Il doppio gioco di Macron che apre le porte al tagliagole siriano
Il presidente francese ha ricevuto con tutti gli onori all’Eliseo l’autoproclamatosi presidente siriano Ahmed al-Sharaa, noto per i suoi trascorsi da comandante delle forze legate al Al-Qaeda in Siria.

Giorni emblematici per il Presidente francese Emmanuel Macron. Per un verso ha mostrato la sua crescente accondiscendenza verso la massoneria francese, appellandosi lunedì all’intera Gran Loggia di Francia perché si difendano il laicismo e l’eutanasia, poi mercoledì ha accolto all’Eliseo, oltre a Friedrich Merz, l’autoproclamatosi presidente siriano ad interim Ahmad al-Shara', noto per i suoi trascorsi da comandante delle forze legate al Al-Qaeda in Siria.
Il tagliagole siriano ha incontrato il Presidente francese nella sua prima visita ufficiale in Europa da quando è entrato in carica, dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, nel dicembre 2024. Per Ahmad al-Shara', la visita ha offerto un'ulteriore opportunità di presentarsi con un'immagine più moderata, ai Paesi europei, visto che la Francia, non proprio l’ultimo dei paesi europei, gli aveva concesso questo privilegio.
Non bastano certo le fumose parole di Macron, durante la conferenza stampa congiunta, nelle quali ha auspicato che il regime siriano raccolga «la sfida del cammino verso la pace e l'armonia civile», a placare lo sdegno della nuova iniziativa diplomatica di del presidente francese, visto che i cadaveri di migliaia di civili alawiti massacrati il marzo scorso sono ancora caldi.
I pogrom di marzo, in cui sono state uccise più di 1.700 persone, soprattutto tra la minoranza alawita di Assad, avevano scatenato la condanna internazionale e i dubbi sul nuovo percorso della Siria. Scontri più recenti che hanno coinvolto combattenti drusi e segnalazioni di abusi da parte di ONG hanno sollevato dubbi sulla capacità del governo provvisorio di controllare gli estremisti.
In risposta, al-Sharaa ha dichiarato in conferenza stampa che la Siria «è impegnata a ritenere responsabile chiunque uccida un civile (...) e a punirlo secondo la legge, chiunque esso sia. Lo Stato si assume la responsabilità di tutto ciò che accade in Siria, ma dopo le opportune indagini», ha affermato.
Ovviamente da marzo ad oggi, nessuna indagine seria è iniziata, nelle scorse settimane già fioccavano i racconti di centinaia di alawiti che fuggivano in Libano, visto che tutti loro sono stati considerati complici dell’ex presidente Al Assad fuggito a Mosca sotto l’incalzare dell’avanzata dei jihadisti guidati dal gruppo qaedista Hay’at Tahrir al-Sham (Hts) di cui Al Sharaa rimane il capo indiscusso.
Pur sapendo tutto ciò, ancor più incredibilmente, Macron ha assicurato il proprio sostegno all'allentamento graduale delle sanzioni, imposte contro al-Assad e il suo regime nel corso della guerra durata anni e conclusasi con il suo esilio a Mosca, a condizione di vacue promesse da parte del regime del tagliagole su giustizia e riforme.
Buon gioco ha avuto quindi il comandante al-Shara' che ha definito proprio le attuali sanzioni «un ostacolo» alla ripresa della vita sociale, civile ed economica del paese, scaricando sui paesi occidentali la responsabilità delle mancate riforme e rispetto della giustizia e tolleranza verso tutti. «Non c'è giustificazione per mantenerle», ha sostenuto, sottolineando che sono state imposte ad al-Assad e che il governo attuale dovrebbe esserne liberato, visto che si è liberato di Assad.
L’ipocrisia di Macron è arrivata al punto di scagliarsi contro lo Stato islamico proprio nella conferenza stampa al termine del colloquio con uno dei suoi comandanti, il camuffato presidente pro tempore siriano al-Shara'. Per inciso, al-Shara' è ancora soggetto al divieto di viaggio imposto dalle Nazioni Unite e la Francia, forte della sua presenza al Consiglio di Sicurezza ONU, ha dovuto richiedere e ottenere un'esenzione per consentirgli l'ingresso ma, come ha assicurato Macron «non dobbiamo parlare solo con coloro con cui siamo sempre d’accordo».
Benjamin Blanchard, presidente dell'associazione SOS Chrétiens d'Orient ha voluto commentare, dal sito di notizie web cattolico francese “Salon Beige”, la visita e gli onori riconosciuti al presidente siriano con parole dure: «I cristiani non hanno subito attacchi di massa come quelli subiti dai drusi negli ultimi giorni, o come quelli subiti dagli alawiti all'inizio di marzo, ma sono sottoposti a numerose pressioni, minacce e attacchi. Stiamo assistendo a una progressiva islamizzazione della società. Ciò si traduce, ad esempio, in predicatori islamici che visitano regolarmente quartieri e villaggi cristiani per invitare la gente a convertirsi; Ciò comporta campagne pubblicitarie che invitano le donne ad adottare uno stile di abbigliamento conforme all'Islam; Ciò include nuove etichette sulle bottiglie d'acqua, incoraggiamento al rispetto delle norme islamiche sul consumo di bevande alcoliche, ecc. Solo pochi giorni fa, dei giovani cristiani sono stati aggrediti per aver condiviso un caffè con degli amici musulmani». Sanzioni? Bene allentare ulteriormente, dopo i primi passi positivi compiuti dalla UE lo scorso 24 febbraio, quelle che riguardano i beni e servizi a favore della popolazione, male invece sarebbe chiudere gli occhi nei confronti di un tagliagole a capo dell’attuale regime, per nulla democratico né tollerante che, ancor peggio di quello di Assad, elimina in ogni modo le minoranze etniche e religiose dal paese per imporre, nei fatti, un califfato nel Mediterraneo di Al-Qaeda, in giacca e cravatta per carità, più apparentemente presentabile di quello dei talebani di Kabul, ma altrettanto violento, inappagabile ed intollerante.
Sconcerta e amareggia che tutto ciò accada non solo per volere e desiderio del “sultano democratico” di Ankara Recep Tayyip Erdoğan, tre mesi fa fu il primo a ricevere con tutti gli onori il presidente-comandante siriano, ma anche a causa della vanagloria del presidente pro tempore della Francia, un tempo nazione protettrice dei cristiani d'Oriente ora della Gran Loggia d’Oriente, Emmanuel Macron.