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Il Duomo di Orvieto, capolavoro gotico

Costruita all'inizio del XIV Secolo per ospitare il Corporale di Bolsena, protagonista del celebre miracolo eucaristico, la cattedrale di Orvieto è famosa per i suoi bassorilievi marmorei, capolavoro della scultura trecentesca.

Cultura 15_02_2014
La cattedrale di Orvieto

Politiche, urbanistiche, sociali, artistiche e, naturalmente, religiose furono le ragioni che motivarono l’avvio della chiesa intitolata a Santa Maria Assunta, in quel di Orvieto, sede della cattedra episcopale della diocesi locale. Religiose, innanzitutto, perché il Duomo della città umbra sorse, nella sua veste odierna, per ospitare degnamente il Corporale di Bolsena, protagonista del celebre miracolo eucaristico, cui venne riservata un’intera cappella nella testata nord del transetto.

Risale al 1290 la posa della prima pietra, benedetta da Papa Niccolò IV, primo religioso francescano a salire sul soglio di Pietro. È di Lorenzo Maitani la firma del progetto complessivo, nonostante la costruzione dell’edificio fosse già avviata al tempo del suo intervento (1309). Il maestro senese accentuò il carattere gotico dell’architettura, con l’aggiunta dei contrafforti e degli archi rampanti, lavorando sul fronte principale fino al livello delle statue bronzee con i simboli degli Evangelisti. Diversi furono i capomastri che si avvicendarono in cantiere: tra questi Andrea Pisano, Antonio da Sangallo il Giovane e, prima di lui, l’Orcagna, cui si devono la decorazione musiva e il rosone aperto in facciata. Quest’ultima, tricuspidata, è un vero e proprio trionfo di tessere d’oro e sculture che ricalcano, nei modelli figurativi, quelle delle cattedrali francesi.

I bassorilievi di marmo sono considerati un capolavoro della scultura trecentesca: essi raccontano le Storie della Genesi ed episodi della Vita di Cristo, fino all’apocalittico Giudizio Universale. L’alternanza di strisce bianche e nere, di basalto e travertino, che corrono sui lati esterni della chiesa, si ritrova all’interno, anche sulle colonne che separano le tre navate. L’abside è dominata dalla grande vetrata quadrifora di Giovanni Bonino, vetraio di Assisi, che la realizzò negli anni Trenta del XIV secolo. Dietro l’altare, le pareti della tribuna quadrangolare sono interamente ricoperte dagli affreschi trecenteschi, purtroppo danneggiati, di Ugolino di Prete Ilario, narranti la vita di Maria. Simmetrica a quella del Corporale è la Cappella di San Brizio, nel braccio meridionale della navata trasversale, detta anche Nuova, edificata nei primi decenni del Quattrocento.

La campagna decorativa venne, in un primo momento, affidata al Beato Angelico che, con la sua bottega, riuscì ad eseguire solo due vele con Cristo Giudice tra Angeli e i Profeti. Dopo un’interruzione di circa cinquant’anni la ripresa dei lavori fu affidata a Luca Signorelli, pittore cortonese, che riprendendo il tema del Giudizio Universale sviluppò uno dei cicli pittorici più celebri del Rinascimento, dipingendo, in chiave escatologica, scene coinvolgenti e dinamiche, inquadrate in una finta architettura di marmo dipinto.

Per le vie della città, la domenica dopo l’ottava di Pentecoste, un corteo storico rievoca il Miracolo di Bolsena, all’origine della Festa del Corpus Domini.