Il manifesto sull’Europa (cristiana) vs l’Ue matrigna
I leader di diversi partiti conservatori, da Abascal a Le Pen, da Kaczynski a Orban, fino a Salvini e Meloni, firmano una dichiarazione che chiede di rispettare le competenze degli Stati membri insieme a storia, radici giudaico-cristiane dell’Europa e famiglia. Ma l’establishment dell’Ue continua ad attaccare l’Ungheria, oltre a Polonia e Slovenia.
Nella tarda mattinata del 2 luglio le prime notizie sui siti web di Le Figaro e La Gaceta riportavano le interviste ai leader conservatori Marine Le Pen e Santiago Abascal sulla “Dichiarazione congiunta sul futuro dell’Europa”. Tra i firmatari, oltre, a Le Pen e Abascal, anche gli italiani Matteo Salvini (Lega) e Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), il premier ungherese Viktor Orban, il polacco Jaroslaw Kaczynski (PiS) e diversi altri leader di partiti conservatori e identitari di Bulgaria, Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Olanda, Lituania e Romania. “La cooperazione delle nazioni europee dovrebbe basarsi sul rispetto delle tradizioni, sul rispetto della cultura e della storia degli stati europei, sul rispetto del patrimonio giudeo-cristiano dell’Europa e sui valori comuni che uniscono le nostre nazioni, e non sulla loro distruzione”, sottolineano i firmatari.
Nel documento si critica l’uso strumentale del diritto per creare un superstato europeo e nuove strutture sociali, una delle manifestazioni pericolose e invasive di ingegneria sociale conosciute nel passato, alle quali di deve opporre una legittima resistenza. “L’iperattività moralistica che abbiamo visto negli ultimi anni nelle istituzioni dell’Ue ha portato a una pericolosa tendenza a imporre un monopolio ideologico”, si legge nella dichiarazione. L’obiettivo della cooperazione tra i firmatari è una profonda riforma dell’Unione Europea attraverso un ritorno agli ideali che stanno alla sua base, un riconoscimento del ruolo e dell’importanza della famiglia, soggetto fondamentale per affrontare la sfida demografica del continente ed evitare l’immigrazione di massa. Viste le frequenti dispute delle istituzioni contro le competenze degli Stati membri, i leader dei partiti conservatori e identitari promettono il loro impegno per “creare un insieme di competenze inviolabili degli Stati membri dell’Unione europea e un meccanismo appropriato per la loro protezione con la partecipazione delle Corti costituzionali nazionali o organi equivalenti. Tutti i tentativi di trasformare le istituzioni europee in organismi che prevalgono sulle istituzioni costituzionali nazionali… sono di fatto risolte con la brutale imposizione della volontà di entità politicamente più forti su quelle più deboli. Questo distrugge la base del funzionamento della comunità europea come comunità di nazioni libere”.
Il documento del 2 luglio porterà a una conferenza a Varsavia nel prossimo settembre tra tutti i firmatari, ed è il testo base sul quale si costruirà il nuovo “gruppo parlamentare” e la nuova famiglia politica europea per chiunque vorrà promuovere l’identità giudeo-cristiana, la famiglia fondata sul matrimonio, le identità nazionali e culturali dei paesi europei e opporsi ad ogni tentativo di sopruso e imposizione politica, legislativa ed ideologica proveniente da Bruxelles.
La verità, passo passo, si disvela. Primo fatto: l’1 luglio si è fatta luce sull’ultimo tentativo di abuso di potere della Commissione Europea contro l’Ungheria, che ha approvato una legge antipedofilia. La commissaria per i Valori europei Vera Jourová ha dichiarato che, nonostante il meccanismo dello stato di diritto non possa essere applicato in relazione alla legge ungherese, la Commissione sta lavorando per sanzionare comunque il governo Orban, sino a minacciare un procedimento davanti alla Corte Europea. Orban, simbolo della ribellione contro questo tipo di Ue, deve ‘soccombere’. Ancor più, l’ammissione di incompetenza e mancanza di violazioni dei Trattati e la contemporanea volontà di sanzionare dimostrano che l’Ue pretende di imporre all’Ungheria e a tutti gli altri Paesi cosa insegnare ai bambini: l’unica dottrina Lgbt.
Secondo fatto: sempre l’1 luglio è iniziato il Semestre di presidenza europea della Slovenia con il premier Janez Janša (amico di Orban) che ha fatto gli onori di casa verso la presidente Ursula von der Leyen e l’intera Commissione. Da settimane, Commissione e mass media di sinistra pretendono di imporre a Janša l’agenda del Semestre: mettere al primo posto i “valori europei” e i “meccanismi in caso di violazione”. Temi che nessuna precedente presidenza di turno (finlandese, tedesca, portoghese) ha voluto affrontare e che non sono oggetto nemmeno di quella slovena. C’è chi, come il quotidiano web della sinistra internazionale Politico.eu, sta apertamente invitando proprio i Popolari europei ad espellere Janša e il suo partito, accusandoli di violare lo “stato di diritto”, la “libertà di stampa”, i diritti dell’opposizione socialista. Un altro portale di informazione, Euractiv.com, si sta muovendo nella stessa direzione da settimane. In questo clima, il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, nella riunione con il Governo Janša, ha accusato l’esecutivo sloveno di violare diritti, minacciare la magistratura e i valori europei. La replica? Sono state mostrate a tutta la Commissione (e poi pubblicate) le fotografie di come i deputati socialisti nazionali ed europei facciano bisbocce con giudici di ogni ordine e grado. Risultato? Alla foto ufficiale, solo Timmermans era assente, offeso dalla verità delle improprie pratiche socialiste.
Terzo fatto: del 30 giugno è la lettera di protesta del segretario generale del Consiglio d’Europa (Coe), Marija Pejčinović Burić, al ministro della Giustizia polacco, Zbigniew Ziobro. Una protesta per le critiche che il ministro polacco ha rivolto alla Corte europea dei diritti umani (Cedu), che su alcuni temi decide con motivazioni politiche e contro alcuni paesi. Dopo i tantissimi scandali su giudici e sentenze sotto l’influsso di Soros, è stato il premier polacco Mateusz Morawiecki a rispondere al segretario generale del Coe: rispettiamo la Cedu ma prima vengono le nostre leggi e la nostra Costituzione.
Chi distrugge credibilità e autorevolezza delle istituzioni europee non son certo i firmatari della “Dichiarazione sul futuro dell’Europa”, sono invece coloro che hanno abusato e condizionato quelle stesse istituzioni per fini politici socialisti e ne hanno sacrificato l’indipendenza a favore di lobby e dottrine distruttrici delle tradizioni e dei (veri) valori europei.