Il lockdown dà il colpo di grazia agli adolescenti
Sono i giovani cresciuti su internet ad aver pagato il disagio psicologico più grosso: già affaticati nella scoperta di sé per via della bolla in cui vivono, costretti alla didattica online e incollati al web, hanno dato segni di squilibrio, di fobie e ansie. C’è a chi piace vederli così, ma chi li ama chiuda definitivamente con il lockdown sociale e interiore e agisca così…
Lo scopo di questo scritto è di svolgere una breve riflessione sulla situazione odierna degli adolescenti, anche alla luce degli ultimi avvenimenti. La generazione adolescenziale attuale, definita Z, è costituita dai giovani nati intorno all’anno 2.000, dopo l’invenzione della rete, ed è conosciuta anche come generazione internet (I-generation), sempre connessa e cresciuta con dispositivi touch-screen. Una generazione che sta completando il suo ciclo di sviluppo; il salto generazionale è considerato ora intorno ai 25 anni e già si stanno evidenziando considerazioni di specialisti sulle caratteristiche della nuova adolescenza che si andrà avviando nei prossimi anni. Compaiono termini come generazione Alpha e la recentissima definizione di generazione Lock-down, proprio in quanto non si potrebbe prescindere dagli ultimi avvenimenti.
L’attuale Generazione Z è caratterizzata da adolescenti alle prese con un periodo di passaggio dalla fase della fanciullezza all’età adulta che si va ormai dilatando in tempi indefinibili. Se fino a non molti anni fa si poteva parlare di preadolescenza, di adolescenza media e superiore come tappe del percorso verso l’avvio dell’età adulta, oggi questo non è più possibile. L’età adolescenziale infatti in questi anni è caratterizzata da un periodo iniziale in cui il cambiamento psico-fisico è notevolmente anticipato rispetto al recente passato e da una fase di chiusura della stessa che si dilata nel tempo: per questo posso parlare oggi di adolescenza “senza limiti”. Ci troviamo quindi di fronte ad un nuovo periodo adolescenziale in cui i giovani adulti si ritrovano immersi e nella cui “ liquidità” spesso galleggiano per lunghi anni: l’“adultescenza”.
Questo “letargo adolescenziale” è determinato dal fatto che i ragazzi non riescono a definire il proprio Sé, a raggiungere quella consapevolezza interiore che consenta loro di conoscersi profondamente, di “sentire” nell’animo, con l’emozione del cuore e con tutti i sensi, la vita che stanno conducendo, per arrivare a cogliere la propria peculiarità, nell’unicità irripetibile dell’esistenza personale.
La coscienza di sé si manifesta nel raggiungere questa certezza interiore, nel definire nel proprio intimo questa consapevolezza del proprio “esserci” che consente di iniziare ad impostare un personale progetto di vita, sostenuti anche della scoperta dell’altro, del Tu e sviluppare così la capacità di amare. Tale Sé intimo e personale si definisce e si realizza in un contesto di adesione alla realtà, di autostima, di autonomia e di esperienza del pensare. Crescere in questi aspetti appena citati e giungere al proprio ed irripetibile progetto di vita significa mettere “un limite”, inteso secondo il pensiero classico come condizione di pienezza dell’Essere, consentendo al giovane di sperimentare nuove modalità di realizzazione, di scelte di vita ed avviarsi nell’età adulta.
Questo percorso, questa “arrampicata” verso la vetta della pienezza del Sé, già in qualsiasi epoca complessa e difficile, è oggi particolarmente complicata dalla presenza di alcune situazioni sociali che hanno un peso di enorme rilevanza sulla crescita degli adolescenti e sull’azione educativa e formativa di genitori, docenti, educatori ed adulti di riferimento in genere. Si tratta di quei vissuti adolescenziali attuali, definibili come vere e proprie “dipendenze”, che ostacolano tale linea di crescita e mi riferisco concretamente al legame stretto con il mondo virtuale della rete nelle sue più diverse applicazioni, alla confusa gestione dell’ambito affettivo, in particolare nella dimensione della sessualità, all’utilizzo della droga: “dipendenza digitale, genitale e cerebrale” appunto.
