Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
VERTICE VS BASE

Il Gop scarica Trump ma il vero golpe è della sinistra

I fatti dicono chiaramente che c'è qualcosa di sospetto nell'assalto a Capitol Hill e che dare la colpa a Trump è frutto di una narrativa sporca che ormai ha del ridicolo. Eppure parte dell'establishment del Gop si è rifatta subito l'abito, confermando lo scollamento fra il popolo e un'élite (di destra e sinistra, di credenti e non) che si sente moralmente superiore ad esso. Ma il presidente uscente è tutt'altro che finito.

Esteri 12_01_2021

Proprio come dopo l’elezione di Francesco, alla ritirata di Trump, si è assistito alla virata repentina contro il presidente uscente da parte di quanti lo avevano sostenuto e anche adulato. Così, ancor prima di aver cercato di capire cosa fosse veramente accaduto durante la manifestazione del 6 gennaio, dove centinaia di migliaia di persone erano presenti per protestare pacificamente e legittimamente (vedi qui) contro le frodi delle elezioni presidenziali che nessuna istituzione ha voluto davvero verificare, senatori, politici, intellettuali e giornali si sono rifatti le vesti.

Basti pensare che solo 8 dei 12 senatori decisi a non riconoscere l’elezione di Biden hanno tenuto fede all’impegno (i repubblicani hanno retto maggiormente alla Camera con 139 contrari all’elezione del democratico), mentre la senatrice dell’Alaska Lisa Murkowski, subito dopo la manifestazione ha gridato: “Voglio che si dimetta (prima del 20 gennaio, data della cerimonia di insediamento di Biden ndr), non lo voglio più, ha già fatto abbastanza danni”. Non ha fatto meglio il senatore Ben Sasse (Nebrasca), segnalando di essere disponibile a considerare l'impeachment se sarà approvato alla Camera su richiesta della speaker Nancy Pelosi. Persino un fedele come Lindsey Graham, senatore della Sud Carolina, ha mollato il presidente.

Ma si sa, Trump è un uomo che ha ridato vita ad un partito, come quello repubblicano, che da subito lo aveva visto come un nemico. Durante le primarie per le elezioni del 2016 l’establishment Gop aveva fatto di tutto per allontanarlo, per non parlare degli intellettuali conservatori (cattolici e non) terrorizzati dal rozzo tipo umano. Nonostante ciò il voto popolare era stato più che mai in suo favore e così tutti avevano dovuto accettare la candidatura del magnate americano. Pertanto, che piacesse o meno, dopo personaggi troppo “democristiani”, come Mitt Romney (2012), incapaci di rappresentare un popolo stanco di una sinistra più radicale che mai (quella della presidenza Obama cominciata nel 2008), Trump avrebbe corso contro la Clinton. Con i grandi media già tutti schierati contro di lui, nessuno avrebbe immaginato che un uomo così distante dalla politica avrebbe potuto sconfiggere una candidata del calibro della veterana democratica. Quando però la realtà si impose, scatenando l’isteria di tutti i progressisti d’America con star e vip che marciavano contro il presidente incitando alla violenza (“Ho pensato spesso a come far saltare in aria la Casa Bianca”  gridò la pop star Madonna qui) senza alcuna conseguenza giuridica o condanna mediatica, pian piano i critici repubblicani di Trump cominciarono a mettersi in fila.

In questi anni parte del suo partito (come i cosiddetti teocon) hanno continuato ad osteggiarlo per le sue scelte in politica estera (non ha fatto nemmeno una guerra e ha contribuito alla distensione mediorientale con accordi di pace senza precedenti come fra Marocco e Israele, Bahrein e Israele, Sudan e Israele, Emirati e Israele, nei Balcani e distendendo i rapporti con la Corea del Nord) mentre tutti i media, persino parte dello staff di Fox News, hanno continuato a combatterlo. Al suo stretto fianco erano rimasti alcuni politici fidati, come Pompeo e Pence, e qualche giornale come il The Federalist, Breith Bart, il Daily Caller, che però davanti al pericolo estremo di perdere malamente, appena hanno compreso come sarebbero stati presentati i fatti di Capitol Hill si sono smarcati.

