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RESILIENZA DEL POTERE

Il governo è fragile, cerca "responsabili" per reggere

Il governo Conte non va bene, è in crisi, ma tira a campare. Fra poco avrà bisogno dei voti di oppositori per reggersi. Il bacino in cui Conte può pescare i nuovi "responsabili" è soprattutto una Forza Italia in crisi di identità. Carfagna e Rotondi sono i primi nomi che si fanno, ma anche Romani, di ‘Cambiamo con Toti’, è interessato.

NO AL BONUS SUL LATTE IN POLVERE di L. Volontè

Politica 16_12_2019
Mara Carfagna

Si sta rafforzando il governo Conte? No, anzi è sempre debolissimo, pieno di contraddizioni e problemi, ultimo il pasticcio della Banca Popolare di Bari. Eppure va avanti, barcolla ma supera gli ostacoli, sul Mes Conte ha ottenuto dall’Europa una specie di rinvio, la Manovra sta facendo vittime (tre senatori passati dai 5Stelle alla Lega, la figuraccia galattica dei voti di fiducia e del dibattito impedito alla Camera), ma ormai è chiaro che sarà approvata nei tempi giusti, entro il 31 dicembre.

Conte è l’interprete principale di questa resistenza, tira a campare ma campa, e nella sua prospettiva questo è un successo. Però ha capito che non può sempre andargli bene, e quindi vuole coprirsi le spalle. Se altri parlamentari sono in procinto di abbandonare i 5Stelle, lui mira a conquistare parlamentari dall'opposizione che pareggino i primi: “Le mie porte sono aperte e lo saranno sempre più” ha dichiarato perchè chi deve intendere lo intendesse bene. E qui incrocia la volontà di molti che nell’opposizione non condividono affatto la fretta di Salvini di andare presto a elezioni, il prima possibile. Insomma Conte ha bisogno di un buon gruppo di ‘Responsabili’, quei parlamentari dell’opposizione già visti in altre legislature che ‘per il bene della patria’ e per salvarsi la cadrega, siano pronti a sostenere il governo in caso di necessità.

La scorsa legislatura il ruolo fu ricoperto da ALA, il gruppo messo in piedi da Verdini dopo la rottura del Patto del Nazareno che tolse a Renzi la stampella di Berlusconi. Ma lo schema di ALA questa volta non va bene. ALA garantiva i voti ma non ebbe mai un riconoscimento politico, c’era chi li chiamava ‘venduti’, ma se lo furono non furono mai pagati. Così non può funzionare, soprattutto perchè questa volta c’è da garantire un appoggio al governo fino a fine legislatura, al 2023, cioè per tre anni buoni.  E allora non è un caso se un autorevole ministro, i giorni scorsi, ha pubblicamente affermato che a fine gennaio, dopo le regionali , va “messo in preventivo un rimpasto”. Un rimpasto vuol dire pieno riconoscimento politico al gruppo dei responsabili, sua entrata ufficiale nella maggioranza con partecipazione ai vertici, e soprattutto suoi ministri e/o sottosegretari. Il bacino in cui Conte può pescare i responsabili è soprattutto Forza Italia, non solo perchè quel partito sta indebolendosi sempre più, ma perchè già si sono manifestati malumori profondi di chi non accetta lo scivolamento e poi la subordinazione a Salvini. Carfagna e Rotondi sono i primi nomi che si fanno, ma anche Romani, capofila di ‘Cambiamo con Toti’ ha fatto capire che il suo gruppo è interessato.

Ma la novità più clamorosa è che lo stesso Berlusconi è tornato a manifestare contrarietà ad elezioni troppo anticipate: alleanza stretta con Salvini sì, ma sui tempi e sui modi il Cavaliere vuole ancora dire la sua. E siccome Salvini sta usando la trattativa sulle prossime regioni che andranno al voto per destrutturare FI, Berlusconi coltiva l’idea di diventare garante di una stabilità della legislatura, per non veder scomparire troppo rapidamente la sua creatura. Di tutti questi movimenti Salvini evidentemente si rende conto, e la cosa lo innervosisce non poco, tanto più che le mosse della magistratura nei suoi confronti proseguono. Così come si rende conto che da qualche settimana i sondaggi calano, sia pur lentamente, e la vittoria in Emilia-Romagna non è più così sicura. Ma non ha molti strumenti per reagire.
Certo, un imprevisto può sempre capitare e far precipitare la crisi, ma la situazione è molto più fluida di dieci giorni fa, i partiti di sinistra hanno smesso di parlare di elezioni, il futuro è più che mai ‘nel grembo di Giove’.