Tale triplice alleanza mortifera avvinghia i giovani senza lasciarli respirare e si ritrovano a sopravvivere in uno stato di dipendenza che ne complica e spesso ne impedisce l’adesione alla realtà, la fiducia nelle proprie capacità, la conquista di autonomia nella vita sociale e nella propria interiorità ed infine ne blocca la capacità di elaborare un “pensiero pensante”. Queste situazioni di dipendenza così totalizzanti e condizionanti sono oggi estremamente diffuse e trovano nella rete il loro centro di aggregazione, di coordinamento e di concreta realizzazione. Quello che voglio sottolineare è la necessità di rendersi conto che gli adolescenti di oggi vivono di fatto in una “gigantesca bolla”, dalla quale non riescono ad uscire per conquistare una libertà interiore e di azione degna dell’uomo. Tale mondo di fatto virtuale viene prodotto, accudito e potenziato dal pensiero dominante contemporaneo al fine mantenere i giovani in uno stato di assuefazione ad uno stile di vita che impedisca loro di realizzare il proprio Sè. In quest’ottica di mantenimento degli adolescenti “in vitro” si può collocare senza ombra di dubbio il “lock down”, termine che indica isolamento di detenuti e misure d’emergenza, nel quale siamo precipitati e in cui ancora ci stiamo dibattendo. Al di là quindi delle innegabili e purtroppo evidenti necessità che hanno portato a tale contenimento non si può non evidenziare l’impatto negativo sul piano psicologico, oltre che fisico, che tale provvedimento ha causato nei giovani: isolamento che è stato ulteriormente destabilizzante.
Mi limito ad indicare brevemente le principali conseguenze che tale intervento ha causato, con gradualità diverse, riservandomi ulteriori approfondimenti. In primo luogo è da sottolineare la trasmissione di una sensazione di paura e di incertezza esistenziale diffuse, in maniera esagerata e senza tener conto dell’età dei ragazzi, che ha creato in molti di loro forti tensioni emotive. Queste hanno generato manifestazioni psicofisiche, quali su tutte gli stati d’ansia diffusi, con conseguenti attacchi di panico, e lo sviluppo a livelli diversi di fobie (la paura esagerata del contagio personale e dei propri cari, la preoccupazione di tornare in contatto con i coetanei, il timore di svegliarsi al mattino in un mondo sempre peggiore e la conseguente insonnia,…), allucinazioni ossessive notturne, fissazioni e rituali comportamentali diurni, sino alle tendenze suicidarie. Il tutto vissuto in un contesto digitale totalizzante: dalle lezioni scolastiche costantemente on line, ad una connessione h. 24 con un ulteriore aggravarsi della derealizzazione e della depersonalizzazione da cui i ragazzi sono in buona parte affetti; senza dimenticare le complicazioni nello sviluppo dell’apprendimento che l’utilizzo esclusivo della didattica a distanza comporta. Tale impiego esasperato della rete ha portato inoltre ad un aumento molto elevato (così sembra dai dati ufficialmente trasmessi, per quanto possano valere viste le recenti esperienze) di connessioni a siti pornografici…a proposito di dipendenza genitale.
Sicuramente il ricorso alla droga è risultato più complicato anche se i ragazzi raccontano che tra consegne casalinghe di fattorini compiacenti, di spedizioni tramite il sempre disponibile deep web, incontri veloci nelle rare uscite con amici, la “cannabis light”(?) regolarmente venduta nelle tabaccherie, sono riusciti a sopravvivere. Come possono agire gli adulti di riferimento in tale frangente? Aiutando i giovani a “far scoppiare” la bolla nella quale rischiano di restare ancora a lungo. Pensiamo e lavoriamo allora per una prossima “Break out generation” o meglio una Generazione libera, di adolescenti che vanno aiutati a riappropriarsi della loro intimità e della consapevolezza del loro Essere.
Chiudiamo definitivamente con il Lock down, sociale e interiore, e sosteniamo i ragazzi perché possano rompere l’accerchiamento del mainstream imperante ed evadere dalle manipolazioni e dalle dipendenze ben orchestrate per intraprendere e perseverare nella personale salita verso la libertà e la completa, “limitata” positivamente nella pienezza dell’Essere, realizzazione personale.