Per una volta la Cnn ha giustamente fatto notare che queste posizioni hanno del ridicolo. Basti pensare che Ted Cruz, il senatore del Texas che ha sponsorizzato la manifestazione e ha persino votato contro l’elezione di Biden, appena ha compreso cosa sarebbe successo dopo il 6 gennaio ha affermato che “sono stato in disaccordo con il linguaggio e la retorica del Presidente negli ultimi quattro anni". La deputata repubblicana dello Wyoming, Liz Cheney, ha rincarato la dose accusando Trump perché "ha acceso la fiamma" della rivolta, lo stesso ha fatto l'ex governatore repubblicano del New Jersey, Chris Christie, insieme all’ex rappresentante repubblicano della Carolina del Sud, Trey Gowdy. Anche ministri come Betsy Devos (segretario dell'Istruzione) hanno cominciato ad incolpare Trump per gli incidenti. Infine, oltre alle voci che parlano di un numero crescente di repubblicani al Congresso pronti a votare l’impeachment (che in passato si è concluso con l'innocenzadi Trump), c’è chi dice anche che il fedelissimo vice presidente uscente, Mike Pence, sia pronto a invocare il 25esimo emendamento così da far dimettere Trump per impedimento a governare prima del 20 gennaio.

La responsabilità morale di quanto accaduto sarebbe del presidente uscente anche per il suo ministro della giustizia William Barr, che si era già smarcato da lui quando Trump aveva deciso di far chiarezza sulle frodi elettorali. Ora si parla di un Pence più moderato alla guida del partito, di una ghiotta occasione per il Gop di rifarsi una faccia meno estremista, dimenticando che senza Trump i repubblicani sarebbero morti. E scordandosi che senza la forza di combattere contro poteri enormi e sistemi mediatici ostili, come quella che ha avuto lui, il partito non avrebbe ottenuto nemmeno un centesimo di quello che ha conquistato lui per i suoi elettori. Ma forse questo ai dirigenti del Gop poco importa.

Come ha efficacemente sintetizzato il giornalista di Fox News Tucker Carlson, c’è infatti una ragione profonda a tutto questo: “Le persone che gestiscono il Partito Repubblicano non amano molto i propri elettori. E soprattutto non vogliono gli elettori portati da Trump. Trump ha abbassato notevolmente lo status del partito, ‘dal country club lo ha portato al parcheggio per le roulotte’, come spesso dicono loro sogghignando. E questo li terrorizza...Trump ha davvero mangiato da McDonald's: è così e loro sapevano...Raramente lo si sente dire ad alta voce, ma questa è la verità: è una forma molto specifica di odio intra-bianco...provano disprezzo per le persone della classe lavoratrice simili a loro”.

Ma torniamo ai fatti: Trump è stato accusato di essere colpevole di quanto avvenuto, di aver incitato alla violenza. Eppure ad entrare a Capitol Hill con le armi sono stati pochissimi individui legati al movimento Antifa (gli altri erano disarmati) mentre i poliziotti schierati di fronte all’edificio erano una manciata contro centinaia di migliaia di manifestanti a cui hanno aperto la strada spostando le transenne, con una donna disarmata uccisa fuori dal Congresso da un agente che ha sparato a caso sulla folla producendo il martire-vittima delle proteste (guarda a caso questa volta la colpa non è stata data alla polizia). Si può dire che Trump abbia causato tutto questo, quando in passato ha condannato anche l'estremismo di destra ("ripugnante") e per mesi ha richiamato all’ordine condannando chi metteva a ferro e fuoco Washington e altre città, spaccando edifici, chiese, vetrine, macchine e ferendo altre persone?

Trump è stato colto di sorpresa da un apparato statale (“deep state”) che ha denunciato ripetutamente e che sa essere in maggioranza contrario alla sua presidenza. Il golpe è stato evidentemente della sinistra che, cercando da subito di eliminarlo illegalmente e in maniera sporca (vedi qui, qui e qui) per poi legittimare per mesi proteste violente chiamandole pacifiche, ora ha fatto di Trump un leader di milioni di terroristi, giustificando così la recente censura sui media (Trump è stato cacciato da Twitter e Facebook mentre Parler è stato cancellato dai server di Apple, Google e Amazon). Il che significa che l’attuale presidente è ancora abbastanza temuto e tutt’altro che morto.

Il principale sondaggista repubblicano Frank Luntz, in seguito a numerose interviste agli elettori della base repubblicana e ai funzionari condotte dopo il 6 gennaio, ha spiegato: "Gli amministratori stanno scappando da una nave che affonda, ma i suoi sostenitori non lo hanno abbandonato e anzi vogliono che continui a combattere". Doug Deason, un grande finanziatore repubblicano, ha dichiarato che gli eventi di questa settimana non hanno scosso la sua fiducia in Trump: "È stato il miglior presidente della mia vita, incluso Reagan". Forse per questo bisognava far passare oltre 73milioni di americani come teroristi domestici.