Il Movimento Sacerdotale Mariano e i 50 anni del Libro blu
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Riuniti in questi giorni al Santuario dell’Amore Misericordioso a Collevalenza sacerdoti da 36 Paesi diversi, per il raduno mondiale del Movimento fondato da don Stefano Gobbi, nel segno di Maria Santissima.
Le Nazioni Unite potranno mai eguagliare la ricchezza delle aggregazioni internazionali che continuano a sorgere nell’ambito della cristianità? Ricchezza di diversità riunite in modo spontaneo e non dosate per appartenenza, diversità garantite dal principio di radicale libertà, che corrisponde al nome di libero arbitrio, caratteristico della fede cattolica.
È questa l’impressione che si ha nel trovarsi immersi in un raduno mondiale come quello del Movimento Sacerdotale Mariano (MSM), che in questi giorni ha chiamato al Santuario dell’Amore Misericordioso a Collevalenza (Todi, provincia di Perugia) sacerdoti da 36 Paesi diversi, in gran parte diocesani ma anche appartenenti alle realtà più diverse: dagli ordini maggiori, Gesuiti, Francescani, Domenicani, a comunità meno diffuse come gli Scalabriniani, ad ordini piccolissimi come quello di San Colombano, fondato in Irlanda ma presente perfino alle Isole Figi.
Nato nel 1972, ad opera di un soggetto come don Stefano Gobbi del tutto restìo a credere ai fenomeni mistici, il MSM è oggi una presenza deferente e discreta, presente in parrocchie di tutto il mondo, «ovunque ci sia qualcosa di cattolico», dice padre Laurent Larroque, alla guida del Movimento dal 2013 al 2019.
Fu a don Gobbi, semplice sacerdote della Compagnia di San Paolo, che a Fatima, l’8 maggio 1972, cominciarono ad arrivare i messaggi della Madonna, sotto forma di locuzioni interiori. Per oltre un anno il paolino, che viene descritto come un carattere un po’ ruvido, seppure innamorato della Madonna, “cestinò” tutti i messaggi, fino a quando si arrese, il 7 luglio 1973, e cominciò a metterli per iscritto, componendo il “Libro blu”, giunto oggi alla ventiseiesima edizione, tradotto in venti lingue, intitolato Ai Sacerdoti figli prediletti della Madonna. «Inizialmente in Italia ci furono delle incomprensioni, alcuni vescovi non ne volevano nemmeno sentir parlare», racconta padre Laurent, che appartiene alla Comunità di San Martino di Poitiers. «Don Gobbi era uno che non aveva nulla di diplomatico, era nella semplicità e si preoccupava poco dell'opinione che lasciava dietro di lui. Così già nel sesto messaggio la Madonna volle chiarire il perché della sua scelta: fatta proprio per la sua nullità e le sue debolezze! “Ho scelto te perché sei lo strumento meno adatto, così nessuno dirà che il Movimento è opera tua”». Aggiunge padre Laurent: «A quel punto la Chiesa italiana assunse la posizione di Gamaliele: “Se questa opera viene da Dio durerà, altrimenti si distruggerà da sé”» (cfr. At 5,38-39).
Così l’anno scorso a Fatima sono stati celebrati i 50 anni del Movimento, mentre proprio adesso si compie il cinquantenario del libro blu, un testo strettamente legato ai “Cenacoli” di preghiera che si tengono nelle parrocchie. «Noi preghiamo per i Sacerdoti, ma ne raccogliamo benefici immensi anche noi laici», tiene a precisare Ottavio Piva, imprenditore brasiliano che ha accompagnato don Gobbi in giro per il mondo. Sposato da 47 anni, 4 figli e 10 nipoti, Piva attesta che con i cenacoli mariani migliaia di famiglie si sono ricomposte, con il rientro all’ovile di coniugi e figli, «nella santità non straordinaria ma semplice».
«Ognuno ha la propria storia da raccontare», dice don Luca Pescatori, parroco a La Spezia, subentrato a padre Laurent come responsabile del Movimento. «In questi giorni – aggiunge don Luca – abbiamo ascoltato testimonianze dalla Slovacchia, dalla Germania, dalla Bolivia, dalla Corea e dal Congo. In particolare, quello che hanno in comune molti sacerdoti è l’aver incontrato questa realtà in un momento difficile del loro cammino. La Madonna li ha aiutati, e sta aiutando tutti noi, a riscoprire con gioia la grandezza del sacerdozio, ad amare Gesù, ad annunciare fedelmente il Vangelo e ad affrontare la difficoltà forse oggi più grande di tutte, quella di riuscire, di fronte ad avvenimenti che ci sconcertano, a guardare tutti, nessuno escluso, con gli occhi di Dio».