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Il Giappone, il terremoto e la voglia di Nostradamus

Il Giappone è il paese al mondo dove le profezie di Nostradamus sono più lette. E già 159mila siti mettono in relazione le centurie con l'evento dell'11 marzo.

Attualità 15_03_2011
nostradamus lupin
Se si incrociano su Google, in inglese, i termini “Nostradamus” e “terremoto 2011 Giappone” s’incontrano già 159.000 ricorrenze, e crescono di ora in ora. Pochi lo sanno, ma è proprio il Giappone il Paese del mondo dove è più letto e conosciuto Nostradamus (Michel de Notre-Dame, 1503-1566), l’astrologo francese del XVI secolo nelle cui Centurie si può leggere tutto e il contrario di tutto. O forse se ne accorgono i nostri ragazzi, perché la mania di Nostradamus ha contagiato i fumetti e i cartoni animati giapponesi: per esempio, uno dei più famosi lungometraggi animati nipponici dedicati al personaggio di Lupin III (il nipote del celebre ladro francese Arsenio Lupin) si chiama Le profezie di Nostradamus.

Un certo numero di siti Internet che associano il terremoto a Nostradamus fa capo a nuove religioni giapponesi. Anche questa è un’informazione poco nota al grande pubblico ma il maggior numero di nuove religioni diffuse oggi nel mondo non è nato negli Stati Uniti, ma in Giappone. Dopo la Seconda guerra mondiale, il Paese vive quella che è stata chiamata un’“ora di punta degli dei”, con la diffusione di migliaia di nuove religioni di origine buddhista, scintoista e sincretista, diverse delle quali ormai presenti in tutto il mondo. Il tema millenarista e apocalittico caratterizza molte – non tutte – fra queste nuove religioni, anche se certamente sarebbe sbagliato generalizzare il fanatismo criminale che ha portato una di loro, Aum Shinri-kyo, all’attentato nella metropolitana di Tokyo con il gas sarin del 20 marzo 1995. La stragrande maggioranza delle nuove religioni giapponesi che attendono la fine del mondo non ricorre alla violenza.

Tuttavia, lo stesso attentato del 1995 è diventato una metafora delle insicurezze e delle paure dei giapponesi. Il fondatore di Aum Shinri-kyo, Shoko Asahara, è stato condannato a morte. Il suo appello è stato respinto e ora attende l’esecuzione. Ma l’impiccagione di Asahara non placherà le inquietudini nipponiche. Se la frequenza dei terremoti e le crisi economiche sono fattori da non trascurare, molti sociologi concordano sul fatto che una delle radici del disorientamento è religiosa.

La religione giapponese è complessa – molti si dichiarano insieme scintoisti e buddhisti – ma la fede individuale aveva fino alla Seconda guerra mondiale un centro e un riferimento sicuro nel culto dell’Imperatore, ritenuto di origine divina. Dopo la guerra questo culto è stato vietato: lo imponevano gli Stati Uniti, e forse era inevitabile che fosse così. Ma la perdita di questo centro ha fatto proliferare da una parte la secolarizzazione e l’erosione dei valori tradizionali – di cui sono uno dei sintomi la proliferazione degli aborti e della prostituzione giovanile part time, anche presso ragazze relativamente agiate che desiderano solo un’automobile più potente –, dall’altra le nuove religioni, che esistevano fin dal secolo XIX ma hanno conosciuto un boom dopo il 1945. Più in generale, una cupa letteratura su Nostradamus, la fine del mondo e i castighi apocalittici degli dei che incombono ha conquistato un vasto pubblico, anche – come accennato – tramite il fumetto e il cartone animato, che in Giappone sono generi per gli adulti e non solo per i ragazzi.

Il Giappone, naturalmente, rimane un Paese con profonde tracce di religione, che però oggi coesistono con il disincanto, la secolarizzazione e il disorientamento. La coesistenza è mostrata bene dalla diffusa convinzione che i bambini abortiti si trasformino in fantasmi vendicatori che perseguitano le loro madri. Anziché un movimento contro l’aborto, questa convinzione ha generato diffusi rituali, insieme antichissimi e modernissimi, per placare gli spiriti dei bimbi abortiti. Si comprende come in questo clima anche le spiegazioni apocalittiche delle catastrofi naturali si diffondano facilmente.

Non si tratta, beninteso, di un monopolio giapponese. Gli storici sanno che un altro tsunami asiatico, quello originato dall’esplosione dell’isola-vulcano di Krakatoa il 26 agosto 1883 – con trentaseimila morti in Indonesia – è all’origine nel mondo islamico di un’ampia predicazione sulla catastrofe come castigo di Dio, e di un malcontento nei confronti della scienza e delle amministrazioni coloniali occidentali che non avevano saputo prevenire il disastro né gestire efficacemente i soccorsi. Questa predicazione si situa alle radici di quello che nel secolo XX diventerà il fondamentalismo islamico.
Anche l’uragano Katrina che si è abbattuto su New Orleans nel 2005 e il terremoto di Haiti del 2010 sono stati presentati da alcuni gruppi fondamentalisti protestanti come un castigo di Dio per la presenza ben nota nell’isola caraibica e anche nella città della Louisiana di culti afro-americani come il vudù, facilmente confusi da questi predicatori con il satanismo.

Tuttavia il mondo fondamentalista protestante americano conta diverse migliaia di realtà. Dopo l’uragano e il terremoto, una decina di questi gruppi ha cominciato a battere la grancassa sul tema del castigo di Dio contro il vudù. Altri, anche se forse pensavano qualche cosa di simile nel profondo del loro cuore, si sono invece rimboccati le maniche e hanno cominciato a fare quello che il mondo protestante americano, compreso quello ultra-conservatore e fondamentalista, sa fare meglio e per cui merita rispetto: hanno raccolto fondi e organizzato carovane di camion per andare ad aiutare chi ne ha bisogno, come hanno fatto fin da subito anche i cattolici.

Il tema dei castighi di Dio è presente in tutte le grandi tradizioni religiose, e non può essere liquidato troppo frettolosamente. Il cristianesimo insegna però che, mentre la teologia riflette sul misterioso significato delle catastrofi naturali, nessuno è esonerato dal dovere di fare tutto il possibile per soccorrere le vittime.