Il giallo delle dimissioni del capo di gabinetto di Speranza
Zaccardi, 78 anni, magistrato a riposo, considerato vicino a Pierluigi Bersani, viene rimpiazzato come capo di gabinetto di Speranza dalla sua vice, Tiziana Coccoluto, magistrato peraltro assai apprezzato a Palazzo Chigi. Perché proprio ora?
Il nome di Goffredo Zaccardi, al grande pubblico, non dice nulla. Nei Palazzi del potere, invece, è un nome ingombrante. Talmente ingombrante che da qualche ora non circola più. Si tratta del capo di gabinetto del Ministro della salute, Roberto Speranza, che ha deciso di rassegnare le dimissioni “per motivi famigliari”.
Dal punto di vista burocratico potrebbe sembrare un normale avvicendamento. Chi, però, ha seguito l’evoluzione della pandemia con i suoi risvolti giudiziari, non potrà non sobbalzare sulla sedia.
Zaccardi, 78 anni, presidente di sezione del Consiglio di Stato, dunque magistrato a riposo, considerato vicino a Pierluigi Bersani, viene rimpiazzato come capo di gabinetto di Speranza dalla sua vice, Tiziana Coccoluto, magistrato peraltro assai apprezzato a Palazzo Chigi.
Perché proprio ora? Potrebbero davvero esserci ragioni personali dietro l’abbandono, ma non si può neppure escludere che ci sia altro. La discutibile risposta italiana alla pandemia, che ha difettato in termini di efficienza, ma anche di trasparenza, e che ha segnalato all’attenzione mondiale il nostro Paese come quello con le restrizioni più stringenti e il maggior numero di morti di Covid, ha stimolato l’azione della magistratura. Infatti, la procura di Bergamo, nel maggio scorso, ha interrogato proprio Zaccardi, nell’ambito dell’inchiesta per epidemia colposa, come testimone sul piano pandemico e la gestione del Covid nella città lombarda più colpita dalla pandemia, appunto Bergamo.
Si ricorderà la mobilitazione dei famigliari delle vittime, che avevano presentato denunce documentate sulle morti sospette per Covid, chiedendo verità e giustizia. Autopsie negate, spiegazioni sommarie, referti poco chiari avevano alimentato i sospetti sulla correttezza delle autorità sanitarie nazionali e locali.
Le nubi si erano addensate sulla figura di Zaccardi perché il suo nome compariva in una chat tra il presidente dell’Istituto superiore di sanità e attuale portavoce del Comitato tecnico-scientifico, Silvio Brusaferro, e il direttore vicario dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Ranieri Guerra e in un’altra tra quest’ultimo e un suo ricercatore, Francesco Zambon. Vexata quaestio: la pubblicazione sul sito istituzionale di un rapporto dell’Oms assai critico nei confronti dell’Italia, rimasto online poche ore e poi misteriosamente scomparso dopo sole 24 ore. Guerra aveva accusato Zaccardi di aver agito su input del Ministro Speranza per far sparire quello scomodo report dal quale sarebbe emerso che il piano pandemico italiano non veniva aggiornato dal 2006.
L’inchiesta non si è fermata e la Guardia di Finanza, per conto dei pm bergamaschi, ha acquisito migliaia di pagine di conversazioni telefoniche interne a Ministero della salute, Comitato tecnico-scientifico e Istituto superiore di sanità per valutare le reali responsabilità dei vertici del Ministero e del Governo, in altre parole se il Ministro Speranza e perfino il premier Giuseppe Conte sapessero per filo e per segno della scomparsa del report o l’avessero addirittura ordinata o se fossero all’oscuro e non informati.
Se dopo due anni di onorato servizio Zaccardi ritiene di dover togliere il disturbo e di lasciare il testimone alla sua vice, più di qualche dubbio affiora. Paura che l’inchiesta vada avanti e coinvolga anche l’intera catena di comando ministeriale, Speranza compreso? Non lo si può escludere. Quando, a febbraio, il governo Draghi ha visto la luce, in tanti pensavano che il nuovo premier avrebbe rimosso Speranza per lanciare un segnale di cambiamento rispetto alla gestione dell’emergenza pandemica.
La delusione, soprattutto del centrodestra, per la sua conferma, è passata in secondo piano quando si è scoperto che su tanti divieti e misure restrittive Draghi è perfino più rigoroso e rigido dello stesso Ministro della salute. Ora, però, questo avvicendamento alimenta più di un interrogativo. Se è vero, come si affrettano a ripetere quotidianamente le autorità sanitarie, che siamo all’ultimo miglio, sembra strano che una figura di riferimento come Zaccardi si defili proprio quando ci sarebbe da raccogliere, in linea teorica, i frutti della gestione dell’emergenza pandemica. Come avrebbe detto un politico che non c’è più, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.