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L'ANPI STOPPA IL CONCERTO IN PARROCCHIA

Il don Abbondio cede all'arroganza rossa: no a Povia

A Trezzano in parrocchia avrebbe dovuto fare tappa Povia. Ma si mette di traverso l'Anpi. «Povia è un cantante divisivo». Ovviamente il criterio sono i valori della Sinistra. I giacobini fanno così: impongono i loro slogan con le buone o con le cattive. Infatti il parroco, manzonianamente, si è adeguato e il concerto è saltato. 

Libertà religiosa 01_09_2017

Il cantautore Povia si sarebbe dovuto esibire il 23 settembre a Trezzano sul Naviglio, in quel di Milano, nell’ambito dell’«Autunno trezzanese». Era stato invitato dalla parrocchia in una serata dal titolo «Giovani, voglia di futuro!», che come slogan fa molto yéyé ma, come quasi tutti gli slogan, non vuol dire niente.

Però l’Anpi, l’associazione dei nipoti dei partigiani (anche se quella «enne» sta per «nazionale» e non, come sarebbe corretto, per «nipoti», dal momento che la storia dei partigiani ha doppiato la boa dei settant’anni), ha detto stop. Infatti, sepolti i fascisti e i nazisti storici, oggi l’Associazione col fazzoletto rosso si erge a vigilanza (democratica, s’intende) del politicamente corretto, cioè ai «valori» della sinistra, che sarebbero –cito- «la solidarietà, l’accoglienza, l’unità del nostro Paese e delle stesse problematiche relative alle vaccinazioni».

L’unità del nostro Paese? Non sapevo che Povia fosse un secessionista dichiarato, boh. L’Anpi scende in campo anche a favore della vaccinazioni: che spreco di partigiani. Per voce del suo presidente aveva perciò intimato di rimandare a casa Giuseppe Povia, cantautore, stigmatizzato unilateralmente come «ospite non gradito» (ai «partigiani», s’intende). Il suddetto Povia Giuseppe, «oltre ad essere legato ad una formazione dichiaratamente neofascista, il cantautore rappresenta una figura profondamente divisiva su molteplici temi».

Non posso sapere tutto, perciò i lettori mi perdonino se non so qual sia la «formazione dichiaratamente neofascista» a cui Povia sarebbe «legato». Per quanto riguarda la divisività, per forza: basta non essere d’accordo coi «valori» difesi dall’Anpi. Eh, i giacobini fanno così: impongono i loro slogan con le buone o con le cattive, e chi non è d’accordo viene emarginato (se non peggio, se insiste).

Cioè, come nel caso di Povia, non lavora. Diceva Lenin che l’aforisma di san Paolo, «chi non lavora non mangia», da allora in avanti sarebbe diventato «chi non obbedisce non mangia». I fazzoletti non a caso rossi forse non conoscono i detti di Lenin, e di certo neanche quelli di san Paolo. Ma il sistema lo conoscono, anche perché ha sempre funzionato.

Vedi ad esempio il parroco di Trezzano, che pur non conoscendo le frasi di Lenin, ha subito calato le braghe al diktat dell’Anpi: niente Povia, e scusate tanto se mi sono permesso. E dire che la parrocchia di intitola a San Lorenzo Martire, il quale preferì morire sulla graticola pur di non obbedire al diktat imperiale. D'ora in poi suggeriamo un’altra intitolazione: sant’Abbondio prete.

Il 23 settembre la «voglia di futuro» dei giovani parrocchiardi sarà meglio interpretata, che so, da Gianni Morandi o Antonello Venditti. I quali artisti hanno il vantaggio di non essere «divisivi». E’ vero, hanno settant’anni, ma che vuoi che sia rispetto al quieto vivere? Postilla per Giuseppe Povia: tranquillo, per dieci spettatori del genere che perdi ne guadagni cento d’altra stoffa.