Il mese dell'orgoglio Ex-Gay
Se giugno è tradizionalmente il mese che la comunità GLBT dedica al "Gay Pride", luglio potrebbe diventare il mese dell'Orgoglio Ex-Gay. A proporlo è Voice of the Voiceless, l’organizzazione con sede a Bristow, in Virginia, che si adopera per il recupero degli omosessuali.
Quest’anno luglio si trasformerà nel primo Mese dell’Orgoglio Ex-Gay. Lo ha deciso d’imperio ma non d’istinto Voice of the Voiceless, l’organizzazione con sede a Bristow, in Virginia, che si adopera con carità e servizio al ricupero (si può usare questa parola?....) degli omosessuali, ovvero per contrastare il disordine morale e culturale che innesca quelle ubbie sul gender e sulla sessualità che oramai sono il pane quotidiano della società contemporanea.
Se giugno è infatti il mese che tradizionalmente la comunità GLBT sacrifica sull’altare del famoso e famigerato “Gay Pride”, gli ex di quel mondo non sono affatto disposti a lasciarsi ghettizzare nel cantuccio dell’“omofobia”. Loro, infatti, gli ex, attraverso la piaga omosessualista ci sono, passati; ne sono, a fatica, usciti; e oggi desiderano solo comunicare ai quattro venti che la liberazione è davvero possibile. Perché infatti, dice Voice of the Voiceless (il nome dell’organizzazione è assai indicativo), si dovrebbe tollerare solamente la spavalderia GLBT e mai ascoltare la testimonianza sempre dura, spesso commovente, di chi ha il coraggio di andare controcorrente per tornare secondo natura?
È cioè l’ora, dice Voice of the Voiceless, «di riconoscere l’unicità dell’esperienza di chi prima è stato omosessuale», organizzando eventi appropriati che «mettano in risalto il ruolo davvero speciale che gli ex gay svolgono oggi nella società americana». L’esempio, infatti, assieme al precedente, è tutto. E il cruccio che tormenta gli ex gay oggi non cosa è da poco. Perché se chi contrasta la cultura omosessualista da eterosessuale, viene facilmente bersagliato come “intollerante”, o peggio, chi invece dall’omosessualità è passato e ne è uscito viene se possibile discriminato in forme ancora più odiose, come si trattasse di un “traditore”. Gli ex omosessuali sono insomma «l’ultima minoranza invisibile», antipatica e fastidiosa come può esserlo solo chi rompe le uova nel paniere.
Il tutto si fa del resto oggi ancora più cogente, e grave, nel momento in cui (lo ha annunciato ufficialmente, il 19 giugno) Exodus International, l’organizzazione d’ispirazione protestante per la cura delle persone omosessuali attiva da anni, chiude bottega con decisione unanime del proprio consiglio di amministrazione e con proclama ufficiale, del presidente, Alan Chambers, che si scusa nei confronti della comunità LGBT per – dice – le troppe sofferenze causate agli omosessuali nel tentativo di ricuperarli. Quali che siano le vicende che hanno portato a tale decisione, è ovvio che la propaganda GLBT ci già andando… a nozze…
Importantissima è dunque l’iniziativa di contro-outing lanciata da Voice of the Voiceless per un mese di luglio davvero diverso, chiamando a raccolta le molte organizzazioni e i tanti singoli che ne condividono le battaglie culturali, la sollecitudine caritativa e magari anche una certa esperienza di vita. L’organizzazione americana sta ora raccogliendo sottoscrizioni e adesioni per trasformare radicalmente, nelle prossime settimane, il cuore stesso di Washington, lo stesso teatro delle grandi manifestazioni americane, lo stesso delle marce in difesa della vita umana nascente e del matrimonio eterosessuale. E Washington non è stata scelta per le progettate manifestazioni solo perché è la capitale federale degli Stati Uniti, ma soprattutto perché il District of Columbia (il fazzoletto di terra dove essa sorge) attualmente è, negli Stati Uniti, l’unico spazio dove gli ex gay sono riconosciuti pubblicamente come “entità” e quindi protetti a norma di legge contro ogni discriminazione. Un esempio che Voice of the Voiceless chiede e spera venga seguito in tutto il Paese.
Per questo, mentre allestisce il primo Mese dell’Orgoglio Ex-Gay, l’organizzazione ha richiesto, per rispetto e per decoro, per cerimoniale e pure per sfida, alla Casa Bianca (che in questi giorni gongola per la sentenza con cui la Corte Suprema sancisce la liceità delle unioni gay e, nello stesso giorno, per l’ostruzionismo della senatrice Democratica Wendy Davis che ha bocciato una legge antiabortista del Texas) di “benedire” pubblicamente la propria lecitissima e legittimissima difesa delle vere libertà della persona contro l’oscurantismo omosessualista. Una sfida moschettiera dal profondo significato politico.