalati musulmani di segno opposto. Alcuni erano i fanatici armati che sappiamo. Gli altri erano il poliziotto finito mentre era a terra, e il giovane Lassana Bathily, l’eroe del negozio kosher. Padre di quattro figli, Lassana è un eroe davvero "sfortunato"

Esteri 27_01_2015
Lassana Bathily

Nella sanguinosa passeggiata jihadista per le vie di Parigi si sono segnalati musulmani di segno opposto. Alcuni erano i fanatici armati che sappiamo. Gli altri erano il poliziotto ferito e finito mentre era a terra, e il giovane Lassana Bathily, l’eroe del supermercato kosher. Qui, com’è noto, il terrorista Amedy Coulibaly aveva preso in ostaggio i clienti e il personale. Alla fine di tutto erano rimaste uccise, oltre al jihadista, quattro persone: Yohan Cohen, giovane dipendente del minimarket; Philippe Barnham, padre di quattro figli; Francois-Michel Saada, pensionato; Yoav Hattab, studente e figlio del rabbino capo di Tunisi. Gli ebrei morti hanno avuto un funerale a Gerusalemme e durante la cerimonia il rabbino israeliano Meir Mazuz ha proposto che a Lassana Bathily sia conferito il titolo di “Giusto tra le Nazioni”, onorificenza che viene assegnata a chi si è adoperato per salvare ebrei dalla Shoà, ma di cui, a quanto pare, c’è bisogno ancora oggi. 

Lassana, originario del Mali e musulmano, in quel supermercato faceva il commesso. Quando tutto è cominciato, ha avuto la presenza di spirito di chiudere quanta più gente poteva nella cella frigorifera, salvando così sei persone tra cui un bambino piccolo. Poi, spenti la luce e il refrigeratore, è riuscito a uscire tramite il montacarichi e a consegnare le chiavi della saracinesca alle forze di sicurezza appostate fuori. Insomma, sia lui che il poliziotto ucciso fanno parte di quel famoso «islam moderato», composto da brave persone che non c’entrano con i fanatici né vogliono entrarci, anzi, come nel caso di questi due, non di rado condividono i principi di umanità che il Creatore ha iscritto nei cuori di tutti gli uomini di buona volontà. 

Questo “islam moderato” lo si accusa di non alzare la voce contro i fanatici e/o di non prenderne a sufficienza le distanze. Connivenza, approvazione? No, crediamo sia semplicemente paura. Già: un fanatico ha una rapidità di azione mille volte superiore agli arzigogoli di una democrazia, e la pelle è pelle. Ti sfasciano il negozio, minacciano i tuoi cari, magari ti tagliano la gola: chi è stato? Lo sanno tutti chi è stato, ma la polizia ha bisogno di prove, il magistrato di tempo, l’avvocato di soldi. No, grazie, meglio farsi i fatti propri in attesa di vedere chi la vince, questa “guerra santa». Il poliziotto musulmano ucciso stava addirittura proteggendo i blasfemi di Charlie Hebdo. Dunque, non era solo “moderato” ma per giunta parteggiava per i “crociati” (quanto fossero “crociati” i charlisti è tutto dire). 

Lassana Bathily faceva anche di peggio: lavorava al soldo degli odiati sionisti. Per i quali, invece, era stato del tutto normale assumere un musulmano. Alla fine di tutto, ahilui, l’eroe è stato mostrato per giorni in televisione, intervistato, fotografato con tanto di nome-cognome-indirizzo. Per i jihadisti è un traditore, ma è la stampa, bellezza, e pure un governo hollandista che ha un bisogno disperato di testimonial interreligiosi. Ora ci manca che a quello lì gli diano il massimo premio sionista: “Giusto tra le Nazioni”. Si faceva prima a disegnargli un bersaglio sulla schiena. Lassana, eroe per caso, nel posto sbagliato al momento giusto o viceversa.

Poteva fare il “moderato”, cioè i fatti propri, e non scegliere. In fondo, il jihadista mica lo sapeva che lui era musulmano. Invece, ha prevalso la sua umanità e ha scelto: eroe per ebrei e cristiani, traditore per i fanatici. E adesso, che succederà quando si spegneranno i riflettori? Il governo francese saprà proteggerlo e, se sì, per quanto a lungo? I fanatici hanno la memoria lunga e sanno aspettare, come l’eccidio di Charlie Hebdo dimostra. E i famosi servizi francesi non si sono dimostrati all’altezza della loro boria. Suggeriamo, perciò, che insieme al titolo di “Giusto tra le Nazioni” il governo israeliano gli consegni anche un passaporto e se lo porti subito, ben scortato, in Israele, lui e la sua famiglia. Certo, neanche là sarà veramente al sicuro dalla vendetta jihadista, ma neanche il Mossad è la Sureté.