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LA POLEMICA

Il dio (inutile) di Gramellini

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Per l'editorialista del Corriere della Sera, è scandaloso e addirittura blasfemo che Trump individui in Dio la mano che l'ha salvato dall'attentato subito. Per Gramellini Dio non interviene nella storia, posizione razionalista che nega la ragione.

Editoriali 23_07_2024

Nella sua rubrica Il caffè, in prima pagina del Corriere del 20 luglio, Massimo Gramellini si è occupato di Dio. Ha preso lo spunto da Donald Trump che ha attribuito ad un intervento divino la sua salvezza dal tentato omicidio: se non si fosse leggermente piegato col capo, il proiettile non avrebbe colpito solo il suo orecchio. Gramellini trova «blasfemo anche per chi non crede» pensare in questo modo a Dio come ad un «supereroe» che «coltiva grandi disegni su Trump» mentre si dimentica di Corey Comperatore, l’ex vigile del fuoco morto da eroe, «nel non provare il minimo scrupolo nel lasciare orfani i suoi due figli».

Per Gramellini o Dio esiste ma non interviene, oppure non esiste. In ambedue i casi rivolgersi a Dio ritenendo che “governi” le cose del mondo e della storia è incomprensibile e inaccettabile, perché in questo modo o ci si rivolge ad un Dio falso oppure ci si inventa un Dio che non c’è. Il “dio di Trump”, titolo del corsivo, esprime queste due possibilità. Con una sfumatura da campagna politica: Dio non sta dalla parte di Trump e accaparrarselo dalla propria parte segnala una pretesa pericolosa da parte di un uomo politico.

Ho cercato, con questi ultimi tentativi di interpretazione del pezzo di Gramellini, di nobilitare il suo intervento, che in realtà ho trovato piuttosto rozzo e incentrato troppo su Trump, squalificando con lui i credenti che si rivolgono a Dio con le loro preghiere e richieste e che ritengono che il Creatore abbia un potere sul creato. Benedetto XVI scrisse che un Dio senza potere non è Dio, e che non c’è nessun ambito del creato che sia indipendente da Dio creatore.  

Sempre proseguendo nel tentativo di sollevare il livello del Caffé di Gramellini, si può notare che in esso traspare la posizione del razionalismo, certamente di molto banalizzata. Siccome il mistero non risulta alla indagine razionale, esso va negato. Il razionalismo, anche in queste vesti dimesse, rimane sempre supponente: con quale certezza si può negare un intervento divino nelle vicende della nostra vita? Cosa ne sa la ragione di quanto supera il suo livello di conoscenza? La ragione che nega la presenza di Dio nel mondo è una ragione arrogante, che va al di là delle proprie possibilità.

Ridicolizzare la fede, attribuendo alla ragione la assoluta competenza di dire l’ultima parola su una questione di fede, è prepotenza. Fin dai tempi di Ario, il razionalismo ha impestato la corretta visione del Dio cristiano. Tutte le eresie, in fondo, nascono dal tentativo di voler comprendere Dio fino in fondo con la ragione. L’eresia delle eresie – la Gnosi – incarna proprio questo progetto.

Tornando a Gramellini: se egli chiede a Trump come faccia a sapere che Dio è intervenuto a salvarlo, io potrei chiedere a lui come faccia a sapere che non è intervenuto. Ecco che si torna all’arroganza.
Inoltre, come fa Gramellini a sapere cosa si muoveva nel cuore di Trump quando ha pensato a Dio? Sembra certo che egli pensasse ad un “supereroe” alleato della sua battaglia politica, ma su cosa si basa questa certezza oltre che sulla sua posizione politica democratica? Cosa ne sa la ragione, e in specie quella giornalistica, di cosa c’è nell’animo degli uomini?

Trump può essersi a suo modo rivolto a Dio per ringraziare del pericolo scampato, anche Comperatore si può essere rivolto a Dio chiedendo aiuto, e perfino sua moglie può essersi rivolta a Dio chiedendo coraggio nell’affrontare la vita con due figli senza più il marito al suo fianco o forse, chissà, per pregare per la sua anima sperando che il suo sacrificio gli apra la vita eterna. Ci si rivolge a Dio in molti modi e con molte forme di preghiera, sapendo che Egli governa la storia degli uomini e la indirizza al proprio fine ultimo secondo i suoi disegni, che non sono i nostri e ai quali non possiamo opporre una logica ragionieristica. L’apertura a queste dimensioni il razionalismo non ce l’ha, nemmeno quello giornalistico.

Lungo la storia uno degli effetti principali del razionalismo è stata la negazione che Dio possa intervenire nelle vicende umane come causa diretta anche mediante la sospensione delle cause naturali da lui stesso create. Dio potrebbe intervenire solo tramite le cause seconde e non direttamente. Tramite gli uomini, soprattutto. Ritenere che Dio intervenga direttamente sarebbe proprio di una religiosità del mito, inaccettabile per l’uomo di oggi, compenetrato di ragione e di tecnica.
Così, rivolgersi a Dio per ringraziarlo di un bene ricevuto o per impetrare luce e aiuto per fare il bene - dato che ogni bene è in fondo un bene in quanto partecipa del Bene che è Dio e quindi ha Dio come causa e fine ultimi - è non solo lecito ma anche auspicabile, nella disposizione ad accettare la volontà di Dio e a sottomettersi alla sua provvidenza che, secondo i suoi disegni, trae il bene anche dal male. Il male che non è mai voluto direttamente da Dio, ma è comunque da Lui almeno permesso in vista di un bene superiore. Chissà se la moglie dell’eroe ucciso abbia fatto o faccia questi pensieri. Certo con la nostra ragione non possiamo saperlo, né noi né Gramellini.

Il razionalismo acceca, la ragione invece no. L’idea ricevuta dalla fede che Dio è provvidente, ossia che governa il mondo verso il suo fine ultimo, non ripugna alla ragione, quando essa, partendo dalle cose vicine a noi sale a Dio che, come Essere, governa l’intera realtà da lui creata. 



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